FREE REAL TIME DAILY NEWS

Stefano Simontacchi: “Agevolazioni sul reddito per attirare imprese”, intervista di La Repubblica del 31 luglio 2023 al presidente di Bonelli Erede

Stefano Simontacchi: “Agevolazioni sul reddito per attirare imprese”, intervista di La Repubblica del 31 luglio 2023 al presidente di Bonelli Erede

By Giuseppe

“Agevolazioni sul reddito per attirare imprese”

Intervista di La Repubblica del 31 luglio 2023 a Stefano Simontacchi presidente di Bonelli Erede

 

“Agevolazioni sul reddito per attirare imprese in Italia”

Per Simontacchi (Studio Bonelli Erede) sono da preferire ai super ammortamenti perché invogliano le produzioni ad alto valore aggiunto

Andrea Greco

Il Governo, prima di fare nuove norme sul reshoring di attività dapprima decentrate, o altre norme come quella sul voto maggiorato che contempla il Ddl capitali, deve sviluppare una visione d’insieme, e ristorare l’ecosistema dei rapporti con la Pubblica amministrazione, spesso tormentati quando si tratta di fisco e giustizia. Dopodiché, passato dal “metodo” al merito, è meglio incentivare il rimpatrio di attività, offrendo agevolazioni sul reddito, che invogliano le produzioni ad alto valore aggiunto, rispetto ai superammortamenti prediletti dalle imprese a più alta intensità di capitale ma inferiore redditività. E’ l’opinione di Stefano Simontacchi, Presidente dello Studio legale Bonelli Erede – leader per ricavi in Italia – e tra i più esperti di materie tributarie del Paese. Simontacchi, che ha collaborato alla stesura di varie norme fiscali e fu consigliere della cabina di regia per attrarre investimenti del governo Draghi, ritiene, innanzitutto, che senza adottare una visione d’insieme e strategica anche la norma migliore del mondo non avrebbe efficacia.

Il reshoring, dopo la pandemia e la guerra, è oggi priorità di quasi tutti i governi, per accrescere forza e strategicità di industrie e servizi. Palazzo Chigi ha una delega fiscale ad hoc: ma cosa serve davvero attrarre, o rimpatriare, per competere nel mondo attuale?

“Io partirei da quello che fanno gli Usa, Il Paese più avanzato di tutti su questi temi, che da mezzo secolo persegue politiche efficaci per le sue multinazionali, difatti sono le più forti al mondo. In Usa, ma anche in Francia e nel Regno Unito, è stata avviata una pianificazione di lungo termine che in Italia ancora manca: e va oltre la durata e il colore dei governi che si susseguono. Qualunque norma va fatta al servizio di un piano industriale e strategico, perché abbia reale forza ed efficacia. Dove il sistema Paese italiano è più competitivo? Come rafforzare i suoi punti di forza e rimediare alle debolezze nel turismo, nelle manifatture, nella ricerca & sviluppo (una chiave della competizione globale e dove invece siamo indietro)?
Solo avendo chiaro questo vanno scritte nuove norme. E’ un tema di strategia e politica industriale, prima che di leggi. In più, il tema va declinato in stretta sinergia con altri ambiti contigui e da favorire: come le aggregazioni fra imprese per renderle più grandi e solide, la salvaguardia delle filieri nazionali, gli incentivi alla quotazione in Italia, eccetera.”

Il governo, nella delega fiscale, sembra voler favorire il reshoring con due tipi di interventi: riduzione delle imposte dirette sui reinvestimenti del reddito e riduzione del periodo fiscale minimo per gli ammortamenti. Proposte nella giusta direzione?

“La delega è un buon punto di partenza perché finalmente si pensa a una normativa che incentivi gli investimenti. Bisogna però fare molta attenzione a come ne verrà data attuazione. Se l’agevolazione consisterà principalmente in agevolazioni sugli ammortamenti di beni, il rischio sarà quello di attrarre investimenti a grande intensità di capitali ma basso valore aggiunto, com’è il caso delle imprese energivore. E sarebbe una spesa onerosa per lo Stato a fronte di benefici minimi in termini finanziari o strategici. Se invece l’accento sarà sulla riduzione delle imposte sul reddito derivante dagli investimenti qualificati saremo in grado di attrarre attività ad alto valore aggiunto, che daranno competitività al nostro sistema Paese. A questo proposito potrebbe aiutare molto un credito d’imposta, anche parziale, rispetto all’exit tax pagata nel Paese da cui vengono rimpatriati gli investimenti. Gli Usa, infatti, stanno puntando molto su misure finalizzate a ridurre il carico fiscale delle imprese. Bisogna puntare tutto su attività intangibili come innovazione, AI, ricerca, che a detta di tutte le organizzazioni sovranazionali, sono i capisaldi del valore aggiunto del presente e del futuro”.

Il governo, oltre a studiare la delega per i rimpatri, prova con l’altra mano a tamponare nuove migrazioni delle imprese. Una dozzina di grandi aziende italiane hanno trasferito la sede all’estero, specie in Olanda, negli ultimi anni. Il Ddl Capitali sta cercando di riparare: le misure per rafforzare il voto maggiorato funzioneranno?

“Il Ddl Capitali è opportuno perché oggi la giurisdizione italiana non è competitiva rispetto a quella olandese e a molte altre. Ma, come detto per il reshoring, bisogna pensare ad azioni combinate e sinergiche, non basta aumentare il voto maggiorato per tenere le imprese a Piazza Affari. Servirebbe un quadro di misure organiche, molte delle quali già analizzate dagli ultimi governi: azioni per tutelare le filiere produttive; norme per il rimpatrio degli alti redditi e il patent box; incentivi fiscali per convogliare nei fondi di private equity e venture capital gli oltre 5.000 miliardi di euro del risparmio privato italiano, un terzo dei quali giacenti sui conti correnti; un approccio collaborativo e dialogante delle amministrazioni pubbliche, a partire da quella finanziaria. E su tutto un più efficiente e rapido accesso ai servizi della burocrazia, perché in tutti i sondaggi quel che emerge come prima risposta, per chi non investe in Italia, è immancabilmente la poca certezza del diritto, l’ipertrofia di adempimenti e le numerose interpretazioni delle leggi”.

IL RIMPATRIO DELLE PRODUZIONI
Il reshoring (contrario di offshoring) è la decisione di un’azienda di riportare entro i confini nazionali attività produttive precedentemente delocalizzate all’estero, per ragioni di ottimizzazioni dei costi di materie prime, lavoro, burocrazia o fisco. Il fenomeno, iniziato già da anni, si è accentuato dopo il Covid e dopo la guerra Ucraina, con l’accorciamento delle catene di fornitura e l’avvicinamento a casa delle produzioni.

Il governo sta affrontando il tema del reshoring con le misure contenute nella delega fiscale, che si pone come obiettivo l’incentivo agli investimenti.

 

Articolo pubblicato su espressa autorizzazione dell’autore

Redazione Newsfood.com
Nutrimento & nutriMENTE

Vedi anche:

stefano simontacchi site:newsfood.com

VISITA LO SHOP ONLINE DI NEWSFOOD