Aborto, Leo (FI) presenta ordine del giorno in Regione
2 Gennaio 2008
Torino – Non una revisione della legge 194 sull’aborto, ma una verifica della sua applicazione, che tenga conto dei cambiamenti sociali e dei progressi scientifici ottenuti a trent’anni
dall’approvazione, lo chiede Giampiero Leo, consigliere regionale di Forza Italia, riprendendo a livello piemontese l’iniziativa lanciata dal coordinatore nazionale del partito, onorevole
Sandro Bondi, per innescare un dibattito in Consiglio regionale, Leo ha presentato un ordine del giorno sul tema.
«Dal lontano 1978 – dice – in Italia vi sono stati tanti e tali cambiamenti nel costume, nelle pratiche mediche e nelle tecniche diagnostiche, che si rende senz’altro necessario adeguare
l’applicazione della legge, sia mediante l’emanazione di nuove linee guida da parte del ministero della Salute, sia con una particolare attenzione dedicata a questo argomento dall’assessorato
regionale alla Sanità. Vi è inoltre ancora da chiarire che fine farà la sperimentazione della pillola abortiva, attuata al S. Anna. Se il farmaco sarà registrato in
Italia, si dovrà verificarne la corretta somministrazione, per evitare rischi per le donne e abusi. Insomma, ci sono molteplici elementi per riprendere in mano il «dossier
aborto» ed esaminarlo senza pregiudizi ideologici, alla luce delle attuali condizioni sociali e sanitarie dell’Italia e del Piemonte».
Nel documento depositato a palazzo Lascaris, Leo chiede che la competente Commissione Sanità svolga un’indagine sulla situazione delle interruzioni volontarie di gravidanza, anche
mediante l’analisi di dati ulteriori rispetto alle abituali statistiche.
«Per una piena attuazione della legge – continua Leo – si dovrebbe conoscere l’impegno delle strutture consultoriali nei colloqui con le donne che intendono abortire, con la verifica dei
casi in cui gli operatori riescono a far recedere da tale proposito. Un rafforzamento delle misure, degli aiuti concreti resi disponibili in caso di rinuncia all’aborto, sia alle ragazze madri
che alle famiglie, o alle donne extracomunitarie, che sempre più numerose richiedono l’Ivg, potrebbe aumentare il numero degli aborti evitati».
Infine l’esponente azzurro si sofferma sui temi più strettamente medici, sollecitando la ridefinizione, alla luce delle aumentata speranza di vita per i prematuri, del limite temporale
entro cui è possibile ricorrere all’aborto, «considerato che autorevoli studi internazionali indicano nella 22^ settimana di vita già alte possibilità di
sopravvivenza del feto. Occorre dunque far tesoro delle conquiste della scienza, per ridurre il più possibile gli aborti tardivi e le drammatiche situazioni in cui bambini abortiti
nascono vivi».