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Addio fredde macchine. E’ in arrivo il computer che si emoziona

By Redazione

Il sogno di molti, dai grandi scrittori di fantascienza ai semplici appassionati d’ informatica, è stato quello di umanizzare le macchine.

Non apprezzando il loro carattere “freddo”, basato sulla pura logica matematica, tali sognatori speravano un cambiamento radicale che permettesse ai computer d’interagire con le persone
“mettendosi al loro livello”, cioè provando emozioni e sentimenti.

Ora tale sogno può diventare realtà, grazie a Project Natal della Microsoft: “possiamo anche trasferire oggetti reali nei mondi virtuali, come un disegno.

E i personaggi virtuali saranno in grado sia di adoperarli sia di distinguere i colori, leggere le nostre espressioni del volto e cogliere i differenti toni della voce grazie al microfono.
In una parola potranno vederci e sentirci”
anticipa orgoglioso Kudo Tsunoda, uno degli esperti coinvolti.

Tutto è nato circa 3 anni fa, con l’arrivo del Nintendo Wii.

Tale consolle è stata la prima ad introdurre un controller a sensore di movimento: per giocare a tennis, colpire un mostro con la spada o lanciare una palla da biliardo bastava mimare i
movimenti necessari per tale atto nella vita reale.

Project Nadal rappresenta il passo successivo: non migliorare i dispositivi di controllo ma, semplicemente (!), farli sparire.

La messa in pratica della filosofia di Spielberg: il regista affermò che l’unico modo per portare alle masse l’intrattenimento digitale era rendere la tecnologia invisibile.

Ed è proprio questa l’ intenzione di Microsoft che, per dare a Nadal le massime possibilità di riuscita, ha ingaggiato Peter Molyneux, sorta di Tim Burton del mondo elettronico,
creatore di videogiochi dal talento innegabile quanto anticonvenzionale.

E Peter Molyneux non ha avuto particolari problemi ad esporre alcune delle sue idee: “Questo potrà significare ad esempio trasferire il soggiorno del giocatore dentro un videogame e
far apparire qualcuno all’improvviso in casa sua. Potremo farlo camminare dietro di lui, farlo sedere al suo fianco, fare in modo che lo guardi negli occhi e gli faccia domande precise. Magari
che gli chieda in prestito gli occhiali o di esser presentato agli altri membri della famiglia…E una porta su un universo emotivo del tutto nuovo”
.

Ma idee a parte, la nuova creatura della Microsoft vincerà o perdera sulla base del risultato concreto.

Se la fusione teoria-pratica risulterà ottimale, si potrà interagire con personalità digitali complesse, inserite in ambienti digitali così articolati e fusi con il
nostro da lasciare una libertà quasi totale.

Se, al contrario, ciò non avverrà, Project Natal si rivelerà una sorta di Tamagotchi di lusso, un “vorrei ma non posso” digitale, una macchina che vuole interagire con l’
uomo su un piano di parità ma non riesce, perchè ostacolato da troppi limiti tecnici e da una programmazione superficiale.

In ogni caso, qualunque sia la sorte di Nadal, la rivoluzione concettuale è iniziata.

Da oggi in poi, i computer sono sempre più umani e sempre meno macchine: “Il motivo è semplice”, rivela Shigeru Miyamoto, “padre” di Super Mario e mente creativa della
Nintendo. “Tutti ci siamo accorti che dedicare troppa attenzione all’hardware è sbagliato, ora conta solo il tipo di esperienza e le emozioni che si possono trasmettere”.

Matteo Clerici

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