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Formazione e patto di accoglienza per lavoratori stranieri in Veneto

By Redazione

Venezia, 13 Dicembre 2007 – Il Veneto si appresta ad applicare il Patto di accoglienza e di integrazione nei confronti dei lavoratori stranieri, la definizione e le modalità di
applicazione di questo strumento sperimentale, introdotto dal Piano triennale di interventi in materia di immigrazione approvato dal Consiglio Regionale nel luglio scorso, sono state affidate
dalla giunta regionale – su proposta dell’assessore Oscar De Bona – all’Ente Veneto Lavoro che ha già al suo attivo la realizzazione di azioni pilota sui flussi migratori.

«Questa sperimentazione – spiega De Bona – fa parte di un pacchetto di interventi nell’ambito delle misure adottate per gestire i flussi migratori per motivi di lavoro. Già da
qualche anno infatti il Veneto sta attuando, in raccordo con le autorità delle aree di origine e di transito dell’immigrazione, una serie di azioni di sistema per far incontrare domanda
e offerta di lavoro accompagnate dalla formazione nei paesi di provenienza e dal sostegno all’inserimento sociale qui da noi. La giunta veneta ha deciso di proseguire in questo percorso, che in
base alle norme in vigore consente alle nostre aziende di ricorrere al titolo di prelazione a favore dei cittadini extracomunitari che abbiano partecipato a programmi di istruzione e formazione
professionale nei Paesi di origine».

Il progetto finanziato dalla Regione prevede quindi che Veneto Lavoro elabori un piano operativo comprendente le azioni formative per i lavoratori stranieri (che dovranno essere cofinanziate
dai soggetti promotori nella misura minima del 30%) e le procedure di raccordo con i soggetti pubblici e privati interessati, tenendo conto dei livelli di disoccupazione dei lavoratori italiani
e stranieri già residenti nel Veneto monitorati dai Centri per l’impiego. L’attività riguarderà anche la collaborazione con i Paesi di origine dei flussi migratori e
l’assistenza per il reinserimento degli immigrati regolari che intendono rientrare nella loro patria una volta scaduto il contratto di lavoro nel Veneto. «Per sostenere l’inserimento
sociale dei lavoratori formati nei loro Paesi – sottolinea De Bona – sarà applicato il Patto di accoglienza e integrazione, che rappresenta il reciproco impegno della società
veneta che ospita e del lavoratore straniero a rispettare diritti e doveri per una convivenza armoniosa». Il Patto di accoglienza sarà definito da un tavolo di lavoro con la
partecipazione di rappresentanti degli organismi già costituiti (Tavolo Unico e Consulta Immigrazione) mediante l’approfondimento di modelli europei esistenti, come quello francese, e
l’individuazione dell’iter operativo per applicarlo. Il finanziamento complessivo della Regione è di 735 mila euro, di cui 235 mila per le attività relative al Patto di
accoglienza e di integrazione.

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