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La domanda di salute è un segno di qualità della vita

By Redazione

Torino – «Affermazioni gravi, che devono essere giustificate e supportate con dati concreti» è questo il giudizio della vicepresidente del Consiglio regionale,
Mariangela Cotto (Forza Italia) in merito alle dichiarazioni dell’assessore Artesio sull’aumento delle prestazioni specialistiche legate alla riabilitazione.

L’esponente azzurra ha presentato una interrogazione a palazzo Lascaris, chiedendo su quali basi l’assessore regionale alla Sanità metta in relazione l’aumento delle prestazioni con gli
interessi dei medici che, si legge nella dichiarazione, «hanno rapporti diretti con case farmaceutiche e centri di cure».

«Oltre al tenore di queste affermazioni – aggiunge Cotto – ritengo che la Giunta Bresso dia una lettura del tutto sbagliata della questione. Che la domanda sanitaria sia indotta
dall’offerta di servizi, è una vecchia teoria messa in campo da chi cerca di sfuggire al problema: l’aumento della domanda di salute è legato ai nuovi stili di vita e
all’invecchiamento della popolazione».

Secondo l’esponente azzurra inoltre «suona strano, dal momento che i servizi sanitari nel nostro Paese e purtroppo anche in Piemonte non sempre brillano per rapidità di risposta,
che migliaia di persone si mettano in coda o attendano per mesi una visita o un esame, solo per sfizio! E’ evidente che su questa domanda di salute incidono anche una cultura e uno stile di
vita che puntano sul benessere. Un tempo chi aveva un dolore in molti casi se lo teneva. Oggi ciò è molto meno accettato. Ma è appunto in questo che sta la qualità
della vita, anche perché non dimentichiamoci che «tenersi il dolore» spesso significa non poter intervenire in modo tempestivo, e pregiudicare l’esito di molte
malattie».

La vicepresidente Cotto sottolinea che «indubbiamente è presente anche una componente di conflitto d’interesse degli operatori sanitari. Pensare però che la domanda di
salute cresca solo per questo motivo, significa non voler vedere la cause profonde che la determinano, e muoversi di conseguenza nell’affrontarle. Per quanto ci riguarda, come siamo liberisti
in economia lo siamo anche in sanità. Nella rincorsa tra bisogni e risorse, il sistema totalmente pubblico non è più in grado di garantire la copertura totale. Bisogna
prenderne atto e pensare alla sanità in modo innovativo, con il coinvolgimento dei privati, sia sul fronte del reperimento delle risorse, leggasi assicurazioni, sia su quello
dell’erogazione dei servizi».

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