Convegno: “LatteRegis – un sorso di salute”

25 Novembre 2015
Lettera aperta
Non solo protezionismo di piazza ! Ma anche ricecra e innovazione !
Latte, manifestazione della Coldiretti 500 allevatori all’Ipercoop di Mestre I dimostranti si sono ritrovati per sensibilizzare la popolazione sui problemi del settore. «In gioco il destino di 3.500 stalle regionali»
Questo è solo uno dei tanti articoli riportati dai giornali, in questi ultimi giorni, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei responsabili politici sulla crisi del settore della produzione del latte. Purtroppo, non è sicuramente con la protesta di piazza che possiamo tutelare le nostre produzioni agroalimentari, ma occorre puntare sulla loro qualità oggettiva, desunta attraverso la ricerca, la sperimentazione e l’innovazione, ed accertata da analisi di laboratorio.
Ciò premesso, piena solidarietà ai produttori per i loro disagi, ma ciò non impedisce di essere realisti, richiamando la loro attenzione sul fatto che queste manifestazioni, pur susseguendosi quasi in continuazione, non hanno mai risolto alcun problema per il quale erano state programmate (crisi del latte, delle carni, degli ortaggi, della frutta). Vero sia che, più che delle terapie, inducono a credere in una loro finalità demagogica di appartenenza. Da sempre nel commercio esiste la regola fondamentale della domanda e dell’offerta. Ed è in virtù di questa regola che, sia il venditore che il compratore, cercano sempre di vendere e/o di acquistare dal miglior offerente. Di conseguenza, nello specifico, gli allevatori dovrebbero chiedersi: perché l’industria dovrebbe pagare il mio latte ad un prezzo superiore a quello di mercato? Domanda che, sicuramente, si è posta pure l’industria, anche se in modo contrario, e precisamente: perché dovrei pagare un latte normale ad un prezzo superiore a quello di mercato? La soluzione del contendere può provenire solamente dalla produzione e dalla commercializzazione di un latte innovativo, con caratteristiche salutistiche comprovate dalla presenza e dalla quantità oggettiva di nutrienti indispensabili per la nostra salute.
Purtroppo, il latte bovino, dopo aver rappresentato da sempre un succedaneo del latte umano, importantissimo per la nostra vita (lo è ancora per le popolazioni più povere del mondo), oggi, molti (anche medici) lo ritengono un alimento cancerogeno e responsabile del 40% di tutte le allergie ed intolleranze alimentari. Com’è possibile che esistano opinioni così diverse nei confronti di un alimento indispensabile per la sopravvivenza naturale dei mammiferi? Il neonato di un mammifero privato del latte muore! Ciò dimostra che il problema non riguarda il latte di per sé, ma il modello produttivo e, precisamente, l’alimentazione delle bovine che lo producono, come è stato dimostrato con il convegno dal titolo: LatteRegis – un sorso di salute – tenutosi a Piazzola sul Brenta (PD) il 4 Novembre c.m.
Oggi, negli allevamenti industrializzati, il fieno, alimento principe per i ruminanti, è stato surrogato da insilati, e la chimica (integratori, additivi,ecc) e la farmacologia, sono diventate parte integrante della razione della vacca da latte, con un peggioramento delle caratteristiche salutistiche del suo latte. Pertanto, non è per nulla cervellotico credere che il responsabile delle allergie e delle intolleranze, non sia il latte di per sé, ma il latte dei grandi allevamenti industrializzati, per alcuni dei suoi contenuti, purtroppo, poco salutistici. Cioè, molecole perniciose per molte persone, le quali, nonostante tutte le certificazioni di processo delle produzioni, a cominciare da quelle del latte, continuano a restare sconosciute.
Mentre l’industria casearia, e non solo, si è accorta che le certificazioni di processo (Dop e Igp) non sono altro che degli specchi per le allodole (consumatori in buona fede), ed un business per gli enti certificatori, gli allevatori, ignari, vengono tuttora plagiati dai loro sindacati e indotti a credere nel miracolo economico degli attestati cartacei e delle proteste di piazza.
Da sempre, alle manifestazioni di protesta della Coldiretti, AmbroSia, associazione di imprenditori agroalimentari, in collaborazione con l’Eurocoltivatori, organizzazione professionale agricola, hanno risposto con delle proposte innovative (purtroppo rimaste inascoltate) avallate dalla ricerca e dalla sperimentazione, di alcune filiere produttive, tra cui il latte, con caratteristiche salutistiche.
Per quanto riguarda il latte, poi, gli allevatori ed i rappresentanti di alcune latterie dell’Alta Padovana, presenti al convegno di Piazzola sul Brenta, hanno manifestato grande interesse per il LatteRegis. Un latte prodotto da bovine alimentate con una dieta a base di fieno, elaborata da Benito Mantovani, nutrizionista zootecnico, ottimizzata con un mangime speciale, costituito da cereali, farine proteiche e da un’integrazione vitaminico – minerale.
Al convegno, Benito Mantovani, in veste di relatore, in quanto ideatore del LatteRegis, si soffermò in modo quasi puntiglioso sugli aspetti riguardanti i costi di produzione attuali del litro di latte. Egli ha potuto dimostrare che il minor costo di una razione a base di insilato di mais, rispetto ad una a base di fieno, viene annullato dalle maggiori spese gestionali dirette ed indirette, quali: quota di rimonta, ipofertilità, medicinali, mortalità neonatali, interparti allungati, ecc., a cui si va incontro con l’alimentazione a base di insilati. Inoltre, il LatteRegis contiene degli elementi nutritivi funzionali importanti per la nostra salute, sicuramente in grado di far lievitare il suo prezzo di mercato.
La dietista Antonia Bidoia, consulente per la ristorazione in alcune scuole del Veneto, è intervenuta al convegno di Piazzola sul Brenta, portando alcune testimonianze riguardanti l’utilizzo degli alimenti AmbroSia, affermando: “Durante la sperimentazione del LatteRegis, ho assistito molte persone che manifestavano intolleranza al latte, compresi anche dei bambini di otto giorni di età, senza riscontrare alcun sintomo negativo, da parte loro, durante l’assunzione di questo latte. Anzi, per quanto riguarda i bambini, la loro crescita è stata normalissima, e senza alcun intoppo dovuto all’alimentazione”.
Sempre la stessa dottoressa Bidoia, parlando delle carni di AmbroSia di bovino (Manzetto) e di maiale (Grufolino), ha affermato: “Tutte le volte che sono stati inseriti gli alimenti AmbroSia nel menù delle scuole nelle quali esercito la mia professione, il gradimento degli scolari per questi prodotti è sempre stato elevato, tanto da rendere quasi nulli gli avanzi a tavola, a differenza di quelli riservati agli alimenti normali che sono circa del 25 – 30%. Tra l’altro, in una scuola, era presente una bambina, affetta da una malattia metabolica, a causa della quale doveva alimentarsi con una dieta molto ricca di grassi. Per due anni, questa bambina è stata alimentata con le carni di Manzetto e di Grufolino, con 3 risultati sorprendenti anche per il pediatra che l’ha in cura.
Al convegno di Piazzola sul Brenta hanno partecipato come relatori, anche i professori dell’Università di Padova, Martino Cassandro, Dipartimento Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE) e Giorgio Moretti, già professore di Igiene e Medicina Preventiva e già Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza della Alimentazione. Il professor Cassandro ha riferito sull’attendibilità dei contenuti analitici del LatteRegis e di quelli dei latti a confronto, forniti dal Laboratorio di Analisi del Dipartimento DAFNAE.
I dati di laboratorio hanno confermato la presenza nel LatteRegis di quantitativi superiori, rispetto ai latti di riferimento (anche se in modo indiziale per numero esiguo di analisi), di acidi grassi riguardanti gli Omega 3, i Cla – acido linoleico coniugato e gli acidi grassi ramificati, rispettivamente del 55, del 46 e del 25%. Studi recenti hanno dimostrato che questi acidi grassi, come del resto ha posto l’accento il professor Giorgio Moretti con la sua relazione, svolgono un’attività benefica sul sistema cardiovascolare (omega 3), anticolesterolemica e antitumorale (Cla e acidi grassi ramificati). Ed è partendo da questi presupposti che l’Eurocoltivatori, con il supporto tecnico di AmbroSia, alla suggestione demagogica delle manifestazioni di piazza, ha preferito avviare, da circa un ventennio, una ricerca quasi completamente autofinanziata, che ha consentito di sperimentare, con esiti positivi, alcune filiere produttive (bovino, suino, vitello, maiale, coniglio, pollo, uovo) con caratteristiche salutistiche simili a quelle del LatteRegis, sicuramente in grado di incentivare i vari settori.
Ovviamente, la realizzazione di queste filiere, rimarrà un sogno nel cassetto, con la chiusura di tantissime piccole e medie aziende agricole, se non ci sarà un loro riconoscimento ed un sostegno economico, per la loro realizzazione, da parte degli organi preposti allo sviluppo della nostra agricoltura. Le bandiere colorate di appartenenza possono servire per segnalare il problema e per ottenere dei contributi, ma per superare le difficoltà concorrenziali, la nostra agricoltura deve affidarsi alla ricerca, alla sperimentazione e all’innovazione.
Chiara Danielli
Redazione Newsfood.com