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Prodi: “No al Governo tecnico, ma chiarimento con Bertinotti”

By Redazione

Roma – Quando tutto va storto, le cose non possono che migliorare: così si dice, ma forse non è sempre vero, oppure è l’eccezione che conferma la regola; in una
giornata nera per la maggioranza (battuta in Senato su 4 emendamenti alla Finanziaria anche a causa del voto dell’Idv, schierata con la Cdl) aumentano i contrasti tra il Premier e il presidente
della Camera che non sono riusciti a trovare un punto d’incontro sulla riforma della legge elettorale.

Non è un mistero, infatti, che Bertinotti sia a favore di un governo post crisi che si occupi delle riforme istituzionali e costituzionali e che veda di buon occhio il sistema
tedesco.
Di avviso contrario Prodi, che ritiene che polemiche del genere possono solo aumentare la debolezza dell’esecutivo e secondo il quale, se l’esecutivo non dovesse tenere, la soluzione migliore
sarebbe il voto.

Dopo i contrasti dei giorni scorsi, voci di corridoio sostenevano che i dissidi si fossero placati, ma il Premier e il presidente della Camera hanno riaperto la ferita: di fronte a chi ha
parlato di un “equivoco chiarito”, infatti, l’entourage di Bertinotti ha ribadito che “non è stato chiarito nessun equivoco, perchè non c’erano equivoci da chiarire”: “Il
presidente non ha fatto che ribadire quanto detto in precedenza”, sostengono fonti vicine al presidente della Camera.

Prodi, intanto, ha rilanciato, ribadendo che il governo tecnico non serve a nulla: “Ho già detto che il governo è estraneo alla definizione delle riforme – ha tuonato nel corso
della conferenza stampa a Palazzo Chigi per il sessantesimo anniversario della Costituzione italiana – E’ un lavoro che spetta al Parlamento. Il governo ha solo l’esigenza che siano approvate a
larga maggioranza per dare stabilità al Paese”.

Immediata la replica di Bertinotti, che ieri martedì sera aveva paragonato il governo ad un malato che sta in piedi perché ha preso un brodino.
Il presidente della Camera, dopo le parole di disapprovazione espresse da alcuni esponenti delle coalizione, è tornato parzialmente indietro ed ha sottolineato che, pur non sperando
nella crisi di Governo, ritiene indispensabile ed urgente la riforma elettorale: “Se il governo vive, il primo ad essere felice sono io – ha dichiarato – Come è ovvio, il protagonista
è il Parlamento. E, se facciamo le riforme con questo governo, evviva. Io sono convintissimo che questo Parlamento è in grado di fare le riforme, ecco perché sono
così stressante nel dire che si deve fare in fretta e bene”.

Nella bagarre generale è comparsa anche la figura di Berlusconi, che non ha rilasciato dichiarazioni (per ora). Un Premier quanto mai sardonico, infatti, ha commentato il no espresso dal
Cavaliere al monito di Napolitano sull’urgenza delle riforme (“Il governo si dimetta e poi si torni al voto”): “Ci dispiace che le parole del Colle non siano state condivise da tutti – ha
affermato – Ciascuno si prende la responsabilità delle posizioni che prende. Se Berlusconi è contrario, è contrario. Punto”.
Di diverso avviso Bertinotti: “Io penso – ha dichiarato – che bisogna andare avanti per verificare strada facendo cosa accade. Per questo più che preoccuparmi di chi dice che non
è possibile mi preoccupo di chi lo può rendere possibile”.

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