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IDENTITA’ di VINO: Newsletter di Paolo Marchi n. 97 del 16 gennaio 2017

IDENTITA’ di VINO: Newsletter di Paolo Marchi n. 97 del 16 gennaio 2017

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A settembre il mondo del vino pianse Stanko Radikon, portato in cielo ad appena 62 anni da una di quelle malattie che non ti lasciano scampo. Poco prima di Natale, sempre in Friuli, ma anche in questo caso l’eco ha superato – e di molto – i confini regionali, si è spento Livio Felluga, che di anni ne aveva addirittura quaranta di più. Il patriarca del vino friulano era addirittura nato quando l’Italia non era ancora entrata tra i belligeranti della prima guerra mondiale, settembre 1914. Aveva quindi 102 anni.

Quando qualcuno, molti per rispetto, alcuni per adulazione, per definirlo usavano parole roboanti come maestro, Felluga ricordava di essere, di sentirsi contadino e di essersi sempre impegnato per migliorare i vini di casa sua, e di riflesso, della regione che lo circondava. Non solo: il successo della sua cantina era dovuto anche dei colpi di genio non necessariamente legati alla vigna, come quando, con l’annata 1956, l’etichetta iniziò a riportare la mappatura delle sue terre.

Su tutto, comunque, i vini. Il Terre Alte, uvaggio di Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon, e il Sossò, Merlot che segnò un nuovo passo in una terra che ama più i bianchi dei rossi. I grandi uomini sono tali anche perché sanno sparigliare la realtà e crearne di nuove. Se ne vanno tutti da questa terra, purtroppo anche i migliori.

Paolo Marchi

I testi della newsletter sono a cura di Raffaele Foglia

Dionisio, il cuore batte per il Syrah

Fabrizio Dionisio

Quel cuore rosso al centro delle sue etichette la dice lunga. Fabrizio Dionisio è viticoltore a Cortona “solo” dal 2003, ma il suo cuore vinicolo batte solo per il Syrah. Di certo non può essere considerato un vitigno autoctono, ma proprio in questo lembo di Toscana, nella provincia di Arezzo, quest’uva può essere considerata come “di casa”.

«Ha sicuramente un’identità storica – racconta Dionisio, che ha fatto della coltivazione del Syrah un proprio cavallo di battaglia – in quanto è arrivata in questo territorio dalla Francia, importata dalle truppe napoleoniche, tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Io ho iniziato il mio progetto dalla fine degli anni ’90 e nel 2003 ho fatto la prima vendemmia. Ora lavoro su 15 ettari, per una produzione annua di circa 40mila bottiglie».

I risultati hanno dato ragione a Dionisio, tanto che il Syrah a Cortona è diventato un vino di riferimento, una delle massime espressioni di questo vitigno in Italia. Nonostante sia un vitigno difficilissimo da trattare: «È un’uva con una buccia sottilissima – sottolinea Dionisio – Se sbaglio anche solo di due giorni a vendemmiare, sono rovinato». Ma il vino parla da solo: il Castagno 2013 ha un’eleganza enorme, un vino raffinato e pulito, dove il Syrah esprime la sua potenzialità. Il Cuculaia 2010 è la prova che siamo di fronte a vini che hanno un futuro.

Garofani, Amarone impressionista

Amarone Garofani 2011
Amarone Garofani 2011

Quando l’arte incontra il vino. Un esempio arriva dalla nuova produzione della linea Domìni Veneti, l’Amarone Garofani 2011, realizzata dalla Cantina Valpolicella Negrar: l’etichetta è infatti isperata a una delle 22 ricette tratte dal libro La Cucina Futurista di Marinetti e Fillia, interpretate da illustratori di fama internazionale nella mostra Pranzo Improvvisato, esposta alla Triennale di Milano nel 2015. Per l’esattezza, l’effige dell’etichetta riprende “Garofani allo spiedo”, ad opera di Cristina Amodeo.

Amarone Domìni Veneti Garofani 2011 è frutto dei vigneti di Jago, microarea di valore della Valpolicella classica vocata a produrre grandi vini di struttura. Un vino sicuramente da lunghi affinamenti, ma che già ora concede ottime sensazioni: potenza ed eleganza assieme, con note speziate che si uniscono a una nota “dolce”, da vaniglia, riflesso di un affinamento in legno. Di queste bottiglie ne sono state prodotte solo mille esemplari.

Domìni Veneti rientra nel progetto qualità della Cantina Valpolicella Negrar, che conta 230 soci che coltivano oltre 700 ettari di vigneto.

Collio Bianco, orgoglio di Edi Keber

Cantina Edi Keber
Cantina Edi Keber

La fusione di due culture e una scelta di orgoglio. Così si può sintetizzare la produzione della cantina Edi Keber, nel Collio. Le due culture, ovviamente, sono quella italiana e quella slovena, in quella parte di terra che, oltreconfine, chiamano Brda, cioè Collina. «La parola Collina rispecchia proprio la configurazione dell’area – spiega Kristian Keber, incontrato in una degustazione qualche tempo fa – Qui ci sono circa 1.300 ettari di vigneto, per 200 produttori. Sono tutte delle piccole realtà artigianali».

Tra queste c’è proprio la Edi Keber, azienda che produce circa 50mila bottiglie grazie ai suoi 12 ettari vitati. L’orgoglio è quello di essere fortemente legati al territorio, tanto di fare un solo vino bianco che valorizzi i vitigni della zona: «Negli anni – spiega Kristian Keber – abbiamo abbandonato le varietà francesi per dedicarci solo alle nostre, partendo dal Tocai Friulano (ora solo Friulano)». La base del Collio Bianco è infatti 70% di Friulano, ma partecipano alla riuscita di questo vino anche la Ribolla Gialla, che conferisce l’acidità, e la Malvasia Istriana, che incrementa la gamma aromatica.

Vini che, come è stato possibile constatare durante la degustazione, reggono bene il tempo. Il 2015 è ancora molto giovane e forse un po’ spigoloso, anche se molto ricco; il 2012 ha sofferto invece per un’annata decisamente calda, che lo ha penalizzato; il 2010 invece aveva un grandissimo equilibrio. Andando più indietro nel passato, il 2002 è un vino eccezionale, nonostante fosse stata un’annata difficile; il 1999 è caratterizzato da una struttura notevole, anche questa determinata da un’annata calda.

Il metodo ancestrale di Cantina Ninni

Cantina Ninni

Se vi trovate a Spoleto non potete ignorare Cantina Ninni, piccola realtà vinicola di Gianluca Piernera che, da realizzatore di impianti elettrici, ha deciso di dedicare la sua vita professionale alla vigna.

Nel 2006 dopo aver trovato il terreno giusto per costruirsi una casa, espiantò e reimpiantò le vigne per avere un panorama di contorno alquanto singolare. Il suo desiderio era fare vini con il principio estremo della naturalità.

Al debutto la produzione era solo per la “famiglia” ma nel 2012, annata stellare, il vignaiolo decise di mettere in commercio due vini: Misluli e Diavolacciu. Il primo un blend di Trebbiano Toscano e Malvasia mentre il secondo è un rosso di Merlot, Barbera, Sangiovese, Montepulciano, Aleatico e un po’ di Ciliegiolo. Un successo incredibile supportato da enologi e amici degustatori che spronarono Gianluca ad ampliare superficie vitata e, di conseguenza, la gamma dei suoi vini.

I vigneti sono trattati con i fitofarmaci consentiti nell’agricoltura biologica e riscoprendo metodi ancestrali di fare il vino: naturalità all’ennesima potenza. Ci ha colpito un rosato frizzante a base di uve Sangiovese, il Pilurusciu, creato seguendo il “metodo ancestrale”, una via di mezzo tra Metodo Classico e Martinotti. Un vino immediato che ricorda il Lambrusco ma poi esalta un’identità decisamente umbra, tant’è che la denominazione è Umbria IGT.

Freschezza e bevibilità si allineano a questo prodotto di nicchia che incuriosisce per una struttura davvero bilanciata.

Cinzia Benzi

Conte Vistarino, lettera al sabotatore

Ottavia Giorgi di Vistarino

Crediamo che ci sia poco da commentare su quanto avvenuto una quindicina di giorni prima di Natale nella cantina Conte Vistarino, colpita da dei delinquenti che hanno sversato 5.300 ettolitri di vino, con un danno economico enorme. Pensiamo però che sia giusto ospitare il pensiero di Ottavia Giorgi di Vistarino, che ha pubblicato questa sua lettera sulla pagina facebook dell’azienda. Non c’è altro da aggiungere.

«Caro sabotatore, dico caro, che tu abbia agito direttamente o tramite bassa manovalanza, perché, economicamente, ci sei costato parecchio. Sicuramente hai impoverito l’azienda che hai voluto vigliaccamente colpire, ma ti devo ringraziare per la ricchezza che mi hai fatto scoprire: la solidarietà di tante persone che ci vogliono bene, che ci stimano e rispettano. Questa ricchezza è la motivazione che ci fa rialzare e non ci siamo mai resi conto di quanto fosse grande. Ringraziare personalmente tutti coloro che ci sono stati vicino è purtroppo quasi impossibile, amici, clienti, colleghi a livello locale e nazionale e internazionale, associazioni, istituzioni di ogni sorta e persone che non abbiamo mai incontrato».

«Quello che hai dimostrato è che tu appartieni ad una minoranza malavitosa che non rappresenta il nostro magnifico territorio fatto di produttori seri e rispettabili che si sono tutti stretti intorno a noi. Piccoli viticultori che fanno della qualità la loro bandiera, ma che faticano a farsi conoscere perché fino ad ora qualcuno ha voluto deprimere il nostro amato Oltrepo».

«Caro vigliacco, perché è di questo che parliamo, potrai colpire la mia realtà, ma non potrai interrompere questa ondata di rinnovamento qualitativo nel nostro territorio. La dignità non ha prezzo, ma tu non puoi capirlo perché hai compiuto un atto estremamente vile che si è ripercosso su un’intera filiera. Ci siamo piegati ma non spezzati quindi lotteremo più di prima per arrivare con grandi vini sulle tavole di tutto il mondo. Grazie per averci fatto capire, che a differenza tua, non siamo soli».

Tava e le anfore del futuro

Tava
Tava

Il passato e il futuro, le antiche anfore e le moderne tecnologie. La proposta di Tava è proprio questa: avere i vantaggi della terracotta, evitando però i difetti che ne conseguivano, per l’affinamento del vino.

Quella delle anfore, nell’ultimo decennio, è una scelta che alcune cantine hanno fatto sulla scorta dei grandi successi “di pubblico” ottenuti da alcuni produttori. Ma il progetto dell’azienda Tava, con sede a Mori in provincia di Trento e che è da quattro anni sul mercato, è quello di proporre un’evoluzione della classica anfora, come evidenzia Francesco Tava. «Il nostro obiettivo era quello di realizzare un contenitore capace di offrire una micro ossigenazione al vino, senza causare odori sgradevoli, cercando di mantenere intatte le caratteristiche olfattive dell’uva originaria. In tal senso la terracotta, che cuoce a 1.050° C, ha un’eccessiva porosità, con il rischio di contaminazioni. Dall’altra parte il gres porcellanato evita questo pericolo, ma non permette la micro ossigenazione. Per questo motivo abbiamo cercato di unire le caratteristiche di questi due materiali, realizzando queste anfore tecniche».

Che hanno anche il vantaggio di essere maggiormente gestibili rispetto alle anfore tradizioni, non dovendo essere interrate e con la possibilità di essere dotate anche di vari accessori, quali un semplice ma utilissimo rubinetto. «Al momento abbiamo fornito i nostri prodotti a circa 130 cantine in Italia e a una quarantina nel resto del mondo».

Amarone, ecco l’annata 2013

Anteprima Amarone
Anteprima Amarone

Conto alla rovescia per l’Anteprima Amarone, dal 28 al 30 gennaio al Palazzo della Gran Guardia a Verona. L’evento, organizzato dal Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella, presenta l’annata 2013 che la commissione del Consorzio, riunita poche settimane fa per tracciarne il profilo e il valore, ha definito di qualità medio-alta. Accanto all’annata 2013, le cantine partecipanti, che sono 78 per oltre 150 etichette da degustare, presenteranno anche alcune annate precedenti: un’opportunità per godere di vini che l’affinamento ha reso ancor più interessanti.

Diverse le novità di quest’anno, a partire dal debutto del calice “istituzionale”. Una commissione di esperti, infatti, ha selezionato un modello della VDglass che ne esalta l’espressione. Sabato 28 gennaio la giornata inaugurale dedicata alla stampa sarà caratterizzata da un talk show con il critico d’arte Philippe Daverio e il giornalista e scrittore appassionato di vino Andrea Scanzi.

Domenica 29 gennaio l’Anteprima Amarone accoglierà, dalle 10 alle 19, i wine lover che già numerosi stanno acquistando l’ingresso online (i biglietti saranno anche acquistabili direttamente in Gran Guardia a 30 euro). Gli appassionati potranno deliziarsi accompagnando l’Amarone, protagonista della manifestazione, con gli assaggi gastronomici proposti dal Ristorante Nicolis e le creazioni della Pasticceria Perbellini.

Per la prima volta nella storia dell’Anteprima Amarone, ci sarà una terza giornata – lunedì 30 gennaio dalle 10 alle 17 – interamente dedicata ai professionisti di settore, che potranno così con calma degustare i vini e parlare d’affari con i produttori.

Un brindisi con Go Wine

Go Wine
Go Wine

L’associazione Go Wine inaugura l’anno 2017 a Milano con l’ormai tradizionale appuntamento dedicato ai vini autoctoni italiani: Autoctono si nasce… Atto nono! Giovedì 26 gennaio, all’Hotel Michelangelo di Milano, in piazza Luigi di Savoia 6, si terrà infatti la serata di degustazione in cui sarà possibile conoscere ed apprezzare una selezione importante di vini da vitigni autoctono, con alcune etichette rare o comunque poco conosciute. Il riferimento è legato al libro “Autoctono si nasce…” pubblicato anni fa da Go Wine Editore e ad altre iniziative che hanno sempre visto l’associazione privilegiare la cultura e la comunicazione a favore dei vitigni-vini di territorio.

Le sale dell’Hotel Michelangelo presenteranno un banco d’assaggio con una selezione di aziende italiane presenti; un’enoteca completerà il panorama della degustazione.

Dalle 16 alle 18.30 si terrà l’anteprima: degustazione riservata esclusivamente agli operatori professionali (giornalisti, enoteche, ristoranti, wine bar). Dalle 18,30, apertura al pubblico del banco d’assaggio. Il costo della degustazione per il pubblico è di 18 euro (12 Soci Go Wine; riduzione soci associazioni di settore 15 euro). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata. L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2017.

Siena, i vini in mezzo alla storia

Wine&Siena
Wine&Siena

Degustare il vino in mezzo alla storia, negli antichi palazzi di Siena. È l’opportunità che nasce grazie alla seconda edizione di Wine&Siena, Capolavori del gusto, che si terrà il 21 e 22 gennaio a Siena. La manifestazione, dedicata alla promozione e alla valorizzazione delle eccellenze vitivinicole e culinarie dei terroir, torna nelle sale di Rocca Salimbeni, sede centrale del Monte dei Paschi di Siena, al Grand Hotel Continental (Starhotels Collezione) e si amplia a tutta la città: all’Università di Siena, con il Rettorato che sarà cittadella del Food, a Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e a Palazzo Comunale, nelle storiche sale del Museo Civico.

A Wine&Siena, firmato dagli ideatori del Merano Wine Festival, saranno oltre 200 produttori. Due giorni a passeggio nel Medio Evo per scoprire i migliori produttori vitivinicoli italiani, artigiani del gusto, prodotti tipici di eccellenza, tutti selezionati per il livello qualitativo dei loro prodotti. L’ingresso costa 40 euro (mezza giornata 25 euro), dalle 10 del mattino fino alle 19.

IDENTITA’ di VINO n. 97 del 16.012017
la newsletter di Paolo Marchi
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