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Allevatori veneti compatti verso la «protesta del Prosciutto DOP»

By Redazione

Venezia – Dopo la riunione degli stati generali della suinicoltura italiana a Reggio Emilia, l’allarme per il futuro di questi prodotti di punta dell’agroalimentare Made in Italy si
è esteso anche al Veneto.

Secondo il presidente della Sezione suinicola di Confagricoltura Veneto, Paolo Magnabosco, il problema è molto semplice: mentre la filiera della salumeria produce ancora margini di
reddito ma distribuiti in maniera iniqua, l’anello zootecnico, costretto entro quotazioni di poco superiori ad un 1 euro al chilogrammo, non ha più la possibilità materiale di
garantire la qualità necessaria alle produzioni DOP. Basti pensare che, allo stato attuale, il rispetto dei disciplinari comporta una perdita secca dai 30 euro in su per ogni suino
commercializzato: un dato che si traduce in centinaia di migliaia di euro di disavanzo annuo, condizione che sta portando molte aziende zootecniche alla chiusura.

Le vie d’uscita, prosegue Magnabosco, sono due: o la filiera si riequilibra, permettendo ai suinicoltori di sopravvivere, oppure gli stessi allevatori saranno obbligati a dismettere la
produzione di suini di qualità, nati ed allevati in Italia (gli unici utilizzabili dalla filiera DOP) e si dedicheranno ad un allevamento rivolto al mercato estero.

Il dato inedito e confortante emerso dall”incontro reggiano, però, è quello della compattezza degli allevatori di suini, che forse per la prima volta negli ultimi anni si stanno
muovendo con una voce sola. Inoltre Coldiretti, Confagricoltura e Cia hanno garantito piena adesione all’iniziativa.

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