Nuovi studi sui nanotubi confermano la loro applicabilità biomedica
18 Marzo 2008
Diversi studi condotti sui topi hanno già dimostrato che molti nanomateriali tendono ad accumularsi in organi quali il fegato e la milza: un vero e proprio problema perché nessuno
fino ad oggi conosceva quanto a lungo potessero rimanere lì.
I risultati di uno studio condotto alla Stanford University, e coordinato da Hongjie Dai, cancellano la paura che i minuscoli tubicini possano davvero continuarsi ad accumulare a lungo negli
organi vitali. Secondo Dai e i suoi colleghi, i nanotubi in carbonio vengono eliminati dall’organismo in via principale attraverso le feci, e in seconda istanza attraverso le urine. «Si
tratta di una scoperta molto interessante – afferma Dai – perché prova come non vi siano problemi per il sistema».
Ma cosa ancora più importante, i risultati di questo studio, pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences of the Usa, eliminano del tutto l’ipotesi di
tossicità di questi nanomateriali per i topi. «Nessuno dei topi utilizzati in laboratorio – assicura Dai – è morto o ha presentato anomalie nel sangue o negli organi
principali».