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1860-2010: 150 anni di bollicine, tutto sullo spumante. 380 milioni di bottiglie prodotte nel 2010

1860-2010: 150 anni di bollicine, tutto sullo spumante. 380 milioni di bottiglie prodotte nel 2010

By Redazione

DATI UFFICIALI
Osservatorio Economico Vini Effervescenti
Italian Economic Bubble Wine Observatory  (OVSE®©)
Dicembre 2010

SINTESI E DATI ECONOMICI GENERALI SULLO SPUMANTE ITALIANO:
In auge le bollicine italiane all’estero. Consumi stazionari in Italia.
2010-1860 – 150 anni dalle prime prove di bottiglie nazionali di metodo classico.
380 milioni di bottiglie prodotte nel 2010.
376milioni di bottiglie consumate nel 2010.
226 milioni di bottiglie esportate (+17% rispetto al 2009), 150 milioni di bottiglie stappate in Italia ( -1,4% sul 2009).
€ 1miliardo circa il giro d’affari alla produzione;  € 2,90 miliardi di euro ( +2,4%) il valore al consumo totale, di cui € 1,885mld (+4,7%) realizzato all’estero e €
1,015 mld sul mercato nazionale.
Italia terzo produttore al mondo, primo paese esportatore.    

Italia, analisi mercato e consumi

PRODUZIONE NAZIONALE –
L’Italia è il terzo paese produttore al mondo dopo Germania, Francia e prima della Spagna.
380 milioni di bottiglie prodotte e 376 milioni quelle stimate come consumo in Italia e nel mondo nell’anno 2010, rispetto a 345 milioni spedite nel 2009 (+8,9%).  
Il comparto economico degli spumanti italiani vale circa 2,9 miliardi di euro al consumo.
Circa 300 le Denominazione d’Origine (fra Docg – Doc e Igt) che possono produrre un vino spumante  per un totale di 2110 etichette prodotte da 600 aziende. 210 le aziende che producono
almeno una etichetta di metodo classico, le prime 10 tirano quasi l’80% del totale. 380 le aziende che producono almeno una etichetta di vini spumanti metodo italiano, le prime 10 coprono il 60%
del mercato.
Maggiore concentrazione si riscontra nelle produzioni di metodo classico con 2 leaders (Guido Berlucchi e Ferrari) che insieme rappresentano il 40% del mercato nazionale e il 50%
dell’export.  Veneto, Piemonte e Lombardia sono le Regioni piu’ produttive: la Lombardia e’ il leader per le bollicine ottenute con il metodo classico. Il Veneto con oltre 200 milioni di
bottiglie all’anno è la regione più “spumantistica”, oggi rappresentata da Superiore di Cartizze (un cru di sole 1.300.000 bottiglie), Conegliano Valdobbiadene e Asolo Docg,
Prosecco Doc e ancora diverse varianti sempre recanti il nome Prosecco Spumante, Glera, oltre a Durello, Soave, Lison ed altri.

Per quanto concerne i valori economici, sempre al consumo, di bollicine italiane:
il valore globale è € 2,90 miliardi, con un prezzo medio a bottiglia al consumo di € 7,71
il fatturato alla produzione è pari a circa  € 1,0 miliardo
il valore sul mercato nazionale delle bollicine metodo italiano (charmat) è pari a circa € 750 milioni, per una media al consumo di € 5,80 a bottiglia;
il valore sul mercato nazionale delle bollicine metodo classico è pari a circa € 280 milioni, per una media al consumo di € 13,10 a bottiglia.

Molto importante è il dettaglio dei dati economici  per singola denominazione al consumo:
il Franciacorta esprime un valore di circa € 120 milioni
il Trentodoc esprime  un valore  di circa € 100 milioni
il Conegliano Valdobbiadene Superiore Prosecco esprime un valore di circa € 390 milioni
l’Asti esprime un valore di circa € 440 milioni
Altri esprimono un valore di circa € 1850 milioni    

DUE CANALI, PER ESEMPIO.

REGALI-ENOTECHE – Ottimo l’andamento delle bollicine come pacchi regalo: meno cesti omnicomprensivi, meno costosi e meno ricchi, ma sempre con almeno 1 bottiglia di spumante. La confezione
da bottiglia singola ha acquisito uno spazio maggiore di mercato, quasi raddoppiando le vendite nelle enoteche. Un segnale di leggera ripresa per il canale enoteche che negli ultimi due anni
aveva subito un forte calo. Crescita anche fra i doni nelle imprese: meno cene aziendali, ma più bottiglie di spumanti e vini. La confezione più gettonata resta la mono o due
bottiglie miste: una brut e una dolce. Media della spesa di acquisto per regalistica fra 12 e 22 euro, è quanto emerge dal sondaggio delle enoteche. Cresce il regalo formato ” magnum”,
notoriamente di qualità superiore e segno di consumo più conviviale fra gruppi.  

RISTORANTI – Non sembra invece modificarsi l’andamento decrescente dei consumi nei ristoranti,  dopo il picco fra 2007 e 2008 che aveva registrato la stappatura del 15% del mercato
totale. Oggi, si stima intorno al 8% il volume delle bottiglie consumate, ma soprattutto con un fatturato di comparto ridotto e con una forte riduzione del numero di etichette presenti in lista
(i grandi ristoranti mantengono una ampia lista). L’Osservatorio ha constatato anche che la riduzione dei consumi deriva da una limitazione della proposta di consumo e di abbinamenti molto
vincolati a momenti canonici, sia per una minore cultura verso il vino con le bollicine che per un interesse non preminente dei ristoratori fuori dalle aree di produzione (meno etichette e meno
locali dedicati, ndr), Anche la situazione generale economica considerata più pesante (più chiusure di imprese, meno attrazione, meno afflusso nei locali, meno propensione ai
consumi, meno giovani occupati e più paura del domani, ndr) incide sulle spese fuori casa.

 
Identikit  del consumo e consumatore italiano
Le bollicine si declinano sempre più al femminile, sia in termini di acquisto che di scelte tipologiche e occasioni di consumo. Oggi l’acquisto domestico, rispetto ad anni fa, è
principalmente nella GD (oltre all’acquisto in cantina) e il carrello della spesa segna un forte incremento. Le donne prediligono le bollicine aromatiche e rosate curando molto i profumi rispetto
al tenore corposo e alcolico, soprattutto le bollicine rosate risolvono problemi di cena a casa. Per i maschi, più brut e vini più beverini e freschi.  Accade sempre più
spesso – e i sondaggi 2010 confermano la crescita – che l’acquisto di una bottiglia di bollicine non corrisponda immediatamente al consumo, soprattutto se fatto in enoteca e nella Gdo. La stessa
crescita si riscontra anche nell’acquisto domestico incrementato negli ultimi 10 anni di quasi il 70%,  ovvero è in aumento un consumo  più continuato, più
soggettivo e più privato.
L’euforico, occasionale e festaiolo “botto” ( non legato spesso all’aspetto degustativo e culturale) è sempre più abbinato ad un valore basso del prodotto, ad un consumo occasionale
e da comprimario, non al centro dell’attenzione. Questo dato dell’indagine dimostra un elevato aumento dell’aspetto culturale legato al prodotto, risulta sicuramente un importante “motore” dello
sviluppo dei consumi e della qualità raggiunta dal vino made in Italy.  
I giovani consumatori da 18 a 30 anni confermano per il 64% di preferire gli spumanti secchi come aperitivo e fuori pasto; i 30-50 enni rappresentano lo zoccolo duro dei consumatori, sia come
occasioni di consumo che come principali consumatori domestici.

Estero, analisi mercato e consumi dello spumante
“Il mercato mondiale  – dice Giampietro Comolli, dal 1990 curatore dell’Osservatorio – riconosce agli spumanti made in Italy  un valore più alto del passato e il prezzo
più equilibrato favorisce domanda e  consumi. In Italia le bollicine si bevono in più occasioni e rispondono a esigenze più ampie per abitudini e costumi alimentari,
sono meno alcoliche,rappresentano un bere giovane e moderno, sono abbinabili a tavola con tutto e in ogni momento, creano allegria, sono segno di ospitalità, convivialità e
frugalità”.   

L’Italia è diventato – dopo anni di rincorsa – il  primo paese esportatore di vini con le bollicine, con 226 milioni di bottiglie (ndr, la Francia è a circa 205 milioni, circa
130 milioni la Spagna). La Germania resta il principale mercato di consumo e il primo paese al mondo per la produzione: circa 470 milioni di bottiglie prodotte a fronte di 590-600 milioni di
bottiglie stappate in un anno.   
Da 10 anni continua il successo all’estero delle bollicine italiane. Hanno conquistato anche i palati difficili. La ricchezza varietale dei nostri vini incanta per la loro facilità di
consumo e perché, fra tante tipologie, tutti trovano quella che cercano. Il variegato patrimonio delle diversità tipologiche  deve essere esaltato dal nome delle Docg e Doc. I
termini spumanti e bollicine sono serviti per creare filiera, attenzione e conoscenza. Ora occorre puntare su singole specificità e caratteristiche. La categoria merceologica non deve
essere confusa e trarre in inganno con la Denominazione di Origine.   

L’export italiano si può così riassumere:
– Prosecco spumante: 96 milioni di bottiglie, pari al 42%
– Asti docg:  64 milioni di bottiglie, pari al 28%
– Spumanti generici dolci e secchi:  39 milioni di bottiglie, pari al 17%
– Conegliano Valdobbiadene Superiore Doc e Docg:  18 milioni , pari a 9%
– Altri diversi:  9 milioni, pari al 4%

Per quanto concerne i valori al consumo nei mercati esteri:
– metodo classico: 1,650 milioni di bottiglie, pari a € 27 milioni , con media € 16,36 a bottiglia,
– metodo italiano: 224 milioni di bottiglie, pari a € 1,858 milioni, con media € 8,29

In base alle stime, i migliori Paesi acquirenti sono Germania (con 41 milioni di bottiglie, pari a circa il 40% dei vini importati in Germania), gli Usa con 29 milioni di bottiglie ha fatto un
ulteriore passo in avanti assestandosi al secondo posto (+20%), la Russia con 24 milioni di bottiglie (+30%) e il Regno Unito stazionario con 16,5 milioni. Regno Unito che negli ultimi 4 anni
è cresciuto del 38%.  In Inghilterra soprattutto il mercato di Londra registra un forte appeal per il Prosecco Spumante che in alcuni canali horeca spunta valori decisamente
interessanti: dalle 21 sterline nelle bottiglierie alle 40 sterline nei ristoranti della capitale. Molto più basso il valore nella GD londinese, intorno a 4-8 sterline a bottiglia, per lo
spumante italiano generico.  
In Usa si registra un + 15% in fatturato portando il valore medio di una bottiglia a 6,96 dollari. Al consumo si registrano punte intorno a 25-30
dollari. Anche in Usa sono molte le bottiglie di vini spumanti generici Vs e Vsq negli scaffali, a prezzi più bassi. Il mercato Usa rappresenta un giro d’affari di 200 milioni di dollari
per le imprese italiane e valore al consumo di oltre mezzo miliardo di dollari. Sul mercato Usa, si stimano 10 milioni di bottiglie di Asti e 15 milioni di bottiglie di Prosecco spumante nelle
diverse tipologie e denominazioni (il 2010 è un anno di transizione per la denominazione Veneta e quella di Valdobbiadene Conegliano e Asolo Docg Prosecco Superiore). Per i nostri spumanti
risultano in ripresa alcuni ottimi mercati, come il Canada e il Sudamerica, ma anche, soprattutto, Svezia e Norvegia. Buone le performance in Svizzera e Austria. Sempre in ascesa i mercati
dell’estremo oriente. Ma occorre allargare i Paesi di riferimento.

FONTI:
Elaborazione dell’Ufficio Studi e Ovse su dati e documenti pubblicati e forniti da:  OEMV, Allt-Om-Vin, AcNielsen, IWFI, Inao, Faostat, Echos, Justdrink, IWSR.

Giampiero Comolli per Newsfood.com

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