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Doping e sport, un appello ai ragazzi: «Non si vive solo di successo»

By Redazione

Toscana, 3 Dicembre 2007 – Un messaggio forte e determinato contro il doping, agli oltre 200 studenti di alcune scuole medie e superiori del circondario fiorentino che hanno partecipato
al convegno al Museo del Calcio di Coverciano, è arrivato direttamente da sportivi, tecnici e medici.

Un confronto aperto, per cercare di fugare dubbi e trovare conforto nelle parole dei protagonisti. «Non sono solo i professionisti a fare uso di sostanze proibite – ha dichiarato
l’assessore alle politiche sociali e allo sport Gianni Salvadori – ma anche chi va a fare la sgambata domenicale, soltanto per vincere e affermarsi sui propri compagni. Ormai non possiamo
soltanto limitarci a dire che doparsi fa male ma cercare di indurre i giovani ad assumere stili di vita corretti, a crescere positivamente insieme agli altri, ad accettare la sconfitta. Invito
tutti i ragazzi a porsi obiettivi ambiziosi nella loro vita, a puntare in alto, ma senza l’obbligo di arrivare primi! a tutti i costi. Allarghiamo a tutta la regione i patti territoriali che
abbiamo già avviato a Sesto Fiorentino, nel circondario Empolese-Valdelsa e nel Mugello».

Le parole dei protagonisti sono senza dubbio quelle che hanno maggiormente interessato i giovani. Toccante la testimonianza di Emiliano Mondonico, ex calciatore ed allenatore di tante squadre
di A e B, adesso in C1 sulla panchina della Cremonese, la società che l’ha lanciato nel calcio. «Ho avuto a che fare con il doping. Quando ero ragazzo ho incontrato massaggiatori e
medici che ci davano pasticche o consigliavano flebo. Inconsapevolmente mi sono prestato, ma adesso vivo nel timore che mi possa accadere qualcosa. Purtroppo all’epoca, negli anni 60 e 70, non
c’era nessuno che ci potesse dire se ciò che prendevamo facesse bene o male. I ragazzi adesso hanno la fortuna di saperlo e sono liberi di scegliere». «Due volte sono entrato
in contatto con il doping in vita mia – ha raccontato Renzo Ulivieri, decano degli allenatori (attualmente guida la Reggina) e presidente dell’AssoCalciatori. Da ragazzo mi dissero che certe
pasticche mi sarebbero servite anche per studiare. Alla fine, sia in campo che sui libri, non mi sono servite mai a niente. C’è qualcosa di sbagliato nella società attuale se i
modelli più in voga tra i giovani sono il calciatore e la velina. Tutto è basato sulla bellezza. Ma sport e vita sociale si basano sul confronto con altri che a sua volta è
basato sul rispetto di determinate regole. Nello sport è cambiato il valore della vittoria: domina il denaro, ed è questo che ha portato tanti atleti a barare».
«Spesso dobbiamo porci dei dubbi sulle persone che stanno accanto ai nostri ragazzi – ha spiegato Alfredo Martini, ex ciclista ed ex ct della Nazionale di ciclismo – che li consigliano ad
assumere determinati comportamenti. Adesso prevale il motto ‘o vinci o non sei nessuno&! rsquo;. Invece basta aver fede nella propria passione e ascoltare i consigli di ti incoraggia ad
agire nel rispetto delle regole». «Forse sarebbe necessario fare più prevenzione – ha concluso il ct della Nazionale di ciclismo Franco Ballerini – e partire dal presupposto
che dovrebbe essere l’onestà intellettuale a guidare le nostre azioni, in tutti i campi della vita».

Federico Taverniti

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