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Belluno, la montagna e il piano di sviluppo rurale

By Redazione

Belluno, 2 Ottobre 2007 – Confagricoltura Belluno guarda allo stato di salute dell’agricoltura di montagna e constata che il termometro segna rosso.

Lo stato febbricitante dell’agricoltura di montagna è aggravato da vari fattori anche d’ordine strutturale: frazionamento e polverizzazione fondiaria, mancanza di una oculata gestione
territoriale ed urbanistica, soffocante burocrazia, notevole aumento dei costi di produzione e stagnazione da numerosi anni dei prezzi dei prodotti agricoli, etc..

Non basta più, alle aziende agricole che operano nelle aree più svantaggiate e di difficile coltivazione della Regione Veneto, produrre prodotti di eccellenza come il fagiolo di
Lamon, i formaggi a latte crudo dai mille sapori, la carne di qualità, la preservazione di alcuni prodotti tipici ed unici come la Mela di Faller o la Pecora Alpagota, per
sopravvivere.
Le aziende di montagna hanno l’urgente necessità che il tanto atteso Piano di Sviluppo Rurale prenda concretamente l’avvio con l’apertura dei bandi per l’anno corrente.
Confagricoltura Belluno fa notare, ad esempio, che già nel 2005 e nel 2006 le aziende che avevano terminato il periodo d’impegno agroambientale non hanno percepito nessun sostegno per
l’attività di sfalcio e di manutenzione ambientale che hanno svolto in questi due anni.

In montagna anche le aziende più strutturate che hanno fatto investimenti, che si sono rinnovate, che vengono gestite in maniera imprenditoriale non riescono più a chiudere
positivamente i bilanci.
La politica comunitaria, conscia di ciò, ha varato una politica di sostegno che passa attraverso lo Stato e la Regione.
Ora gli agricoltori che lavorano in quota stanno aspettando con ansia l’apertura dei bandi di quest’anno. In particolare è indispensabile che vengano urgentemente aperti i bandi per
l’Agroambiente e l’Assistenza Tecnica. Quest’ultima indispensabile perché le aziende devono essere informate e formate sull’applicazione delle direttive e delle normative relative alle
buone pratiche agronomiche.
Sarebbe gravissimo se i bandi di cui sopra non permettessero di presentare le relative domande per l’anno in corso e se le aziende non percepissero i relativi sostegni.
Gli effetti negativi non coinvolgerebbero solo il settore primario, ma l’intera collettività!

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