Vite e Vino Europa: vigne-giardini, paesaggi culturali che vanno difesi e valorizzati

23 Agosto 2015
Europa: la viticoltura del sud è greening?
Nel settore agroalimentare è Partita la Pac 2014-2020, dalle prime analisi e riflessioni sulle novità si evidenziano eccessi di burocrazia o discriminanti fra produzioni e paesi.
Una vigna eroica abbarbicata sui terrazzamenti delle Cinque Terre non può essere paragonata ai filari di pianura.
Mai come in questa fase di costruzione di una “Unità Europea”, che deve essere doverosamente equilibrata sia nei doveri che nei diritti di ogni “Europeo”, è indispensabile fare tesoro della capacità e della saggezza di chi conosce le problematiche agroalimentari, in particolare del vino e dei viticoltori, per averli vissuti per tanti anni. Largo all’innovazione, largo ai giovani… Sì, ma non buttiamo via il bagaglio di esperienze dei “vecchi” cinquantenni… sessantenni e oltre.
E’ come se svuotassimo botti di Barolo per far posto al vino nuovo…

Cosa ne pensa Giampietro Comolli, già Marketing Manager di diverse importanti cantine, esperto indiscusso di vino, di bollicine, agronomo, enologo, un tecnico della vite-vino ma anche Economista dell’agroalimentare?
Lo abbiamo interpellato; come tante altre volte, ci ha dato il suo autorevole contributo. Anzi, è nata una stretta collaborazione: da oggi le problematiche dell’agroalimentare, del vino in particolare, vengono trattate da Comolli in una sua rubrica Wine, Food & Euro Marketing by Giampietro Comolli– pubblicata in esclusiva su Newsfood.com-.
Si parlerà di Vino e di strategie per conquistare i mercati, ma anche di Gusturismo e del patrimonio di eccellenze che l’Italia ha (compreso i cervelli, dei giovani e dei meno giovani, che oggi sono costretti ad emigrare -o a morire- per l’ottusità di chi non sa -o non vuole- dare il giusto valore alla nostra invidiata ITALIANITA’.
Se non riusciremo a valorizzare i tanti nostri giacimenti di eccellenze (così li chiamava il grande Luigi Veronelli) continueremo ad essere depredati dai pirati moderni… come sarà l’Italia tra 20 anni? … quale futuro per i nostri figli ?
Giuseppe Danielli

Giampietro Comolli:
La Vite è una delle coltivazioni arboree più antiche allevate e coltivate secondo una impostazione studiata, ricercata, sperimentata e variabile a secondo del clima, dei luoghi, della varietà e di quanto l’uomo abbia potuto incidere e scegliere. La pianta della vite è legata al tipo di suolo, lo è per almeno 30 anni, nello stesso campo, nello steso modo, con la stessa varietà. Sono fermamente convinto che in Europa la viticoltura debba essere vista in una ottica diversa, non come la partenza per ottenere un prodotto alcolico, ma come investimento produttivo stabile e continuo a tutela del suolo agrario, con favori ambientali per tutti: il campo a vite rappresenta uno status ideale per quel territorio, accompagna lo sguardo e il lavoro almeno di una generazione di agricoltori, non è facile e veloce mutarne la forma, le proprietà, il prodotto finale. Ecco perché rappresenta una agroenergia, il campo a vite è greening, è una area ad alto valore ambientale, ha un rapporto terreno coltivato/terreno libero fra i più alti per piantagioni produttive di piante perenni.
Studi americani e canadesi nel 2010 hanno dimostrato, inoltre, la grande capacità di riciclare anidride carbonica nell’aria determinati dall’effetto serra in base al numero di foglie per pianta, alla superficie fogliare, alla sanità … la pianta di vite è al primo posto fra le essenze vegetali riciclone dell’aria cattiva.

La coltivazione della vite deve entrare a pieno titolo, e prima possibile, nella PAC 2021-2027 come risposta esistente alla richiesta di spazi greening voluti dall’Europa. E’ totalmente diverso uno stesso campo di mais da un campo a vite!
Il ministero delle politiche agricole deve attivarsi perché il paesaggio viticolo, e olivicolo, siano considerati un esempio di cultura ambientale, alla stregua dei parchi produttivi, essere il primo esempio di paesaggio culturale produttivo, senza balzelli, senza burocrazia, purchè rispettoso delle regole tradizionali di coltivazione e di utilizzo di metodi e coadiuvanti naturali per la sanità della pianta. Anche dal campo a vite si può partire per non sprecare suolo, eliminare capannoni nei campi, puntare su riuso, riordino, ristrutturazioni e riqualificazione di aree più svantaggiate.
L’Europa deve rivedere tutto l’impianto normativo della viticoltura da vino – (n.d.r. sostiene Comolli ) – secondo la logica di mantenere le attuali posizioni produttive, distrettuali, in modo da consentire che territori di aree tradizionali e/o collinari continuino, anzi migliorino, il valore aggiunto all’ambiente, al paesaggio, alla cultura offerto da un campo-giardino coltivato a vite.
Il vigneto UE, fra il 2007-2012, è diminuito del 4%, ovvero sono stati persi 160.000 ettari a vantaggio di mais e soia, per una spesa comunitaria di circa 1 miliardo di euro. Se si analizza il rapporto costo/beneficio dichiarato dalla Commissione Europea e l’obiettivo, cioè di ridurre i surplus, di aumentare la competitività dei vini europei in paesi terzi, di favorire le migliori aree produttive in sintonia con il mercato, vien da dire che un solo obiettivo è stato raggiunto: ridurre le produzioni in modo discriminato, non certo ha favorito la competitività e la salvaguardia delle DO europee (e italiane in primis) nel Mondo.

Produzione e tutela, promozione e salvaguardia del territorio devono andare di pari passo nelle direttive e regolamenti europei per il vino.
Ringraziamo Giampietro Comolli e tutti coloro che torneranno a seguirci su: Wine, Food & Euro Marketing by Giampietro Comolli.
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Giuseppe Danielli
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