“Salumi Slow”: la toscana dei salumi
28 Marzo 2007
L’obiettivo era quello di guidare il pubblico verso la conoscenza dei salumi più tipici della Toscana: quelle produzioni che portano in sè le tracce di una storia e una
identità contadina, marchio riconoscibile dei sapori della nostra regione. Gli ideatori dell’ultima edizione di “Salumi Slow” ci sono perfettamente riusciti; un evento realizzato in
sinergia tra il Comune di Colle Val d’ Elsa, l’Associazione Colgirandola e Slow Food San Gimignano-Colli Senesi.
Presenti pochi espositori selezionati della regione, con prodotti che hanno stuzzicato non poco l’appetito e la curiosità dei visitatori.
La ‘Cinta Senese’ è gia celebre e spesso protagonista delle nostre tavole nelle occasioni speciali; anche se è sempre una sorpresa parlare con i produttori per capire
l’unicità del loro lavoro e l’assoluta qualità del prodotto.
O ancora assaggiare il ‘salame cotto’, specialità tradizionale senese quasi estinta, il ‘Lardo di Colonnata’ (quello vero!) o la ‘Tarese del Valdarno’, pancetta pregiata e presidio
difeso con orgoglio dagli macellai aretini.
Molti i curiosi e i ghiotti tra gli stand, tutti concordi, tra un assaggio e l’altro, sul fatto che ogni piccola perla della gastronomia merita di essere salvaguardata da speciali sigilli di
autenticità.
Quello dei ‘Presidi’ Slow Food appunto, è un progetto nato nel 1999 grazie all’Associazione Slow Food che si propone di difendere la biodiversità dei cibi, dei prodotti e dei
territori insieme alla loro valorizzazione.
Ogni Presidio, come un salume, un ortaggio o un vitigno ma anche un produttore con i mestieri che porta con se’, sono qualcosa di prezioso che rischia di scomparire: le regole del mercato
impongono un’agricoltura iperproduttiva che ha cancellato le identità culturali, la stagionalità dei prodotti e le specie autoctone, sia animali che vegetali.
Catastrofismo? Non si direbbe, più che altro una scelta o una soluzione ad un problema sia ecologico che economico.
E’ innegabile infatti che la difesa della multiculturalità e la salute del pianeta, oggi sempre più a rischio, passi anche dalla terra e di conseguenza, da un’agricoltura e un
allevamento sostenibile oltre che rispettoso di abitudini alimentari diverse quanto i territori a cui appartengono.
Ilaria Miele