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5 febbraio, Giornata dello spreco alimentare

5 febbraio, Giornata dello spreco alimentare

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5 febbraio, Giornata dello spreco alimentare. E’ allora tempo di valutare e quantificare il rapporto degli italiani con il cibo, magari usando come base una recente inchiesta di Coldiretti.

I dati sono positivi: lo spreco è stato ridotto dal 40%, annullato dal 31%; purtroppo, il 22% del campione dichiara di averlo mantenuto costante ed il 7% lo ha addirittura aumentato.

Coldiretti aiuta poi a capire dove si spreca. Al primo posto, gli sprechi domestici (54%), poi la ristorazione (21%), la distribuzione commerciale (15%), l’agricoltura (8%) e la trasformazione; totale, 16 miliardi l’anno.

Risultati non disprezzabili, ottenuti grazie anche alla legge Gadda (166/16) che mira propria a colpire gli sprechi alimentari.

Merito anche di un nuovo modo di pensare, che ha generato iniziative come (appunto) la riduzione degli sprechi alimentari, più coinvolgimento di produttori-consumatori, nuovi imballaggi e nuove procedure per le discariche.

Particolare attenzione da parte dei professionisti: come spiega Coldiretti, “Siamo però di fronte ad una svolta con la ristorazione che si attrezza e un numero crescente di esercizi che mette a disposizione riservatamente dei clienti confezioni o vaschette ad hoc per portare a casa il cibo non consumato mentre sono aumentate le industrie e le catene di distribuzione che stringono accordi per consegnare le scorte alimentari a rischio scadenza ai più bisognosi”.

A chiarire la situazione, anche il progetto Reduce: iniziativa del Ministero dell’Ambiente, alcune Università Italiane e della rete Spreco Zero, ha creato un campione, 400 famiglie, scuole ed esercizi della grande distribuzione.

L’analisi di Reduce mostra come, ogni anno, gli italiani gettino via 100 grammi di cibo: una quota che moltiplicata per 365 giorni all’anno ci porta a 36,92 chilogrammi di alimenti, per un costo di 250 euro all’anno.

Ogni famiglia spreca 84,9 chilogrammi di cibo all’anno: tradotto a livello nazionale, lo spreco tocca i 2,2 milioni di tonnellate di cibo in un anno, per un costo di 8,5 miliardi di euro, circa lo 0,6% del Pil. Nel dettaglio, il pasto più a rischio è la cena, con il 150% dello spreco rispetto al pranzo. Riguardo poi al cibo, al rimo posto la verdura (20 grammi al giorno di media), poi latte e latticini (13 grammi al giorno), frutta (12 grammi) e prodotti da forno (8,8 grammi).

La situazione non è positiva anche nelle mense scolastiche. Gli esperti di Reduce hanno valutato 73 plessi di scuola primaria, 35 dei quali in Emilia-Romagna, 25 in Lazio e 18 in Friuli-Venezia Giulia.

L’indagine ha provato come il 30% del cibo viene gettato, circa 90 grammi per studente, ad ogni pasto. La grande distribuzione, invece, produce 2,89 chilogrammi all’anno di spreco alimentare per abitante, vale a dire 55,6 grammi a settimana e 7,9 grammi al giorno. Il 35% potrebbe essere recuperabile a scopo alimentazione umana.

Insomma, molto è fatto, molto rimane da fare. Anche perché il problema non è solo italiano: come ricordano gli esperti, ad oggi si getta via il 30% del cibo prodotto

Quello dello spreco alimentare è un paradosso, perché se nel mondo si getta oltre un terzo del cibo prodotto (di cui l’80% sarebbe ancora consumabile), nei prossimi anni sarà necessario aumentare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione raggiungerà i 10 miliardi di persone il 2050.

Matteo Clerici

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