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Agricoltura: i dati Istat sulle semine confermano la difficile situazione delle imprese

Agricoltura: i dati Istat sulle semine confermano la difficile situazione delle imprese

By Redazione

Il presidente della Cia Giuseppe Politi: gli alti costi e il crollo dei prezzi hanno creato un clima di preoccupazione e di grande incertezza. La caduta dei redditi nel 2009 (meno 25,3 per cento)
ha frenato l’attività e gli investimenti. Sempre più necessaria la Conferenza nazionale.
 
“I dati dell’Istat sulle intenzioni di semina da parte degli agricoltori non ci sorprendono. Questi confermano chiaramente le nostre preoccupazioni sulla grave crisi che sta investendo il
settore. Sono soprattutto il crollo dei prezzi sui campi (più 11 per cento nel 2009, con punte del 40 per cento per il grano duro) e l’aumento (più 10 per cento) dei costi
produttivi, contributivi e burocratici a frenare l’attività e gli investimenti degli imprenditori agricoli, che nello scorso anno hanno visto i loro redditi scendere in caduta libera (meno
25,3 per cento)”. Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi per il quale la rilevazione campionaria del nostro istituto di statistica fotografa
la difficile situazione che sta caratterizzando l’agricoltura italiana.

“Non è un caso che in più occasioni – avverte Politi – abbiamo evidenziato l’esigenza di interventi mirati e straordinari a sostegno delle imprese agricole, molte delle quali
operano in grave affanno. I numeri che ci fornisce l’Istat sono emblematici. Ad allarmare è in particolare il fronte dei prezzi che ha, infatti, reso più difficile per gli
agricoltori l’organizzazione delle semine. Sta di fatto che sono aumentati i terreni messi a riposo e quelli sui quali viene effettuata una manutenzione minima, in attesa di valutare se seminare
e quale prodotto coltivare”.

“Per i prezzi agricoli all’origine è, purtroppo, ‘profondo rosso’. Il trend negativo – ha aggiunto il presidente della la Cia – ormai prosegue da oltre un anno e sta investendo tutti
i comparti produttivi. Le flessioni più accentuate si registrano, comunque, per i cereali che registrano un meno 28,2 per cento (con crolli anche del 35-40 per cento per il grano duro),
per i vini (meno 19,5 per cento), per la frutta fresca e secca (meno 13,4 per cento), per l’olio d’oliva (meno 13,2 per cento), per il latte (meno 11,4 per cento) e per i suini (meno 6 per
cento). Dati che hanno accresciuto le preoccupazioni e le incertezze degli agricoltori che non riescono ad effettuare una adeguata programmazione produttiva”.

“L’indagine Istat – ha concluso Politi – dimostra ulteriormente la necessità di una nuova politica nei confronti del settore primario. Una politica fatta di interventi concreti e di misure
realmente incisive che siano di supporto all’attività imprenditoriale agricola e alla sua proiezione sui mercati. Una politica con programmi seri che permettano all’agricoltura di operare
in un quadro di certezze che oggi manca. Da qui rinnoviamo l’invito perché la Conferenza nazionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale – dalla Cia richiesta fin dal 2004 – si faccia
in tempi rapidi”.

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