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Prosecco … e basta! Bravo Zanette by Giampietro Comolli

Prosecco … e basta! Bravo Zanette by Giampietro Comolli

By Giuseppe

Giampietro Comolli
PROSECCO DOC ……E BASTA! SI POTREBBE DIRE
La riflessione di Giampietro Comolli alla denuncia del presidente Stefano Zanette del consorzio di tutela sul falso vino Prosecco doc.
Importante presa di posizione di Stefano Zanette, presidente del consorzio di tutela del Prosecco Doc. Intervento obbligato per chi rappresenta la “tutela” di un prodotto, l’autorità prima che deve difendere una proprietà collettiva e intellettuale come quella di un vino, prima ancora che fare promozione e promozione commerciale.

presidente-stefano-zanetteVerrebbe proprio da dire: Prosecco e basta! A mia memoria succede oggi quello che successe nel 1993 in Franciacorta, quando con il claim “Franciacorta doc …e basta!” partì una campagna non pubblicitaria ma di difesa a oltranza e ovunque del nome e del binomio inscindibile vino-territorio. Certo la Franciacorta allora non aveva la notorietà e i numeri del Prosecco di oggi, a parte 3 casi uno in Uruguay, uno in Germania e uno in Italia, non c’era un affollamento di furbetti della denominazione come oggi, ma correre subito ai ripari sia sul mercato interno che esteri fu una lungimiranza degli amministratori del consorzio di allora, una saggia scelta, preventiva che oggi li ha messi al riparo da abusi, frodi, appropriazioni di nomi e marchi da parte non solo di paesi europei, cosa che dovrebbe essere sicura grazie alle leggi comunitarie sui prodotti dop e igp, ma parando colpi bassi da paesi che non riconoscono la proprietà intellettuale come un brevetto industriale. Sono passati 23 anni e siamo ancora a caccia dei furbetti del bicchierino!

Per esempio tutto il mondo anglosassone non ha una normativa giuridica in merito: o è un marchio registrato nell’elenco dei brevetti industriali oppure chi primo arriva meglio alloggia. Plauso del cambio di rotta: tolleranza zero per il falso Prosecco…solo doc! Infatti Zanetti corre ai ripari contro non solo chi nel mondo  ruba un marchio, ma anche chi, in casa nostra, in Italia, specula sul successo di un nome, vuole fare cassetta, senza rispettare le regole che, ai produttori onesti, costano, e costano parecchio per tutta la filiera di certificazione, tracciabilità.   La fase di sensibilizzazione è finita, ora partiranno richiami legali, e sanzioni da 2000 a 20000 euro per chi rivendica la denominazione senza diritto, dice Zanette.

Le situazioni irregolari sono molto diffuse anche nelle stesse 9 province di produzione: si parte dal territorio per fermare tutti i punti vendita che  vendono Prosecco sfuso, non in bottiglia, senza contrassegno di Stato. Oltre ai Persecco o ai Winsecco sparsi per il mondo che attaccano il business, ma secondo noi anche la qualità del vino, ecco che gli esercenti locali bypassano le regole e propongono il Prosecco doc alla spina. Mi sembra anche di tornare all’effetto dirompente di Paris Hilton con la lattina dorata di “prosecco” in mano.  Capita troppo spesso, ribadisce Zanette, non ha più senso a giustificare con battute o considerarle solo furberie di bottega, si tratta di frode in commercio, perseguibile giuridicamente.

Ma la domanda viene spontanea: questi presunti truffatori, millantatori, schivi alle certificazioni che non vogliono pagare il dazio, dove e da chi ottengono il vino sfuso o con etichette già errate o costruite al momento? L’ufficio repressione frodi, ICQRF del nord-est, dichiara che sono già state riscontrate subito irregolarità sia nella Grande Distribuzione che in alcuni locali di mescita finale al consumatore. Ora speriamo di capire e conoscere anche la filiera del falso, soprattutto perché i controlli in commercio sono fondamentali, ma il come arriva in Gdo? Danno duplice perché il consumatore vuole certezze che quello che compra costi il giusto, ma soprattutto che l’etichetta corrisponda al contenuto altrimenti che valore ha reclamare le etichette parlanti e chiare se poi sono foglie di fico? E in questo gli stranieri sono molto attenti: ci vuole pochissimo a fare un autogoal che può costare caro. Un segnale positivo in ogni caso viene dal fatto che, in questo contesto, Treviso, Venezia e Trieste  sono unite nella lotta. Ecco un segnale forte.

 

Giampietro Comolli
Newsfood.com

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Giampietro Comolli
Giampietro Comolli

Nota: Giampietro Comolli è Editorialista di Newsfood.com,
Curatore della Rubrica di economia,  food&beverage e Gusturismo e della rubrica “Cum grano salis

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