La crisi della famiglia è ormai irreversibile

16 Luglio 2018
Crisi della famiglia
Interessante articolo di Achille Colombo Clerici, su QN Il Giorno del 15 luglio, che fotografa la situazione della crisi dell’Istituzione Famiglia. Quella che un tempo era formata da un padre, una madre e dai figli/e. Non era un sistema perfetto ma per millenni è stato l’asse portante delle popolazioni del mondo intero (fatta salva qualche eccezione), sia da un punto di vista etico-sociale che di tessuto economico di base. Senza entrare in polemica e nel pieno rispetto dei diritti di ogni essere umano, non possiamo fare altro che prendere atto di questo cambiamento che avanza a velocità esponenziale e spazza via princìpi che sembravano scolpiti nella roccia.
Per un nonno, uno uno coi capelli bianchi come il sottoscritto, è difficile accettare che un bambino/a possa avere più padri o più madri, intollerabile che stia sparendo il rispetto per i genitori e per gli anziani, ormai tutti destinati a finire la loro vita in ospizi (coloro che se lo possono permettere) … o sotto i ponti!
Giuseppe Danielli
—–Original Message—–
Date: Sun, 15 Jul 2018
Subject: QN Il Giorno LA CRISI DEL SISTEMA FAMIGLIA – ediz. del 15 luglio 2018 di Achille Colombo Clerici
LA CRISI DEL SISTEMA FAMIGLIA
PER LA PRIMA VOLTA nella storia del nostro Paese e della
nostra civiltà si è imboccata la via della defamiliarizzazione,
fenomeno che coinvolge sia l’aspetto sociale, sia quello economico.
La crisi dell’istituzione Famiglia trova parallelamente causa ed effetto nell’affermazione dell’individuo e della comunità.
Modelli culturali d’ importazione esaltano le capacità personali di
affermazione e di successo, accentuando l’indipendenza dal
sistema della famiglia e dei relativi rapporti e causando di riflesso
una reazione in quanti si rivolgono alla comunità col volontariato,
diventato una sorta di surrogato della famiglia.
Sono 6,63 milioni gli italiani che vi si dedicano. La maggior parte (oltre 4 milioni) lo fa all’interno di organizzazioni (associazioni, comitati, movimenti, gruppi informali); i restanti direttamente a favore di altre persone.
Il tasso di volontariato è pari al 12,6% della popolazione: 1 italiano
su 8. Era il 6,9% nel 1993 e il 10% nel 2011.
In economia la defamiliarizzazione si manifesta con la crisi delle microimprese a carattere familiare: se nel 2009 sfioravano quota 1.466.000, nel 2014 sono scese a 1.371.500 unità, 94.000 in meno.
Certo, sono presenti altri fattori, ma è la centralità della famiglia a mancare.
Altrimenti non si spiegherebbe la prevalenza in certi settori
merceologici a gestione familiare (edicolanti, baristi, ristoratori,
commercianti e quant’altro) di addetti e di gestori stranieri per i
quali dovrebbero valere le stesse difficoltà degli italiani.
L’economia familiare si basava sul risparmio investito nell’azienda
di famiglia e nel mattone: famiglia-casa, oggi binomio in crisi.
Prolifera la finanziarizzazione: il risparmio non è più gestito in via quasi esclusiva, come è sempre avvenuto, direttamente dalle famiglie, ma sempre più da intermediari finanziari che centralizzano gli investimenti.
Dal micro al macro: la riforma delle Banche popolari, trasformate in società, sta rivelando problemi nei prestiti alle famiglie e alle micro imprese. Il fatto cui prestare attenzione e’ che, legati alla famiglia, sono i valori della tradizione, della genialità, delle arti, dell’artigianato e dell’estro del nostro Paese, che ci hanno permesso di competere a livello internazionale e rischiano di andare perduti.
Va perciò sostenuto chi li rappresenta: le aziende artigianali, i commerci al minuto nelle città e, nelle campagne, le arti e i mestieri.
RUBRICA Casa, Citta
e Società
Fonte: Istituto Europa Asia
per Newsfood.com