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FAO: agricoltura conservativa per migliorare la qualità del terreno

By Redazione

Roma, 24 luglio 2008 – Una presa di posizione a favore dell’agricoltura conservativa è venuta a conclusione dell’incontro tecnico di tre giorni presso la FAO, a cui hanno
partecipato oltre 100 esperti provenienti da 36 paesi sul tema “Investire nell’intensificazione delle colture sostenibili e migliorare la qualità del suolo” (22-24 luglio).

Introdotta circa 30 anni fa, è attualmente praticata su circa 100 milioni di ettari di terra in tutto il mondo. L’agricoltura di conservazione o agricoltura senza lavorazione,
consiste in una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione, sulla struttura, sul contenuto di sostanza
organica e sull’entità del processo di erosione e conseguente degradazione. Si interferisce molto poco con il suolo dove si semina direttamente, sul terreno non lavorato o lavorato
al minimo.

Secondo uno studio circa il 20 per cento delle terre coltivate è eroso o degradato – una catastrofe potenziale tenuto conto che per l’anno 2050 la produzione alimentare mondiale
dovrà raddoppiare per riuscire a sfamare una popolazione di oltre nove miliardi di persone.

Ricostituendo una buona struttura del suolo ed incoraggiando i naturali processi biologici del terreno se ne incrementa la capacità produttiva, si legge nel Piano d’Azione stilato
a conclusione dell’incontro.

Necessario passare a nuovi sistemi agricoli

Nel Piano d’azione si raccomanda “un passaggio rapido, quando e dove ne esistano le condizioni, a sistemi basati su un intervento minimo sul suolo, su una maggiore copertura del suolo e sulla
rotazione delle colture”. Inoltre si fa appello ai donatori ed ai responsabili politici affinché promuovano questi sistemi nei loro programmi di sviluppo agricolo per mitigare
l’attuale crisi alimentare.

Nel corso dell’incontro si sono portati esempi positivi di come l’agricoltura conservativa abbia apportato vantaggi e benefici in situazioni differenti, dalle grandi fattorie commerciali del
Sud America ai piccoli appezzamenti in Africa, a sistemi ad alta produzione in Asia.

L’impiego frequente di un’aratura profonda può distruggere l’equilibrio organico del suolo causando erosione e nel tempo perdita di produttività. Uno dei problemi
principali è che il suolo degradato si compatta più facilmente e per questo assorbe una minore quantità di acqua, che tende a defluire portandosi con
sé il terreno di superficie. Il terreno perde così la capacità di trattenere l’acqua con conseguenze negative per le falde acquifere sotterranee che non
vengono più alimentate, aggravando così gli effetti della siccità.

Maggiore resa

Nel corso dell’incontro alcune relazioni hanno dimostrato come l’agricoltura di conservazione consenta di incrementare la resa riducendo allo stesso tempo l’impiego di fertilizzanti, pesticidi
ed energia.

Gli esperti hanno concordato che l’agricoltura conservativa, sebbene non sia una panacea per tutti i mali, è tuttavia un elemento necessario per una gestione sostenibile della terra
in molti sistemi agricoli e regioni. Si devono ancora sviluppare modi per far conoscere queste pratiche in quelle regioni che presentano condizioni agricole difficili, come
l’aridità del suolo, che richiede investimenti specifici.

Meno di un mese fa, nel Quadro d’azione dell’ONU sulla crisi alimentare mondiale, si faceva notare che: “Le pratiche di agricoltura conservativa contribuiscono ad aumentare la ritenzione idrica
dei suoli e la capacità delle piante di scambiare i nutrienti, entrambi i fattori sono decisivi per una buona salute dei terreni e per una produzione sostenibile”.

Un processo non facile

“Non sarà facile modificare in breve tempo le abitudini per riuscire a coltivare la terra sia in modo intensivo che sostenibile”, ha affermato Theodor Friedrich, esperto senior
della FAO. “Ma non riuscirci potrebbe compromettere la capacità futura del pianeta di produrre abbastanza per nutrire la sua popolazione”.

L’incontro, al quale hanno partecipato rappresentanti di governi e di organizzazioni internazionali oltre a studiosi, donatori, settore privato, associazioni di agricoltori e ONG, è
stato organizzato congiuntamente dalla FAO, dall’Associazione di Agricoltura Tropicale britannica, dal Forum per la Ricerca Agricola in Africa, dal Centro Agroforestale Mondiale (ICRAF) e da
altre organizzazioni.

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