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Unicredit: 4 miliardi di utili e 4 di Tremonti bond, niente bonus ai manager, Wall Street vola Draghi: ”No ai prefetti nelle banche”

Unicredit: 4 miliardi di utili e 4 di Tremonti bond, niente bonus ai manager, Wall Street vola Draghi: ”No ai prefetti nelle banche”

By Redazione

Attesa alla Borsa di Milano per Unicredit. La banca di Produmo ha, infatti, chiuso il 2008 con un utile netto di pertinenza del gruppo di 4 miliardi e 12 milioni, ben al di sopra delle previsioni
degli analisti che erano di 3.775 miliardi. Lo riferisce un comunicato della Banca di piazza Cordusio diffuso al termine del Consiglio d’amministrazione. Nel 2007 l’utile netto era stato di 6.506
miliardi. Nel quarto trimestre del 2008 l’utile netto è stato di 505 milioni “nonostante la crisi finanziaria”, contro i 1172 dello stesso periodo del 2007. Il Core Tier 1 ratio del gruppo
bancario, importante indicatore della solidità patrimoniale, è del 6,5%, in crescita rispetto al 5,8% del dicembre 2007 anche al netto dell’aumento di capitale. Inoltre Unicredit, a
quanto si sa, ha negoziato 4 miliardi di Tremonti bond e questo dovrebbe dare ulteriore fiducia al mercato e far scommettere nuovamnete su un titolo a lungo penalizzato. L’amministratore di
Unicredit ha anche deciso di dare un ulteriore segnale di rigore negando ai manager qualunque forma di bonus per il 2008.      
Notizie positive dalle Borse di New York e Tokio
Del resto le notizie che arrivano dagli Usa e dal Giappone sono positive. Ieri sera New York ha chiuso a 2,49%, un risultato di tutto riguardo.L’indice Dow Jones si è portato a quota
7.396,50punti, il Nasdaq un 4,14% a 1.462,11 punti e l’S&P 500 ha archiviato un progresso del 3,20% a 778,0 punti. Anche la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo stamattina dello 0,3%, trainata
dai titoli bancari che hanno compensato le perdite su altri settori. L’indice Nikkei si è attestato a quota 7.972,17, il livello più alto dal 6 febbraio scorso.
 
I manager di Aig dovranno restituire il bonus  
Dagli Usa arriva anche un’altra notizia significativa. Aig, dopo l’intervento del presidente Obama, dovrà rimborsare tutta la somma destinata ai bonus distribuiti ai manager. Altrimenti
non riceverà i fondi governativi già varati e pari a 30 miliardi di dollari. I fondi supplementari che lo Stato deve versare al gruppo verranno ridotti dello stesso ammontare pagato
come bonus, ovvero di 165 milioni di dollari. Lo ha annunciato nella notte il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner. 

L’intervento di Draghi ieri alla Camera
Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi chiede di evitare “interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi”. È una polemica esplicita
con l’ipotesi del ministro dell’Economia Tremonti che prevede il controllo dei prefetti sulle banche. Il governatore di Bankitalia ha fatto, peraltro, la sua affermazione in una delle sedi
più ufficiali possibili:  la commissione Finanze della Camera. “È essenziale – ha aggiunto Draghi – che l’analisi delle condizioni del credito a livello locale non sconfini in
un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della clientela”. Il Governatore di Bankitalia, nel corso
dell’audizione alla Camera, riferendosi al ruolo che avranno i prefetti nella valutazione dell’erogazione del credito è stato chiaro. Rivolgendosi poi direttamente alle banche Draghi ha
poi aggiunto che “l’irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire
credito all’economia”. Secondo Draghi, “bisogna cogliere ogni occasione per irrobustire il patrimonio degli istituti nelle forme più appropriate ai singoli casi: dal ricorso al mercato,
alla capitalizzazione dei dividendi, agli strumenti offerti dallo Stato”. Finora le banche sono state protette da un “modello di intermediazione sano” che però “non le può rendere
impermeabili alla recessione globale”.

Non si sa dove sono i titoli tossici  
Ma il Governatore ammette che gli interventi adottati dalle Banche centrali e dallo Stato ”hanno evitato il collasso del sistema ma non ancora portato chiarezza nei bilanci di quelle banche che
più hanno investito nei titoli che chiamiamo tossici”. Anzi ”permane incertezza sull’entità e la distribuzione delle perdite nei bilanci di quelle che erano le più grandi
banche mondiali”. Draghi ha poi spiegato che ”di fronte all’inevitabile peggioramento della qualità del credito dovuta alla recessione occorrono scelte lungimiranti, non basta tenere i
conti inordine”.  Per questo il Governatore invita a realizzare un ”fermo sostegno ai clienti con buon merito di credito” per evitare ”una stretta creditizia eccessiva che aggravi la
recessione e quindi peggiori la posizione degli stessi clienti delle banche”.

Pessimismo sul Pil 2009 “Tutti gli indicatori (produzione, ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi produttivi molto bassi. Nel primo trimestre di quest’anno il prodotto
interno lordo si contrarrebbe per la quarta volta consecutiva. È verosimile – ha concluso Draghi – che l’intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell’attività
economica, concentrato soprattutto nel settore privato”.
Le reazioni dei consumatori: Trefiletti  “Una scelta a dir poco sgangherata, senza senso. E lo dico io che sono
ipercritico sul sistema bancario e i controlli”. Così Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, commenta la scelta dei prefetti come organo di controllo sul sistema bancario,
schierandosi insolitamente al fianco di Mario Draghi, governatore di Bankitalia.

Vi ricordate i prefetti nel 2002?
Esperienza fallimentare Trefiletti si chiede come sia possibile non ricordare l’analoga esperienza del 2002, quando i prefetti dovevano verificare e controllare l’andamento del cambio storico
lira-euro: “I risultati di tale decisione a suo tempo, sempre sotto il governo dell’attuale presidente del Consiglio, furono a dir poco disastrosi. I prezzi aumentarono in maniera spropositata in
molti casi addirittura raddoppiandosi”.
“E controllare l’aumento dei prezzi è sicuramente un’operazione più semplice che fare i conti in tasca alle banche”, aggiunge amaro il presidente di Federconsumatori, “È una
misura spot senza alcun fondamento pratico”.
Voi come associazione denunciate però da tempo un'”emergenza credito”. Non credete che serva un diverso sistema di controlli sugli istituti bancari? “Siamo favorevoli a qualunque
iniziativa comporti un miglioramento della situazione, ma i prefetti sarebbero inutili quando non dannosi. In Italia già abbiamo le istituzioni preposte per questo. Bankitalia e
l’Antitrust non devono restare a guardare. Se non sono capaci di gestire la situazione, licenzino o cambino i loro dipendenti”.

Picciolini (Adiconsum): “È uno strano paese il nostro”  
Parole critiche anche da Fabio Picciolini, segretario nazionale di Adiconsum, che spiega al settimanale Il Salvagente, in un editoriale per il numero in edicola giovedì prossimo, come sia
“strano” un paese in cui si fa controllare il credito da funzionari del ministero dell’Interno. “Sicuramente molto bravi”, precisa Picciolini, “ma con compiti e professionalità non proprio
legate al mondo del credito”. Una domanda, poi, solleva qualche dubbio al Segretario nazionale di Adiconsum: “I prefetti dovranno costituire osservatori per valutare la concessione del credito e
l’eventuale stretta creditizia, ma non è chiarito i soggetti che dovranno partecipare all’osservatorio; sui testi è scritto solo ‘tutti i soggetti interessati’. Chi sono?”
Picciolini ipotizza: “Le associazioni dei consumatori? Confindustria e le altre associazioni di categoria? Sono tutti soggetti che già da tempo denunciano il ‘razionamento’ del
credito. Serve davvero un osservatorio per rimarcarlo”?

Diversa l’opinione di due senatori radicali  
La pensano diversamente i senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca, che hanno presentato un’interrogazione per chiedere quali provvedimenti può assumere il ministero
dell’Economia verso quelle banche che scelgono di utilizzare i Tremonti bond ma non rispettano il codice etico.  “Con la sottoscrizione – spiegano Perduca e Poretti – lo Stato si assume
infatti i rischi, simili a quelli degli azionisti, ma non ha strumenti di intervento, nel senso che non ha poteri gestionali sulle decisioni di quelle banche in merito all’uso del denaro
garantito. Tale limitazione è ‘compensata’ da un codice etico e un protocollo di intenti sottoscritti dall’Abi e dal ministero dell’Economia che impegnano le banche a favorire il credito
alle Pmi, alle famiglie e a coloro che sono in difficoltà con i mutui per la prima casa. Inoltre, sono previsti anche limiti agli stipendi dei dirigenti e alla distribuzione dei dividendi
ai soci, il tutto sotto il controllo della Banca d’Italia. Questo, significa che – spiegano ancora i due senatori radicali – a fronte di un impegno finanziario dello Stato c’è una
‘dichiarazione di buone intenzioni’ (codice etico e intenti) delle banche, che non costituisce, però, vincolo contrattuale e che impedisce di ricorrere alla magistratura in caso di
inadempienza. Come rilevato dall’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) in merito a tale operazione sorge un interrogativo immediato: nel caso che le banche sottoscriventi
non rispettassero il codice etico, cioè non favorissero le Pmi e le famiglie in difficoltà, cosa accadrebbe?”.

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