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MONTAGNA E COLLINA SONO BIO&ECO PER NATURA – URGE DIGITALIZZAZIONE E VOLONTA’ EUROPEA E NAZIONALE – AGRICOLTURA DI MONTAGNA DIVERSA DA PIANURA: COSI’ DIFFICILE DA CAPIRE?

MONTAGNA E COLLINA SONO BIO&ECO PER NATURA – URGE DIGITALIZZAZIONE E VOLONTA’ EUROPEA E NAZIONALE – AGRICOLTURA DI MONTAGNA DIVERSA DA PIANURA: COSI’ DIFFICILE DA CAPIRE?

By Giuseppe

MONTAGNA E COLLINA SONO BIO&ECO PER NATURA – URGE DIGITALIZZAZIONE E VOLONTA’ EUROPEA E NAZIONALE – AGRICOLTURA DI MONTAGNA DIVERSA DA PIANURA: COSI’ DIFFICILE DA CAPIRE?

 

 

Montagne e Colline Italiane: dove transizione ecoambiente digitale deve partire

Paradosso offline Italia: meno abitanti e occupazione più vulnerabilità e fragilità del territorio.

Solo l’esenzione fiscale… serve a ben poco. E’ tutta la spina dorsale nazionale che soffre.

 

Torno sul tema del piano nazionale di resilienza e ripresa, della transizione ecoambientale, della digitalizzazione, della sburocratizzazione degli uffici e… dei fondi Europei da investire con il Next Generation UE. Ma anche sui fondi Horizon, Coesione, Sure, Leader, Live e Pac-Ocm (mondo agricolo e prodotti alimentari)  che la Commissione Europea sta licenziando per il settenato 2021-2022 e  2023-2027.

Ribadisco il concetto già espresso: in Europa esistono almeno due tipi di agricoltura diversa, due modi e stili di vita diversi. Non più la concezione economica bilancistica monetaria dei Paesi del  Nord rispetto al Sud Europa, bensì le condizioni geo-morfologiche, clima-ambientali, agro-produttive di diverse regioni all’interno di ogni paese.

Per l’Italia le aree interne svantaggiate difficili fragili e vulnerabili come colline e montagna presentano necessità e bisogni totalmente diversi dalle aree di pianura, urbanizzate, fertili, fortemente antropizzate. La stessa agricoltura è socialità, occupazione e reddito, istruzione e viabilità, trasporti e sanità, gestione del territorio e connessione internet cambiano in modo assoluto, abissale.

Due modi di vivere e di produrre opposti. In agricoltura ancor più, in difesa del territorio ancor più. E’ su questo aspetto di agricoltura di collina e di montagna che è possibile realizzare un piano autonomo e diverso in sintonia con le migliori risorse naturali da governare e da tutelare che è possibile realizzare un piano di resilienza  ecosostenibile, sussidiario, ambientale e di risposta ai forti cambiamenti climatici.

La montagna non è solo sciare, andare per funghi, escursione, merenda, giro nel bosco.  Mancano molte infrastrutture, ma è già eco e bio va solo messa in rete, in logistica in organizzazione in scelte veloci e uniche uguali per tutti.

 

 

Più internet, banda larga, fibra ottica per creare occupazione… ma urge un piano europeo-nazionale  

E’ importante avere chiaro il quadro del territorio di riferimento: in Italia su 8100 comuni, 4250 sono in aree svantaggiate definite per legge, pari al 55% del suolo totale, 13 milioni di residenti pari al 20% del totale, con 50 ab/kmq contro i 200 ab/kmq in pianura. In questo contesto “difficile” per naturalità geopedologiche ma con un paesaggio culturale, ambientale e agroalimentare unico, circa 1800 comuni hanno un tasso di connessione internet, di uso delle tecnologie digitali pari a circa il 10% di quello di altri comuni italiani, addirittura sotto 1,0 MB al secondo grazie anche ai ponti radio. 204 comuni sono addirittura isolati ancora oggi con 500.000 abitazioni non raggiunte da nessuna linea attiva di connessione.

A fronte di un piano italiano di investimento forte nato nel 2003 con la costituzione della società Infratel specializzata nel portare in tutti gli 8100 comuni internet, di proprietà di Invitalia spa, società di proprietà al 100% del MEF con l’obiettivo di portare 30 MB in ogni casa. Tutti gli appalti dal 2003 ad oggi sono stati vinti sempre e solo dalla stessa società la Openfiber costituita da Enel e Cassa Depositi e Prestiti la banca del Governo di turno.

Oggi con dotazione affidata di 7 miliardi di euro, ma con 10 milioni di abitazioni ancora in attesa della fibra in tutti gli 8100 comuni. Purtroppo non c’è solo la montagna dolomitica italiana e l’appennino ad essere isolato ed essere coperto parzialmente ma in modo inadeguato da ponti radio molto deboli e difficili in mano a poche ditte specializzate. E’ il caso dell’appennino ligure-piemontese approdato alla cronaca: neanche a 30 minuti di auto dal centro di Genova quasi 60.000 abitanti di 15 comuni, da Gorreto a Cabella, sono senza di tutto: manca anche la connessione del telefono fisso e dei cellulari di aziende multinazionali.

Gli uffici postali e bancari sono scappati.  Territori e paesaggi incontaminati, pascoli e prodotti tipici, ma impossibilità di fare impresa, trovare una occupazione, manca il medico e la farmacia, viabilità invernale difficile, smottamenti e frane con spesso torrenti in piena nelle mezze stagioni. La pandemia poi ha accentuato ancor più la lontananza e il numero degli abitanti, spesso fuggiti a valle da parenti e figli per avere certezze e sicurezze. Esiste un appennino resistente, resiliente e fedele, ma che con un piano di intervento certo potrebbe essere una “risorsa” nazionale ed europea fondamentale.

 

Montagne e Appennini, una spina dorsale risorsa bio ed eco naturale da mettere in rete

In primis la cura del territorio a monte è difficile ma può essere una garanzia e una sicurezza anche per chi sta a valle e in città: non si può fare la gita in montagna quando tutta la cura e la manutenzione è sulle spalle di chi resiste, di chi ha un reddito basso, non ha contatti, non può fare impresa. Oggi pensare ad un altro spopolamento della montagna e dell’appennino come soluzione della occupazione e del lavoro, sarebbe un danno sociale e civile di dimensioni bibliche e irreversibile. Occorre oggi prendere una decisione di “rifondazione” di una comunità che vive e lavora in modo stabile, con il reddito giusto, in quelle terre bellissime per tutti, ma che qualcuno “quotidianamente” deve presidiare, curare, allevare, coltivare, pulire e tenere in sicurezza.

Tutta la società nazionale “ed europea“ deve tener conto e privilegiare questa condizione naturale come una risorsa da sfruttare in termini di ecosostenibilità, di baluardo dell’inquinamento, di mantenimento. Il tema non è semplice, non si risolve con qualche contributo a fondo perduto, a prestito agevolato, a qualche impresa giovanile, a sgravi fiscali e tributari.

C’è bisogno di un piano nazionale: il 64% del territorio italiano è montano collinare (oltre 350 mslm) con uno spopolamento e abbandono continuo e una totale assenza di tecnologia utile per lavorare. Anche per i Comuni di 1000 abitanti (sono oltre l’80% quelli sotto i 3000 residenti dell’area montana-collinare) dare servizi ordinari anche solo di anagrafe, di medicine, di scuola obbligatoria, di viabilità, di acquedottistica, di salvaguardia del suolo. Ci si limita a pagare qualche dipendente, oppure i sindaci fanno anche l’impiegato comunale.

La eliminazione delle Provincie come è stata fatta dai Governi è un ulteriore grave danno: la istituzione pubblica ha l’obbligo di intervenire a fronte di tasse e tributi pagati. C’erano le Comunità Montane dotate di fondi: forse troppi e mal spesi in certi momenti. Ma ora c’è bisogno che i comuni si aggreghino, si uniscano. Almeno 5000 abitanti per poter dare servizi, ma anche per progettare piano di riordino, rivitalizzazione.

 

Agro Bio&Eco ci sono per il Piano Next Generation: c’è volontà politica, riordino e scelte forti?

Il mondo agricolo, in montagna e alta collina, può e deve essere il vero motore. L’Europa con i fondi Pac sostiene l’agricoltura europea ma i parametri, le misure, gli indici di intervento non possono essere identici fra l’azienda agricola di 1000 ettari nella piana belga-olandese-franco-tedesca e quella di 10 ettari sulla montagna dell’appennino tosco-emiliano composta di boschi, pascoli per animali, orto e cereali con pendii pericolosi, calanchi, rive, terrazzamenti.
Ci vuole una PAC-Europa speciale per questi territori che esistono anche in Germania, Francia, Polonia, Austria, Grecia, Spagna…quindi tutti! Ci vuole un indirizzo europeo e un piano italiano specifico: il Next Generation EU è la soluzione cui abbinare anche sgravi di tasse e imposte per chi assume e per chi crea impresa per un po’ di anni, oltre ad un sostegno al reddito fisso in base al tipo di lavoro e all’area dei servizi resi alla collettività comunale e di fondovalle.

Un impegno economico che deve essere messo sul tavolo anche da chi vive e lavora a valle: invece di un consorzio di bonifica di pianura ci vuole un consorzio di bonifica della montagna con anche i fondi della pianura. Ma il PNRR della spina dorsale nazionale non deve essere visto in modo parziale e settoriale, ma in una progettualità a 360 gradi dalla rivitalizzazione con le nuove e vecchie generazioni fino alla più alta e veloce digitalizzazione per imprese e cittadini, dai servizi reali a tutte le persone come asili e medico allo stesso cantoniere e boscaiolo, da un sindaco con un numero giusto di abitanti fino alla produzione di cibi e vini sani salubri biologici e biodiversi che sono fonte di attrazione, reddito e notorietà.

 

Nico da Comolonia
in esclusiva
per Newsfood.com
Nutrimento & nutriMENTE
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