Ivo Armino, sindaco di Mombaldone, uno dei borghi più belli d’Italia
18 Ottobre 2010
Mombaldone era, in antico, Mons Baldus (dal germanico Bald ovvero “monte”), la collina su cui stavano gli otto mansi del monastero di S. Quintino di Spigno. Un raro medioevo di Langa Immerso nei calanchi, come un’oasi in un deserto di tufo ingentilito dalle ginestre, Mombaldone è l’unico borgo della Langa Astigiana ancora cinto delle mura originarie. Passeggiare per la sua unica via centrale, da cui si dipartono vicoletti e passaggi, archivolti e cortili, significa compiere un percorso della memoria, un viaggio a ritroso nel tempo. Il colore dominante è il grigio delle case e l’ocra dei muretti a secco, ravvivato di tanto in tanto dal rosso dei vecchi coppi piemontesi lasciati affiorare in abili restauri. L’antico borgo castellano, di carattere medievale, ancora ben conservato, è sorto in epoca romana in prossimità del percorso della via Aemilia Scauri, tratto della più famosa via Julia Augusta che dalla ligure Sabazia (Savona) immetteva ai varchi per la Padania. L’abitato si snoda in due settori separati dal castello, oggi in rovina. Le unità edilizie, caratterizzate da strutture medievali, offrono particolari costruttivi in pietra arenaria, dai davanzali alle finestre, dai portali (alcuni con stemma carrettesco) ai voltoni. Molte sono le facciate in pietra a vista (pietra serena e pietra di Langa). L’impianto urbanistico è semplice: a schema lineare servito da un’unica strada maestra, lastricata in ciottoli e sternìa. L’abitato è rafforzato verso la valle da forti muraglie difensive.