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Crisi: per l’agricoltura cinque anni di declino

Crisi: per l’agricoltura cinque anni di declino

By Redazione

La Cia: siamo in presenza di una situazione allarmante, come evidenzia anche l’ultimo rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano dell’Ismea. Dal 2004 al 2009 lo scenario si
è notevolmente deteriorato. Servono immediati interventi. I nostri agricoltori sempre più in affanno.
 
Cinque anni con il segno “rosso”. Per l’agricoltura italiana è una serie continua di dati negativi. Dal 2004 al 2009 crollano valore aggiunto, produzione, prezzi e redditi, mentre
s’impennano i costi delle imprese. Il quadro è allarmante e senza precisi e concreti interventi il numero delle aziende sarà destinato a diminuire ulteriormente. Sta di fatto che
oggi oltre il 30 per cento è a rischio chiusura. A sottolinearlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che, anche sulla base del rapporto Ismea “La competitività
dell’agroalimentare italiano- Check up 2010”, mette in evidenza le gravi difficoltà che oggi gli agricoltori sono costretti ad affrontare.

Siamo in presenza -avverte la Cia- di una situazione complessa dove emerge un solo aspetto: quello dell’indifferenza nei confronti delle pressanti questioni che stanno fiaccando sempre più
le forze imprenditoriali agricole. Una disattenzione, in particolare da parte del governo che negli ultimi due anni non ha tenuto nella minima considerazione le richieste che si sono levate dal
mondo agricolo. Solo tante promesse, ma nessuna misura in grado di dare una boccata d’ossigeno alle imprese. La manovra finanziaria, in discussione alla Camera, ne è il chiaro esempio.
Ignorate sia la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali che la reintroduzione del “bonus gasolio”.

Insomma, uno scenario costellato soltanto da minacciose nubi. E questo si riscontra palesemente nel rapporto Ismea. L’agricoltura ha, infatti, registrato, dal 2004 ad oggi, un trend fortemente
declinante del valore aggiunto (meno 11,5 per cento nel 2009, meno 0,5 per cento nel 2008, meno 3 per cento la variazione media annua 2004-2009).

Una dinamica negativa che accomuna l’intera Ue (meno 13,4 per cento la contrazione media del valore aggiunto nel 2009 e meno 2,6 per cento la media del quinquennio 2004-09), ma che -come mette in
risalto il rapporto dell’Ismea- in Italia più che altrove ha falcidiato i redditi degli agricoltori. Gli introiti delle aziende agricole nel nostro Paese -nota la Cia- sono, infatti,
crollati del 21 per cento in un anno contro una media europea dell’11,6 per cento ed hanno subito una progressiva erosione negli ultimi cinque, senza neanche accennare al recupero che gli altri
paesi europei hanno mostrato nel corso del 2007 per effetto dei rialzi dei prezzi.

In Italia, tra il 2004 e il 2009, i prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati in media dell’1,5 per cento all’anno, mentre i costi di produzione del 4 per cento. Una “forbice” che si è
ulteriormente divaricata nel 2009, a scapito soprattutto delle coltivazioni, con il crollo medio dei listini dell’11,6 per cento.

Altra “forbice” è quella tra i prezzi all’origine e quelli al dettaglio, che dopo una riduzione nel 2007 e nel 2008, sempre lo scorso anno, è tornata a crescere, in particolare per
pasta, pane, latte e frutta, raggiungendo nel terzo trimestre il valore più elevato del quinquennio. Tuttavia, nel 2009 si è avuta una frenata dei listini sugli scaffali (meno 1,5
per cento il ribasso medio dei prezzi alimentari). E ciò ha permesso una leggera crescita dei consumi domestici delle famiglie italiane (più 0,5 per cento) che hanno potuto
usufruire di una riduzione della spesa dell’1,7 per cento. Comunque, nell’ultimo quinquennio il trend degli acquisti è stato stagnante: nel periodo 2004-2009 si è avuto un
incremento di appena lo 0,8 per cento.

La Cia segnala, inoltre, che il rapporto Ismea evidenzia una crescente attenzione delle famiglie, in particolare dei giovani nuclei con reddito medio basso, a far quadrare i bilanci, rimodulando
il “paniere” dei consumi in risposta alle variazioni dei prezzi. Rimane, però, significativa l’attenzione verso prodotti ad alto contenuto salutistico, come conferma l’incremento del
settore biologico (più 7,6 per cento il tasso di crescita annuo tra il 2004 e il 2009 e più 6,7 per cento la variazione 2009/2008).

Cia.it
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