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Padova, la guida è un ‘robot’

Padova, la guida è un ‘robot’

By Redazione

 

Padova – Volete visitare una delle città più belle d’Italia e del mondo, situata tra l’altro a un tiro di schioppo da Venezia?

Semplice. Andate all’ufficio turistico e vi fate dare un elegante aggeggino di quattro centimetri per tre, piatto e leggero come una carta di credito.

Poi attaccate le cuffie leggere e una calda voce suadente –quella di un attore professionista- vi illustrerà quartiere per quartiere, monumento per monumento, via per via,
palazzo per palazzo la città di Giotto, quella di una delle più antiche università del mondo (anno di nascita, 1222) e di Antonio, l’uomo dei miracoli.

Un miracolo del santo? Non vorremmo sembrare blasfemi, ma ne ha l’aspetto. Visto che Padova è la prima città d’Italia ad avvalersi di un minuscolo supporto
telematico, l’iPod, che in genere viene usato dai giovani per ascoltare musica passeggiando o facendo jogging, come guida virtuale, modernissima e totalmente gratuita. Non poteva
venire che dal Nordest, motore dell’Italia che lavora e che cerca di stare al passo con l’Europa, questa semplice, ma geniale invenzione. Che permetterà ai tanti
visitatori italiani e stranieri di far conoscere le straordinarie bellezze di Padova… facendo due passi in tutto relax.

E la città è davvero bellissima. Pulita e vivibile, rimessa a nuovo in modo impeccabile da un’amministrazione civica che ha tutta l’aria di funzionare, come
parecchie realtà qui nel cosiddetto Triveneto. Con l’aggeggino, l’iPod, di cui chi scrive non aveva alcuna dimestichezza a causa di totale imbranamento personale
nonché idiosincrasia senza speranza nei confronti della tecnologia più spinta, è bello e facile scoprire Padova. Si impara in pochi secondi come usarlo, e
può essere ricaricato con qualsivoglia notizia. La voce vi guida ad ogni passo, calamitando la vostra attenzione di volta in volta verso un angolo, un dettaglio, un antico
cortile, una casa, un monumento che viene illustrato e spiegato con piacevole e simpatica perizia. Dall’angelica cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, alla cattedrale del
Santo (sì, qui Antonio è chiamato così e solo così, il Santo), passando per l’affascinante ghetto ebraico o l’olimpico, palladiano Prato della
Valle, la città svela a poco a poco uno dei più vivibili, affascinanti centri monumentali europei. Qui la qualità della vita è alta, altissima quanto in
Baviera o in Svizzera. E questo utile iPod, autentico robottino in miniatura dal peso di pochi grammi, non è altro che la conferma che quando si vogliono fare le cose per bene,
la possibilità c’è. Sarà poi magnifico, dopo essersi riempiti gli occhi e l’anima di cotanta beltà, ritempransi nel migliore e più
gradevole ristorante della città, il Belle Parti (via Belle Parti, 11, http://www.ristorantebelleparti.it, chiuso la domenica) per assaporare un mirabile menù del territorio. Che
si rifà tradizionalmente alla cucina veneziana di cui conserva sapori e suggestioni, ma che è anche legata, questa cucina, alla campagna e alla sua fiorente agricoltura
che abbonda di ortaggi (anche qui per esempio il radicchio, come a Treviso) e animali da cortile (prima di tutto la famosa gallina padovana con il suo mirabile ciuffo).

A Monselice la giostra all’ombra del castello

Per quanto stupenda –e ottimamente valorizzata- sia Padova, la zona racchiude altri gioielli. Sono infatti decine le ville venete che un patriziato ricco e dedito al gusto in
tutte le sue forme ha seminato per secoli nella campagna. Andando più addietro nel tempo, la vicina Monselice vi sedurrà con le sue imponenti mura medievali e la rocca,
che vide il passaggio dello svevo Federico II imperatore con tutto il suo seguito di cavalieri e armigeri. In suo onore ogni settembre si tiene la famosa Giostra della rocca, giunta
alla 23^ edizione. Suggestivo il corteo storico, che coinvolge l’intera comunità, con carri e carrocci, macchine da guerra e costumi che riprendono fedelmente i colori e
gli stemmi delle contrade. Ma Monselice merita una visita per altre due ottime ragioni.

La prima, impedibile, è per il castello, fortezza altomedievale trasformata in residenza dal nobile casato veneziano dei Marcello. In tempi recenti, fu acquisita dal conte
Vittorio Cini, uomo di gusto che la arricchì di preziosi mobili e suppellettili, ma soprattutto di una collezione d’armi e armature antiche da far invidia ai maggiori musei
del mondo –e che meriterebbe di essere messa in luce in maniera più organica, filologica e moderna. Salendo oltre la rocca, si incontrano altre leggiadrìe, come la
secentesca villa Nani Mocenigo, con i suoi antichi nanetti da giardino buffi e deformi, opere di svago e delizia per l’aristocrazia dell’epoca, e la poderosa via crucis,
ovvero Santuario giubilare delle sette chiese, voluto dal altri patrizi della Serenisima, i Duodo. Un vero e proprio perscorso liturgico dalla vista mozzafiato sulla campagna
circostante. E sarà poi bello terminare la mattinata a tavola, assaggiando gli squisiti piatti del ristorante La Torre, nel pieno centro di Monselice accanto alle mura
ezzeliniane, un locale piacevole ed elegante in grado di far gridare al tripudio le papille e gli altri vostri sensi. Un menù goloso e i vini del territorio che da soli valgono
il viaggio.

 

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