Lino Cauzzi: Mafie nei Tribunali vincono le cause “pagando” o minacciando

11 Settembre 2014
In questi ultimi anni, da quando è stato “rapinato” dei suoi cinque alberghi, nella notte del 26 giugno 2009, Lino Cauzzi ha avuto modo di entrare nei Tribunali di Milano, Cremona, Brescia, Mantova, Verona e Padova, e conoscere da vicino il mondo della Giustizia in Italia.
E’ un mondo a sè, un “pianeta sovrano”, dove dovrebbe regnare la Giustizia.
“La Legge è uguale per tutti”: è scritto in tutte le aule del Tribunali.
Qui i deboli, e chi ha subito un sopruso, dovrebbero essere tutelati da chi ha infranto le Leggi, da chi si è accanito sulla sua vittima. Qui, dovrebbero essere vagliati i fatti e, indipendentemente dagli attori, dovrebbe essere cercata e appurata la Verità nel pieno rispetto della Legge.
Pare che non sia proprio così.
Spesso i Giudici si trovano a dover emettere sentenze sulla base di documentazione falsa e testimonianze “pilotate”.
Lino Cauzzi ci invia questa sua lettera dove ci racconta qualche episodio, che lo ha coinvolto direttamente e/o al quale ha assistito.
Giuseppe Danielli
Oggetto: Lettera del Cav. Lino Cauzzi
Data: 03 settembre 2014 18:25:17 CEST
Mafie nei tribunali
Cauzzi Lino
Le mafie vincono le cause pagando o minacciando e quant’altro che ho assistito per anni le udienze da Milano Cremona, Brescia, Mantova, Verona e Padova.
Prima udienza
Milano il 16 dicembre 2009 ore 11:00. Davanti al Giudice Troiani per un “700” per estromettere i criminali dai miei 5 alberghi; allora, il mio avvocato era Veropalumbo di Cremona. La sera prima mi telefona che non può venire all’udienza e mi dice per telefono di andarci da solo (lì ho capito che c’era qualcosa di poco chiaro; era stato pagato? Oppure minacciato?). Il sistema per vincere le cause.
Prima volta a 66 anni che mettevo piede in Tribunale; per un’ora ho cercato il Giudice Troiani ed ero tutto agitato dalla paura: da solo con neanche un foglio di carta in mano. Non è stato possibile rinviare l’udienza. Nel corridoio, prima di entrare in aula dal Giudice, sono stato deriso dagli avvocati e dai testimoni di Sergio Cola, l’avvocato dei criminali Catapano.
C’erano anche alcuni miei ex dipendenti, erano lì per testimoniare contro di me davanti ai Giudici: anchè lì ho capito che probabilmente erano stati pagati (o minacciati) .
Gli avvocati del Gruppo Catapano si sono presentati con un pacco di documenti di 200 pagine, con tutti gli atti che ero stato costretto a firmare e quelli falsi che hanno prodotto successivamente per impadronirsi “legalmente” dei miei beni.
il 26 giugno 2009 alle ore 23:00 davanti al notaio Domenico Maria Sannino a Poggibonsi Siena, mi avevano fatto firmare gli atti di cessione della gestione di tutti i miei 5 hotel con minacce e quant’altro.
Già il giorno dopo, il 27 giugno, sono stato estromesso. Gli uomini del Gruppo Catapano sono entrati nei miei 5 hotel e hanno buttato fuori i 52 dipendenti. Ai “nuovi proprietari” importava nulla che 52 famiglie erano rimaste senza stipendio, senza lavoro e sostentamento!
Men che meno l’avermi buttato nella disperazione più assoluta.
Ho provato ad entrare all’Hotel Touring a Desenzano (uno dei cinque di mia proprietà) ma sono stato malmenato e ho dovuto anche ricorrere alla cure del Pronto Soccorso.
La causa di Milano del 16 dicembre 2009 del “700” -senza l’assistenza di un mio avvocato difensore e senza un minimo di documentazione- viene vinta dagli avvocati dello studio di Sergio Cola del Foro di Napoli, l’avvocato difensore dei fratelli Catapano di Ottaviano.
Il mio primo avvocato, Veropalumbo, aveva l’ufficio a Cremona ed era anche lui di Napoli. Prima dell’udienza, (alla quale poi non si presentò, -nonostante abbia intascato anticipatamente 24.000.000 Euro- lasciandomi solo) si era offerto di difendermi, insieme ad altri due “professionisti”; mi portano dal notaio Langella a Brescia e mi tolgono il 30% delle quote della mia società Restauro Voltese S.r.l. proprietaria dell’hotel Peschiera a Peschiera del Garda. Era il 16 dicembre 2009, da allora sono spariti e sono rimasto da solo in preda alla disperazione.
Il 25 dicembre 2009, la sera di Natale e la sera del 31 dicembre, ho deciso di farla finita. I miei bruttissimi pensieri e la depressione sono stati superati solo grazie alla preghiera: sono rimasto ancora qua a lottare contro l’ingiustizia e ho iniziato a scrivere la verità rinchiuso in casa senza nessuno vicino e fare denunce dai carabinieri, presso la Guardia di Finanza ma non venivo considerato, non venivo creduto perché ”le carte” del Tribunale erano contro di me perché basate su atti falsi creati ad arte da chi mi aveva estorto le mie proprietà. Fino al gennaio del 2011, anche il Web riportava solo falsità, create ad arte dai malviventi. Addirittura anche la Camera di Commercio di Milano era caduta nel tranello ed aveva emesso un documento che attestava la proprietà dei miei beni in capo al Gruppo Catapano, poi annullato.
La prima minaccia
Nei primi giorni di giugno 2009 a Desenzano del Garda nel mio hotel Touring, per la seconda volta si è presentato alle ore 16:00 Giuseppe Catapano assieme a un tale Indellicati che ha proposto delle sue offerte inerenti alle mie proprietà alberghiere; era presente anche la mia direttrice Marina Reinoldi.
Gli rispondo che ci avrei pensato; subito, l’uomo di Catapano che viaggiava sempre con giacca e cravatta, con una borsa azzurra portata a tracolla, mi disse di seguirlo – senza la direttrice- in sala da pranzo, in fondo vicino alla cucina.
Lì è scattata la pesante minaccia non solo a parole, ma mostrandomi la foto dei miei nipotini con mia figlia, e pistola alla testa: se non avessi seguito in silenzio le indicazioni di Catapano la mia vita e quella dei miei cari sarebbero finite.
Terrorizzato, in quel momento gli dissi di sì. In cucina vicino a noi c’era il cuoco Said, egiziano che ha assistito e ha visto tutto e ha poi riferito alla mia Direttrice quello che era successo. Di sua spontanea volontà ha fatto anche denuncia in caserma dai Carabinieri ma “stranamente” la denuncia venne poi ritirata.
Con il ritiro di quella denuncia sono venute a mancare le prove dell’estorsione.
Anche l’avventura con il secondo legale, l’avvocato Giovanni Iannetti, ex generale dei Carabinieri di Vicenza, che mi chiese € 18.000 , è un disastro.
In tre mesi falliscono 2 hotel: l’Hermes di Cremona e la Contea di Marcaria Mantova Questo avvocato mi era stato presentato da Michelangelo Boccia (scopro poi che questo era molto amico dell’avvocato Sergio Cola…)
Anche in questo caso sono state le falsità presentate a vincere nei miei confronti nei Tribunale di Cremona e Mantova.
Il terzo avvocato Giacomo Triolo
E’ siciliano, di Agrigento. L’ho conosciuto a Desenzano del Garda, gli racconto la mia storia. Legge le carte, si documenta ma subito non crede alla mia verità; ci pensa e telefona al notaio Domenico Maria Sannino di Poggibonsi, Siena.
Prende appuntamento per un venerdì di settembre alle ore 16:00 e gli chiede gli atti che mi aveva fatto firmare quella notte del 26 giugno 2009.
Il Notaio ha una reazione strana, viene preso dalla paura, il suo volto si sbianca e non risponde. Chiama la sua segretaria e tira fuori il fascicolo. L’avvocato Triolo legge qualche pagina e si accorge subito che sono state commesse gravi “imperfezioni”. Chiede al Notaio chiarimenti e di fare denuncia subito su quanto era successo quella notte, e sugli atti falsi estorti con minacce. Il Notaio Sannino è costretto a raccontare il tutto e viene condannato subito dal collegio notarile di Firenze. L’avvocato Triolo comincia a credere al mio racconto e inizia la sua lotta contro i Catapano nei tribunali. Anche lui ha subìto delle pressioni ma la sua caparbia lo porta ad avere i primi risultati e alla condanna di tutta la banda Catapano, compreso una serie di “colletti bianchi malavitosi” che usano le leggi come armi improprie: avvocati, notai, commercialisti, direttori di banca che fanno girare i soldi sporchi.
22 settembre 2011, Tribunale di Padova
Il 22 settembre 2011 nel tribunale penale di Padova udienza contro i criminali Catapano; l’avvocato Sergio Cola, e figlio Arturo con altri 27 avvocati, si è presentato in aula e mi ha attaccato dicendo che ho offeso i suoi clienti. Non ha fatto in tempo a fare il mio nome che mi sono alzato in piedi e ho urlato contro Cola e tutti i suoi colleghi. Le prime parole me le ricordo bene ”caro avvocato dei miei coglioni, da chi siete pagati per difendere questi criminali coi soldi estorti agli imprenditori, con minacce e quant’altro, con la complicità di notai che gli tolgono tutti i beni? E voi avvocati li difendete anche se sapete che siete pagati con questi soldi e non ve ne importa niente se gli imprenditori vanno al suicidio e migliaia di operai restano senza lavoro”. I magistrati mi hanno lasciato parlare e urlare per 12 minuti e subito dopo il mio avvocato Triolo si è alzato ed è uscito dall’aula dicendomi:-“Gli avvocati Cola fanno solo il loro dovere… difendono il loro cliente…non sono più il tuo avvocato”.
Oggi, 7 settembre 2014, l’Avv, Giacomo Triolo è ancora al mio fianco, in questa battaglia che per ora mi ha portato a recuperare tre dei miei alberghi… ne mancano ancora due ma l’importante è che la verità sia venuta a galla e laGiustizia sia riuscita, nel mio caso, a togliersi un po’ di fango di dosso.
Molto c’è ancora da fare ma la speranza di un mondo migliore non deve mai mancare
Quanto qui riportato è solo una minima parte di quanto è stato da me detto agli inquirenti ed ai Giudici che mi hanno interrogato. E’ la vera verità di quanto ho subìto dal giugno 2009. Cinque anni di calvario più altri due precedenti negli artigli degli usurai.
La malavita organizzata di oggi, usa meno le pistole ma si avvale di nuovi sicari, professionisti in giacca e cravatta che usano la Legge come arma impropria: avvocati, notai, commercialisti, curatori fallimentari, custodi fallimentari, dirigenti di banca, funzionari…
Cav. Lino Cauzzi
Redazione Newsfood.com