Innovazione tecnologica: Come cambierà il mondo dell’informazione?

29 Giugno 2010
L’ultimo segnale in ordine di tempo e’ arrivato da Rupert Murdoch, che a 79 anni, dopo aver costruito una fortuna comprando e ristrutturando giornali ‘cartacei’ (dal ‘Times’ al ‘Wall Street
Journal’) ha deciso di acquistare da Hearst (altro grande nome della carta stampata) la piattaforma digitale Skiff, realizzata per consultare giornali elettronici su una serie di dispositivi, dai
pc portatili agli smartphone, senza dimenticare i ‘tablet’.
D’altronde sulla ‘tavoletta’ per eccellenza, l’iPad di Apple si contano in poche settimane gia’ piu’ di 120 testate digitali: quasi tutte gratuite (per ora) ma pronte a trasformarsi in un’edicola
a pagamento non appena il mercato sara’ maturo. E questo momento, a dar retta all’ultimo rapporto dell’Ocse su “Futuro delle notizie e Internet” non appare davvero lontano. Le 90 pagine del
documento, infatti, appaiono quasi come un de profundis per il modello tradizionale di informazione scritta. In 20 dei 31 paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico dal 2007 al 2009 il tasso di lettura dei giornali tradizionali e’ sceso drammaticamente, dal -10 per cento della Germania al -30 % degli Stati Uniti (l’Italia e’ a meta’ strada con un
calo del 18 per cento).
Si tratta di un crollo dovuto certo alla crisi, ma soprattutto alla ‘perdita’ dei lettori giovani, per i quali l’approvvigionamento di informazioni avviene soprattutto via web. E se a livello
mondiale il numero di quotidiani non scende e’ solo grazie all’apporto dei paesi in via di sviluppo, spesso di recente democrazia. In ogni caso per il 2009, ammonisce l’Ocse, la perdita di
fatturato globale per il settore e’ stata pari al 10 per cento: ancora una volta la crisi colpisce duro negli Usa dove il fatturato dell’informazione scritta e’ passato dai circa 59 miliardi di
dollari del 2004 ai circa 39 dello scorso anno.
Ad aggravare lo scenario il fatto che alla perdita di ricavi legata alla riduzione del numero di copie vendute si associa naturalmente un taglio delle entrate pubblicitarie, che a livello
mondiale ‘pesano’ per ben il 57 per cento delle entrate del settore. Il passaggio all’informazione digitale – iniziato per molte testate gia’ alla meta’ degli anni Novanta – non ha permesso
tuttavia di compensare la perdita di fatturato pubblicitario della versione stampata: l’advertising via Internet e’ infatti in crescita, ma a livello globale vale ancora solo il 4 per cento del
fatturato totale del settore.
E’ una situazione destinata in parte a cambiare man mano che l’informazione digitale prendera’ il sopravvento su quella ‘cartacea’: gia’ oggi nei paesi piu’ avanzati il 5 per cento delle pagine
cliccate appartiene a siti dedicati solo alle notizie on-line (il dato non comprende solo i siti delle varie testate ma anche gli aggregatori di notizie, come quelli dei motori di ricerca).
L’Ocse rileva come in alcuni paesi piu’ della meta’ della popolazione legga giornali sul web (in Corea del Sud si arriva al 77 per cento) dedicandovi un tempo medio fra i 20 e 30 minuti al
giorno, che in Italia quasi si raddoppia (51 minuti).
Se la tendenza – guardando anche le readership per fasce di lettura – e’ delineata e in apparenza irreversibile, l’Ocse si interroga sui modelli economici in grado di sostenere un’informazione
‘digitalizzata’. Con pochissime eccezioni (soprattutto Financial Times e Wall Street Journal, i cui lettori sono disposti a pagare per un’informazione specializzata e tempestiva) finora le
esperienze di siti di quotidiani a pagamento sono fallite. Ma l’epoca del tutto gratis, almeno per quanto riguarda l’informazione, potrebbe volgere al termine. Il New York Times, anticipando una
tendenza gia’ in atto, ha fatto sapere di voler passare dal 2011 a una consultazione dietro abbonamento.
Quindi e’ stata la volta di Newspass, una piattaforma di Google che dovrebbe servire alla distribuzione di notizie a pagamento (e il 20 per cento degli internauti italiani si sarebbe detto
disposto a sottoscrivere un abbonamento). Ora tocca a Skiff, dello ‘squalo’ Murdoch, sempre abile ad annusare i trend del mercato, anche se il momento della verita’ arrivera’ fra poche settimane,
quando scadranno le versioni gratuite per iPad per la consultazione dei principali giornali.
Se grazie alla ‘magica’ tavoletta Apple – con una esperienza grafica sicuramente coinvolgente per la combinazione dei diversi media- quotidiani e periodici conquisteranno un numero consistente di
abbonamenti, si aprira’ un nuovo capitolo per l’informazione. Dopo essere sopravvissuti all’avvento di radio, tv e internet, dovranno ripensarsi e cambiare modello e l’Ocse non esclude neppure
interventi pubblici per proteggere l’informazione di qualita’. Senza la quale, sottolinea, le democrazie sono a rischio.
Aduc.it
Redazione Newsfood.com+WebTV