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Inflazione: alimentari in frenata, ma il carrello si modifica

Inflazione: alimentari in frenata, ma il carrello si modifica

By Redazione

La Cia, a commento dei provvisori dati Istat di maggio, sottolinea che il crollo dei prezzi sui campi ha contribuito a bloccare la corsa sugli scaffali, dove registrano anche diminuzioni. Il 60
per cento delle famiglie è stato, comunque, costretto a cambiare il menù.
 
Il crollo dei prezzi sui campi frena la corsa dei listini al dettaglio degli alimentari (meno 0,4 per cento), i consumi riprendono a salire (più 1,1 per cento nel primo trimestre del 2010
rispetto all’analogo periodo del 2009), ma cambia il carrello della spesa. In calo gli acquisti di pane (meno 4 per cento sempre nel primo trimestre), di pasta (meno 2,4 per cento), di carne
bovina (meno 2,3 per cento), vino (meno 2,2 per cento) e di olio d’oliva (meno 1,8 per cento); mentre aumentano quelli dei prodotti trasformati, in particolare gli ortaggi di IV gamma (più
10,2 per cento), i preparati per risotti (più 9,8 per cento) e i piatti surgelati (più 3,8 per cento), i salumi Dop (più 2,1 per cento), i formaggi (più 1,1 per
cento), gli yogurt (più 2,2 per cento), la carne di pollo (più 7,4 per cento), gli ortaggi (più 5,4 per cento), la frutta (più 3,4 per cento) e il latte fresco
(più 1,1 per cento). E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati provvisori dell’Istat sull’inflazione a maggio.

Della frenata dei prezzi al dettaglio dei prodotti agroalimentari hanno beneficiato le tasche degli italiani, la cui spesa si alleggerisce (meno 3,9 per cento nel primo trimestre 2010), grazie
soprattutto alla riduzione delle quotazioni di prodotti come la frutta, gli ortaggi, il latte, i formaggi, il vino e alcuni tipi di carne (avicole in particolare). Tuttavia, il 60 per cento delle
famiglie, negli ultimi dodici mesi, ha cambiato il menù, indirizzando le proprie scelte verso alimenti meno cari, grazie alle promozioni esercitate dalla distribuzione.

Le diminuzioni dei prezzi al dettaglio -avverte la Cia- è, quindi, causa diretta della caduta verticale delle quotazioni alla produzione agricola, che ormai si protrae da più di un
anno. Nello scorso mese di aprile si è avuta una flessione del 4,5 per cento, che fa seguito al meno 9,6 per cento di marzo e al meno 13,6 per cento del 2009. Sono andati in picchiata
soprattutto i listini di frutta (meno 28,8 per cento ad aprile scorso rispetto all’analogo periodo del 2009), di ortaggi e legumi (meno 4,4 per cento) e dei cereali (meno 5,1 per cento, con punte
del 15-20 per cento per il grano duro).

Cia.it
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