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Storie di ordinaria follia della in-giustizia italiana

Storie di ordinaria follia della in-giustizia italiana

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Riportiamo integralmente un articolo di Codici:

Tanto paga papà! Una figlia nullafacente fa pignorare la pensione al padre.
Codici: ennesimo caso di “padre portafoglio”

A quanto pare il ruolo affettivo che ricopre la figura paterna è alquanto bistrattato, anche i figli a volte, emulando il genitore separato che richiede alimenti talvolta ingiusti, ricorrono ai nostri tribunali, forti dell’appoggio di giudici orientati ad adibire ai padri l’unica funzione di ‘bancomat’.

In questo caso la figlia di un pensionato non lavora e non fa esami all’università. Il padre è stanco di pagare l’ateneo per non avere risultati da parte della figli e lei per tutta risposta lo denuncia e il tribunale le da anche ragione!

La studentessa con all’attivo zero esami sostenuti, pretende si avere nuovamente il rispetto dell’accordo stipulato in sede di separazione coniugale: 300 euro al mese a titolo di alimenti. L’Impegno è stato portato avanti dal padre fino ai suoi 18 anni, momento in cui la ragazza aveva trovato anche un’ impiego.

Evidentemente poco portata per gli studi e per il lavoro, pensa bene con la complicità della mamma di recuperare quel sussidio che costava tanti sacrifici al padre ma che rendeva loro la vita molto più facile.

Il giudice da ragione alle due e pignora un quinto della pensione del padre che ammonta a 800 euro e andrà versata finchè non sarà in grado di mantenersi da sola.

«L’obbligo dei genitori di concorrere al mantenimento dei figli non cessa con il raggiungimento della maggiore età, ma permane fino al raggiungimento di un’indipendenza economica tale da essere in grado di provvedere autonomamente alle proprie esigenze di vita», avevano stabilito nel 2011 gli ermellini. Per questo, nel 2012, avevano bocciato l’istanza di un architetto che a 36 anni, rifiutato un incarico professionale dal papà imprenditore edile, una volta rimasto a spasso aveva tentato di ottenere giudizialmente il mantenimento, naturalmente a spese del capo famiglia. Principio applicato anche nell’estate del 2015, al momento di decidere sull’assegnazione della casa coniugale ad una madre che rivendicava l’abitazione coniugale perché ancora convivente con i pargoli di 46 e 47 anni.  fonte il giornale.it

Insomma un padre condannato a vivere di stenti per l’indolenza di una ragazza nel pieno delle sue forze fisiche ed intellettuali che non ha voglia di applicarsi nella vita … meglio avere tutto senza faticare.

“La campagna Voglio Papà, combatte e sensibilizza anche per ingiustizie di questo tipo, i padri devono essere un punto di riferimento affettivo e di sostegno, e non partecipare alla vita dei figli solo in qualità di finanziatori. La meritocrazia nei confronti di un figlio che si impegna è giustissima, non la contraria.” Così Giacomelli del Codici.

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