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Turco: «invito regioni, partiti e sindacati ad affrontare insieme la questione nomine»

By Redazione

«La questione dei manager sanitari e dei primari nominati più per la tessera che per la loro bravura non è nuova, la sensazione, pur essendo personalmente convinta che il
fenomeno non si possa generalizzare più di tanto, è quella di un sistema a lottizzazione spinta.

E’ veramente così? Come ho detto penso di no. Prima di tutto perché non si può equiparare di per sé a lottizzazione il fatto che siano le Regioni a nominare i
direttori generali di Asl e Ospedali. Come si può infatti immaginare di scindere la responsabilità politica di tutelare la salute dei cittadini, che è compito delle
Regioni, dal potere loro affidato di nomina di questi manager ai quali spetterà l’attuazione delle politiche di programmazione e di indirizzo sanitario stabilite dalla Giunta?

E poi sgombriamo il campo dal miraggio delle «regole perfette» per nomine al di sopra di ogni sospetto. Semplicemente non esistono.
Il nodo sta piuttosto nello stabilire dove inizia e dove deve necessariamente finire l’arbitrio della politica nella selezione di manager e primari.
Intanto chiariamo che si tratta di due profili distinti. Sul primo, quello dei direttori generali, è indubbio che la politica deve continuare, come abbiamo visto, ad avere un ruolo
fondamentale, pur se vincolato da criteri limpidi nella selezione dei manager.
Per i medici e gli altri dirigenti apicali della sanità il discorso è completamente diverso. Qui la politica non deve entrare in alcun modo nella partita delle nomine. Non
può infatti che essere il direttore generale, in piena autonomia e in qualità di primo responsabile dell’azienda sanitaria, a scegliere i suoi migliori collaboratori.

Chiarito ciò, il problema è per l’appunto quello di come far sì che il percorso di nomina sia il più possibile impermeabile ad «inquinamenti» di
sorta.
Ed è qui che si deve introdurre il discorso sulle regole. Per aiutare a far prevalere il merito e non la fedeltà, la competenza e non il legame di cordata.
Per questo voglio lanciare una proposta rivolta in primo luogo alle Regioni e ai partiti, ma anche ai sindacati e alle professioni, affinché tutti facciano la loro parte nel presidiare
il merito e la competenza prima di ogni altro interesse.
Il 16 novembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il mio ddl per la «qualità e la sicurezza del Ssn» dove sono previste nuove procedure, sia per la scelta dei
direttori generali che per la nomina delle figure mediche e sanitarie apicali. Nel primo caso ho previsto che la nomina dei manager sanitari, da parte della Giunta regionale, avvenga previa
bando pubblico per notificare con congruo anticipo che c’è quell’incarico a cui concorrere. I candidati saranno selezionati da una Commissione di esperti che sottoporrà alla
Regione una terna dei migliori profili sui quali effettuare la scelta. La trasparenza della procedura è assicurata dalla pubblicazione su internet di tutto il percorso decisionale con
tanto di curriculum e valutazioni. Inoltre l’intero procedimento è sottoposto al vaglio di un ente esterno alla Regione, individuato nell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari
regionali.
Anche per i primari si cambia. Oggi la selezione dei candidati si limita alla verifica di una generica idoneità a ricoprire l’incarico. Con il risultato che, molto spesso, la gran parte,
se non la totalità, dei concorrenti risulta idonea. Ciò lascia spazio all’assoluta discrezionalità del direttore generale che, a sua volta, potrebbe essere
«facilmente» influenzato da pressioni esterne su questo o quel candidato.
Con la nuova legge si introduce invece una vera e propria selezione per titoli, effettuata da una Commissione, per la maggior parte composta di membri estratti a sorte tra i primari della
stessa disciplina in ambito regionale o sovraregionale, dalla quale dovrà uscire una terna da sottoporre al direttore generale. Egli mantiene il potere di nomina ma solo tra i tre nomi
indicati dagli esperti, limitando di fatto la possibilità di pressioni esterne. Anche in questo caso tutta la procedura sarà pubblicata su internet a garanzia di trasparenza e
pubblicità dei percorsi di nomina. Queste norme stanno per avviarsi all’esame del Parlamento.

La proposta che faccio è questa. Vogliamo – Regioni e forze politiche – compiere uno sforzo straordinario per far sì che si possano tradurre presto in legge, magari stralciandole
dal più vasto complesso di misure inserite nel ddl sulla qualità e la sicurezza? Sono pronta a ridiscutere, subito e dandoci tempi certi di lavoro, il merito delle singole
disposizioni che sono certamente perfettibili. Ma non tiriamoci indietro da questa sfida. Mostriamo ai cittadini che la «buona politica» e i «buoni medici» esistono e
vogliono riprendere in mano la sanità. Diamo ai cittadini la certezza che il manager che amministra le risorse pubbliche e il medico che ha in mano il bisturi da cui dipende la sua vita,
siano i più bravi e competenti nel loro mestiere e non quelli più abili nell’accaparrarsi la simpatia di questo o quel politico.
Sono convinta che sia possibile. Anche perché non ci sto al «così fan tutti» che serpeggia in queste settimane. E se, come penso, non sono la sola a pensare che il Ssn
sia nella sua sostanza pulito e indenne da manovre ed operazioni di potere, allora sì che la svolta è alla nostra portata. Adesso, non domani».

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