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Desenzano, 15 novembre 2014, Lino Cauzzi, 72° compleanno, riflessioni dopo sette anni di calvario

Desenzano, 15 novembre 2014, Lino Cauzzi, 72° compleanno, riflessioni dopo sette anni di calvario

By Giuseppe

Lino CauzziDesenzano, 15 novembre 2014, Lino Cauzzi, 72° compleanno, riflessioni dopo sette anni di calvario
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Un uomo ritornato a vivere, anche se la strada è ancora lunga per arrivare alla fine: ingiustizie, tiri mancini e prescrizioni permettendo…

Premessa
Lino Cauzzi nasce a Cavriana, nella campagna mantovana, da famiglia onesta ma molto indigente.
 Non sa nemmeno cosa sia la fanciullezza… lui, coi suoi 8 fratelli, la sua l’ha passata lavorando e vivendo della carità dei compaesani.
A malapena riesce a fare la terza elementare; a 13 anni va via di casa (poco più di una stalla) e arriva a Milano, la grande mela di allora.

Siamo negli anni ’50, nel dopoguerra, in piena ricostruzione industriale.
In pochi anni partendo da zero, dalla povertà più assoluta, con tanta inventiva e fina intellligenza campagnola (come Bertoldo ignorante, ma non stupido), è riuscito a farsi una buona posizione: per tanti anni una vita di lavoro ma agiata, in mezzo al lusso e alle belle cose.

I primi problemi (e paure) nascono nel 2007 quando suo malgrado è vittima di usurai, complici l’invidia e la disonestà di funzionari di banca, ora sotto inchiesta.
Il vero crollo psicologico e morale avviene nella notte del 26 giugno 2009, a Poggibonsi, nell’ufficio del notaio che non nomino più (notaio, scritto volutamente minuscolo perchè non lo si può considerare un Notaio, e nemmeno un Uomo ma solo un disonesto, al soldo dei malavitosi, solo ed esclusivamente per il Dio Denaro, come da sua ammissione al Collegio dei Notai di Firenze che lo ha inquisito e condannato, come pure il Tribunale di Padova).

Per conoscere tutta la storia, clicca qui:
Lino Cauzzi: articoli e video interviste

Riflessioni

Lino Cauzzi, un uomo ritornato a vivere, anche se la strada è ancora lunga per arrivare alla fine: ingiustizie, tiri mancini e prescrizioni permettendo…
“Sotto un certo aspetto devo ringraziare i miei aguzzini perchè ho potuto rendermi conto di quanto fossi stato fortunato fino ad allora; il vuoto intorno a me, subito dopo essere caduto in disgrazia, mi ha aperto gli occhi sulla “lealtà” di quelli che consideravo “amici”. Non so se sia un castigo del Cielo ma per alcuni di loro, che mi hanno anche deriso e sbeffeggiato, la sorte non è stata benigna; hanno avuto disgrazie gravi in famiglia: morti, malattie e galera.
Ben pochi gli Amici veri, quelli rimasti fedeli ma in compenso ne sono arrivati di nuovi, che mi hanno dato una mano a risollevarmi, quando ero distrutto, senza forze e con l’unica prospettiva di farla finita, appeso ad una corda.

Non finirò mai di ringraziare gli inquirenti che mi hanno creduto e con il loro lavoro hanno permesso alla GIUSTIZIA di condannare più di 200 persone. E un ringraziamento va al Consiglio dei Notai della Toscana, non tanto  per aver avuto il coraggio di condannare alla massima pena il notaio di Poggibonsi disonesto ma soprattutto per aver fatto emergere la verità di quanto avvenne quella drammatica notte in quello studio notarile.

Malviventi moderni, in giacca e cravatta, armati di codici e normative … capaci di aggirare e raggirare la Legge: commercialisti, avvocati, giudici, curatori e custodi fallimentari, notai, poliziotti, funzionari di banca, consulenti vari… che per qualche anno sono stati artefici di azioni delinquenziali verso imprenditori in tutta Italia, in particolare nel nord est.
Come hanno fatto con me, si presentavano come professionisti in grado di risolvere i problemi contingenti di finanziamento e invece spogliavano il malcapitato dei suoi beni, lasciandogli solo debiti.
Dopo tutti questi anni, nonostante le condanne e appurate le responsabilità, la Giustizia non ha ancora scritto la parola: Fine.

E’ come una scatola cinese, pensi d’aver aperto l’ultima e invece se ne apre un’altra, e poi un’altra, e poi un’altra… I difensori dei malviventi incalliti non sono mai “difensori di ufficio” alle prime armi ma studi di avvocati di gran prestigio e “bravura”. 
A loro interessa poco sapere da dove provengono i soldi del loro onorario, il loro obiettivo è smontare la verità e crearne un’altra per evitare/mitigare la condanna dei loro assistiti. Poco importa che siano colpevoli o no!

Dei cinque alberghi che mi sono stati estorti con violenza, con grande fatica ne ho recuperati tre, per ora. Sugli altri due incombono ancora i fallimenti, a me imputati, ma dei quali non sono responsabile perchè dichiarati tali diverso tempo dopo che sono stato estromesso di fatto completamente dalla gestione dei miei 5 alberghi.
Nei miei alberghi c’erano “loro” che incassavano e non hanno mai pagato fornitori, tasse e affitto… Io non potevo nemmeno entrare nei miei alberghi. Quando ho cercato di farlo, mi hanno buttato fuori e mandato anche al Pronto Soccorso…

Si sa che in Italia la Giustizia Civile è molto lenta, per questo con grande pazienza ma ferma determinazione aspetto che arrivino presto le sentenze definitive, e arrivino anche i risarcimenti dei danni procuratimi che ammontano a diverse decine di milioni di Euro.
Con quelli riuscirò a far ripartire le strutture, a ripristinare i posti di lavoro e pagare i debiti verso coloro che se lo meritano, anche e soprattutto quelli morali verso chi mi ha aiutato e sostenuto nei momenti di massima difficoltà.”

Ma la Giustizia è lenta, troppo lenta… e a volta anche ingiusta.

Giuseppe Danielli
Direttore Newsfood.com

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