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Influenza suina: Così gli Usa proteggono i maiali

Influenza suina: Così gli Usa proteggono i maiali

By Redazione

Spesso, nelle prime fasi dell’influenza suina, la preoccupazione degli addetti alla sanità era di tenere lontano dalle persone i maiali, potenziali veicoli del virus.

Ora, negli Stati Uniti rurali succede l’esatto contrario: lo scopo di barriere, addetti alla sicurezza ed altre misure è tenere le persone (potenzialmente infettate dal virus H1N1) dai
maiali, con particolare riguardo per gli esemplari da esposizione nelle fiere.

In Oregon i suini sono difesi da un’elaborata struttura in plastica e metallo, e i veterinari statali impongono ai visitatori una distanza di sicurezza. In Iowa, non si possono più
tenere in braccio i suinetti, mentre in North Carolina, il dottor David Marshall impone ai visitatori della fiera statale di lavarsi le mani entrando ed uscendo dai recinti degli animali.
Spiega Marshall “L’idea che gli animali possono essere contagiati dalle persone suona strano ma è quello che stiamo sorvegliando”.

Va ricordato come il genoma del virus dell’influenza A sia un misto di “parti” suine umane e d’uccello. Nonostante sia stata soprannominata “influenza suina”, la malattia portata da tale virus
è stata riscontrata in pochissimi maiali (qualche esemplare in Canada Argentina ed Australia) e, in tali, casi l’ipotesi è che i colpevoli biologici del contagio siano stati i
fattori locali.

I veterinari del Dipartimento dell’Agricoltura Usa fanno notare come il virus h1n1 sia relativamente innocuo per i suini e per i golosi in quanto la carne degli animali non rappresenta veicolo
di contagio. Il vero pericolo è che il virus, usando il maiale come “laboratorio” evolva in una varietà più pericolosa. Inoltre anche la paura potrebbe fare la sua parte.
Il settore dell’allevamento suinicolo americano è già in crisi. I timori (giustificati o meno) di un’invasione di maiali.

Così, le autorità sanitarie dei singoli stati si sono mobilitate, senza sintonia globale e senza prima consultarsi con i protagonisti del mercato: le grandi industrie alimentari e
i piccoli allevatori.
Da questo è venuto fuori un misto di provvedimenti statali, ordinanze locali e mugugni personali.

E chissà che questa anarchia non avvantaggi proprio la pandemia.

Matteo Clerici

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