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Il piatto è pieno. Forse troppo

Il piatto è pieno. Forse troppo

By Redazione

Molti hanno problemi di misura… alimentare, e vanno in confusione al momento di decidere quanto riempire il piatto. Questo, in sintesi, quanto dimostrato da una ricerca americana, pubblicata
ad aprile sull’American Journal of Preventive Medicine.

Gli studiosi hanno lavorato con 164 volontari, spingendoli a giudicare autonomamente quale fosse la quantità giusta di diversi cibi (pasta, carne, frutta, verdura, bevande). Hanno
così scoperto che, per molti, questa operazione era impossibile: in media, ha azzeccato la porzione il 62% dei partecipanti ma, a ben guardare, le
percentuali variano parecchio a seconda dell’alimento in esame. Quando si tratta di servirsi un piatto di carne, infatti, solo il 30 per cento ne prende una quantità adeguata, nel caso del
succo di frutta ci riesce una persona su due. E a far la differenza, più che l’apprezzamento o meno dell’alimento in questione, è il grado d’istruzione: più alta la
scolarità, meno frequenti gli errori di giudizio.

Lo studio americano conferma come il problema delle porzioni sovrabbondanti esiste, sia nel pubblico che nel privato. Per cominciare, molti ristoranti
tendono a servire piatti troppo pieni, il che porta la gente a sovrastimare la quantità di cibo necessaria. Ma l’esagerazione culinaria tocca anche quello che viene preparato nelle case
dei normali cittadini ed i più esposti sono i bambini; come spiega Jennifer Fisher, docente di Salute Pubblica alla Temple University: «Se vedono una grossa quantità di cibo nel loro piatto, i bimbi pensano che qualcuno ha deciso che quella è la razione giusta
per loro».

E va ricordato come, in questo caso, l’Italia sia meno protetta dei Paesi anglosassoni, che da tempo hanno stabilito standard quantitativi di riferimento
per ogni alimento. Così, per aiutare i buongustai della penisola a scegliere correttamente, la SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) ha
pubblicato un documento sugli standard quantitativi delle porzioni, che innanzitutto sottolinea come «la porzione deve essere innanzitutto di dimensioni «ragionevoli», deve
cioè soddisfare le aspettative edonistiche del consumatore ed essere conforme alla tradizione alimentare».

Il testo è ricco d’informazioni pratiche, con le porzioni espresse sia in misure ufficiali, come grammi, sia in misure ufficiose, come cucchiai, cucchiaini, bicchieri e via dicendo.
Leggendolo, si scopre che una razione di latte è pari ad un bicchiere da vino standard (per arrivare alle due giornaliere raccomandate basta prenderne una tazza), quella di yogurt equivale
ad un vasetto da 125 grammi, mentre una porzione da 80 grammi di riso (a crudo) si giudica prendendo 8 cucchiai da minestra colmi.

Certo, può non essere tutto facile od intuitivo, ma l’opera della SINU è un aiuto prezioso per tutti quelli che vogliono conciliare buona
tavola con buona salute, evitando pericolosi «fuoripista».

                                                                                                                                 
Matteo Clerici

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