Il ristorante Ambakarih e il B&B dei Frantoi Berretta: il valore aggiunto dell’oleificio

10 Maggio 2018
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Frantoi Berretta: un sogno con le radici per terra. Moderni al punto giusto
Testo e foto: Maurizio Ceccaioni
per Newsfood.com
Si è già detto in un altro articolo (vedi anche intervista a Francesco La Delfa) quanto sia innovativo l’impianto per la produzione dell’olio, che oltre per i loro prodotti è utilizzato anche per conto terzi. Ma i Frantoi Berretta, da qualsiasi punto li si guardi, sono una continua scoperta.
Proprio nell’impianto di trasformazione, seguendo le scale in legno accanto agli uffici e alzando gli occhi verso le vetrate del piano superiore, s’intravedono tavoli e sedie del loro ristorante interno, ‘Ambakarih’: la grande passione del dg, Max Carapezza, (vedi intervista) il grande “direttore d’orchestra”.

Un ristorante dal nome esotico, misterioso, che risalirebbe al IX secolo d.C., con l’inizio della conquista araba della Sicilia. Esotico come questo posto realizzato con uno studio ricercato, dove la luce e il bianco dominano su tutto, mettendo in risalto l’ambiente. Tavoli già apparecchiati coi grandi ed eleganti sottopiatti in pietra lavica ricamati in oro e i bicchieri molati che riflettono sulle tovaglie i raggi di sole del mattino.

Ma il ‘top’ non sono le poltroncine Cyborg Club della Magi, con lo schienale in giunco e i lumi da tavolo della Flos, perché a dominare su questo ambiente sono due enormi quadri al naturale che si osservano dalle vetrate: la campagna tutt’attorno e l’oleificio sottostante, sapientemente illuminato di sera, per creare la giusta atmosfera a cena.
Su un lato una vetrina con l’olio della casa e pregiati vini siciliani pronti per essere degustati. Dietro, a vista, s’intravede la cucina in piena attività, con lo chef, Filippo Lavore, a lavorare da oltre 20 anni, anche tra i fornelli dei ristoranti della famiglia Berretta.

Si preparano le portate per un pranzo aziendale e Max Carapezza si muove dalla sala alla cucina, contribuendo a rifinire il tutto col tocco finale. Piatti che non hanno nulla da invidiare a quelli dei ristoranti blasonati presenti nella Guida Michelin. Cibi, odori, sapori, che gratificano non solo le papille gustative, ma prima di tutto la vista e l’olfatto. Raffinate composizioni a mo’ di ‘nouvelle cousine’, uscite dai libri di storia della terra di Sicilia, create reinterpretando molto spesso piatti della tradizione locale, con l’uso di cibi naturali e piante aromatiche che arrivano quotidianamente dai contadini lì attorno.

Neanche a dirlo, qui il termine ‘bio’ è di casa e i prodotti usati sono quasi tutti a chilometro zero. A cominciare dalla ricotta ancora calda, quel ‘formaggio dei poveri’ che, spalmata su pane di grani antichi tostato con marmellate locali di fichi d’India, mele cotogne, gelso, agrumi, creme al pistacchio o alla nocciola, dà un senso al risveglio e gratifica chi ha soggiornato nelle splendide camere a disposizione degli ospiti, con affaccio sulla natura.
Per non dire degli asparagi prodotti qui vicino, come capperi, menta, origano, rosmarino, cicoria, finocchietto selvatico. O quelle fave, ceci, lenticchie e fagioli, che si trasformano in passate vellutate, da condire semplicemente con uno dei loro pluridecorati olii extravergini come l’Imbaccari Terra, o da usare come base per piatti come le Lunette di pasta fresca con mandorle e broccoletti su passata di legumi, pancetta di suino al coltello e pomodorini al forno canditi.
Piatti da degustare opportunamente, accompagnati da uno dei tanti meravigliosi vini che ci offre questa Regione.

Ma questa è una zona collinare dove i boschi non mancano, come funghi e tartufi che, al momento giusto, arrivano da Piazza Armerina. Ottimi con vari tagli di carni locali, come la Tagliata di manzo su pietra dell’Etna o Nocette di maialino con pancetta croccante su coriandoli di peperoni. Ma soprattutto con le ‘Busiate di grano di Timilia’, una varietà antichissima di grano duro ancora coltivato da queste parti, o coi ‘Ravioli di pasta fresca’ ripieni di ricotta e bieta, con funghi freschi di bosco e punte di asparagi.
Che dire poi di mandorle e pistacchi di Bronte, coi quali si producono squisiti dolci e dessert? Leccornie come il verde Pan di Spagna farcito al pistacchio di Bronte con salsa alla vaniglia, il gelato all’olio extravergine d’oliva, il cannolo con ricotta, nocciole tostate e ristretto di passito. O, senza dimenticare il Tiramisù ‘gluten free’, i semifreddi al cioccolato di Modica o col pistacchio verde di Bronte (vedi galleria a fine articolo).

Sapori genuini, tramandati da generazioni e riproposti in chiave moderna attraverso piatti in “salsa gourmet” dalla squadra di cucina diretta da Max Carapezza, con Filippo Lavore – se la vogliamo mettere giù a livello musicale – a fare da primo violino.
Per chi credesse che un B&B o un agriturismo si possano realizzare solo in centri abitati o aziende agricole, possiamo smentirlo subito. Perché Frantoi Berretta sono sì un oleificio, ma anche la realizzazione di un sogno con le radici per terra. Grazie al ristorante interno, questo posto è un B&B e pure una location ideale per cerimonie, incontri aziendali e con i clienti, che durante la consumazione possono osservare direttamente dalle vetrate, le varie fasi di produzione.

Ma è specie a colazione, mentre il sole irrompe prepotente sulla campagna dai Monti Erei verso Morgantina, si apre il cuore a guardare quello spettacolo. Magari avendo davanti un caffè caldo, con
bruschette di grano antico da onorare con marmellate locali, miele e ricotta di pecora freschissima, che come detto, qui non mancano di certo.

Chiaramente dopo aver soggiornato in una delle moderne camere a tema con servizi di prima qualità, che si rifanno alle immagini mitologiche proposte sulle confezioni regalo dedicate a ‘Una terra, le sue storie’. Qui un soggiorno può costare dagli 80 euro per pernottamento e colazione per due persone, al tutto compreso con pranzo e cena, partire da 120 euro a persona. Per cui fate come noi: provare per credere!
Per info: www.frantoiberretta.com
Testo e foto: Maurizio Ceccaioni
per Newsfood.com