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Legambiente. “Il mondo dei parchi può e deve fare la sua parte per il rilancio dell’economia italiana”

By Redazione

 

Strategie di qualità per uscire dalla crisi. Per Legambiente, il mondo dei parchi può e deve fare la sua parte per il rilancio dell’economia italiana. Ecco
perché l’associazione ambientalista ha organizzato oggi, a Roma, un incontro tra amministratori delle aree protette, sindaci, imprenditori, operatori turistici,
ricercatori, ambientalisti, rappresentanti del mondo agricolo, venatorio e della pesca, parlamentari e rappresentanti delle Regioni, degli enti locali e del governo. Per fare il punto
sulle idee, le iniziative e l’economia delle aree protette, 17 anni dopo la legge quadro 394/91 che consentì negli anni Novanta la svolta espansiva.

Un’espansione che, dopo anni di successi e buone pratiche di sviluppo locale e conservazione della natura con un diffuso consenso sul territorio, ora sembra registrare una battuta
d’arresto.

“Il primo obiettivo – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è quello di rilanciare i parchi, che devono essere in grado di interpretare un
ruolo di spinta per il territorio – di novità e innovazione, un di più – altrimenti finiscono per essere controproducenti. Serve un cambio di passo che ne rilanci con
forza l’azione”.

Le previsioni della legge quadro 394/91 sono state ampiamente rispettate. In meno di venti anni l’Italia è diventata una delle nazioni leader del Continente per superficie
protetta, passando dal 3 al 10% (una percentuale doppia rispetto alla media europea del 5%), con 827 aree naturali iscritte nell’elenco ufficiale. Un sistema che coinvolge oltre
2.000 Comuni, interessa oltre 3 milioni di ettari di superficie protetta a terra e 2.800 mila ettari di superficie protetta a mare e custodisce gran parte della biodiversità
presente in Europa: circa 57.000 specie animali (1/3 di quelle europee) e 5.600 specie floristiche (il 50% di quelle europee).
I parchi hanno irrobustito e ringiovanito i territori. Oggi occorre però restituire slancio e protagonismo al settore e un aggiornamento della legge appare quanto mai necessario.
Spetta al popolo dei parchi intervenire per rilanciare il progetto politico delle aree protette attraverso un’operazione che parta dal basso, dal dialogo ravvicinato tra cittadini
e parchi. Ma la ripresa delle aree protette deve passare anche dall’apertura di un confronto tra Ministero, autonomie locali e Regioni, per questo Legambiente auspica la
convocazione a breve della terza conferenza sulle aree protette.

Anche sul piano delle risorse si deve e si può fare di più per un sistema che garantisce la tutela di acqua, aria, paesaggi, coste, beni culturali, mare, boschi e fauna
d’Italia. In questi anni le risorse sono state decurtate sia in valori assoluti che relativamente all’estensione del territorio protetto. Si è passati così dai
62,5 milioni di euro per i 20 parchi nazionali del 2001 (53 euro per ettaro) agli attuali 53 milioni per 23 parchi (37 euro a ettaro protetto). E le previsioni della finanziaria per il
2009 parlano di circa 30 milioni di euro (22 euro per ettaro), mentre per il 2010 e 2011 si prevede una spesa di appena 19 milioni di euro (14 euro per ettaro). Tutto ciò senza
considerare le pur auspicabili istituzioni di nuove aree protette.
“Siamo coscienti delle ristrettezze in cui versa il bilancio statale – ha aggiunto Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente – ma per garantire il servizio
universale che svolgono i parchi le risorse devono essere reperite. Le aree protette, se ben amministrate, hanno dimostrato di saper garantire un utile ritorno degli investimenti, sono
state una scommessa vinta da molti territori che si sono misurati con politiche di sviluppo locale innovative basate sulla qualità ambientale”.

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