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Capanna: «L'Europa non apra agli Ogm»

By Redazione

«L’aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari è un fatto grave e allarmante, ma le misure che la Commissione Europea intende adottare e che saranno presentate domani a
Strasburgo non sembrano essere all’altezza, almeno secondo quanto si può evincere da alcune anticipazioni di stampa».

Così Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici, commenta le anticipazioni fornite da alcuni quotidiani del discorso che Josè Manuel Barroso pronuncerà
domani a Strasburgo. «Secondo Barroso – continua Capanna – le cause dell’allarme andrebbero ricercate soprattutto nel rincaro dell’energia e nell’aumento della domanda di cibo, e si
potrebbero rimuovere attraverso alcuni interventi sulle politiche agricole comunitarie, tra cui l’aumento degli approvigionamenti agricoli e il ricorso agli Ogm. Dalla sua analisi escono
assolti i biocarburanti, che invece vengono riproposti, nelle forme di terza e quarta generazione, come una possibile soluzione».

«Il problema della fame nel mondo è in realtà ben più articolato e complesso – spiega Capanna – non dipende certamente dalla mancanza di cibo, nè può
essere risolto ricorrendo ai biocarburanti o agli organismi transgenici. Tra le cause principali ci sono infatti le speculazioni di borsa sulle materie prime alimentari. Ad esempio, il prezzo
del grano è aumentato del 113% negli Stati Uniti e del 93% in Europa ma in realtà la sua produzione ha registrato – ironia della sorte -un incremento che, secondo i dati forniti
dal Dipartimento all’agricoltura statunitense, proseguirà anche per i prossimi due anni.

«Ci auguriamo che domani Barroso possa smentire sia le analisi sulle cause del problema sia le proposte di soluzione – continua il Presidente della Fondazione Diritti Genetici, che spiega
perchè il ricorso agli Ogm non rappresenta una possibile via di uscita: «Spesso l’allarme prezzi viene utilizzato per rilanciare le colture transgeniche come panacea di tutti i
mali, ma ciò è ben lontano dalla realtà. Ad affermarlo è, ad esempio, un importante progetto di ricerca internazionale commissionato, tra gli altri, dalle Nazioni
Unite e dalla Banca mondiale, che ha coinvolto circa 4mila scienziati ed esperti provenienti da ogni parte del mondo, l’International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and
Technology (IAAST). Questo è quanto emerso dal loro rapporto: molti aspetti relativi alla questione del rischio delle biotecnologie non sono ancora stati chiariti; non vi sono evidenze
tali da poter concludere che i semi geneticamente modificati aumentino la resa; appoggiando le biotecnologie i governi finirebbero col favorire il controllo dell’industria biotech nel campo
della ricerca agricola svolta nei paesi in via di sviluppo, visto che la possibilità di brevettare attrae investimenti ma tende anche a concentrare la proprietà delle risorse,
accresce i costi, inibisce la ricerca indipendente e mina le pratiche agricole tradizionali che hanno un ruolo importante nei paesi non industrializzati».

«Aprire agli Ogm – conclude Capanna – significherebbe dunque assecondare le strategie delle multinazionali che, mentre sono parte in causa dell’aumento dei costi delle materie prime
alimentari, approfittano del problema per rilanciare le piante biotech e promuoverne l’accettazione da parte dei consumatori».

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