Coldiretti, stop all’invasione dell’olio tunisino

22 Luglio 2018
I numeri parlano chiaro: più di 56.000 tonnellate, con una crescita del 260% rispetto all’anno scorso. E’ in atto un invasione di olio dalla Tunisia, con conseguenze tragiche per l’agricoltura italiana.
In occasione della visita in Sicilia del premier di Maio, l’associazione agricoltori torna sull’importazione in Italia di prodotti dall’estero.
A riguardo, l’opinione di Coldiretti è chiara: “L’Unione Europea deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero verso l’UE”. Fare altrimenti vorrebbe dire far entrare sul territorio nazionale produzioni di bassa qualità ma coperte dal nome di marchi nazionali vendute all’estero. Un falso made in Italy che danneggerebbe produttori e consumatori.
I numeri non portano all’ottimismo: nel solo primo quadrimestre del 2018, sono stati importate i 26,6 milioni di chili di olive. A questo si aggiunge l’ondata di gelo invernale, che ha ridotto la produzione made in Italy.
Una situazione non facile, ma in gioco c è una fetta importante del made in Italy. Un milione di ettari di terreno coltivati ad ulivo in Italia, nazione che può vantare maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il piu’ vasto patrimonio di biodiversità del mondo.
In difesa dell’olio italiano, Coldiretti, Unaprol e Fedolio hanno sottoscritto il più grande contratto di filiera. Dieci milioni di chili, un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro con l’obiettivo di assicurare la sicurezza e le diffusione dell’olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita sono le basi del testo.
In generale, Coldiretti ha convinto i firmatari col progetto di una filiera agricola 100% italiana, pensata per promuovere un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare le differenze.
Dalla parte di Coldiretti, i sondaggi. Secondo le analisi più recenti, il 91% degli italiani sceglie olio extravergine d’oliva, e la maggioranza sceglie olio italiano. Vi è allora il rischio che olio straniero venga spacciato per olio italiano. E, a favore dell’imbroglio, i caratteri sull’etichetta. I termini (“ miscele di oli di oliva comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”) sono infatti riportati in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.
Per difendersi, è bene adottare una serie di accorgimenti. Il consumatore deve sempre osservare l’etichetta o, ancora più efficace, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.
Matteo Clerici