Vinitaly: Confagricoltura guarda al Messico
23 Marzo 2007
Confagricoltura a Vinitaly guarda al Messico, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli ospiterà presso la manifestazione veronese del vino una nutrita delegazione di operatori
provenienti dal Paese che è oggi la prima economia dell’America latina e la dodicesima del mondo, il Messico.
La delegazione straniera – composta da buyer, trade analist ed enologi – incontrerà i produttori italiani in più appuntamenti, con i quali la Confederazione ha
programmato una articolata e complessa iniziativa che si svilupperà nel corso di tutta la manifestazione. In apertura il workshop di presentazione «Internazionalizzazione
delle imprese agricole – VINI ITALIANI E NUOVI MERCATI: IL MESSICO«, il 29 marzo pomeriggio, vedrà a confronto i rappresentanti del Ministero del Commercio Internazionale – che
ha sostenuto da subito l’iniziativa -, dell’Istituto del Commercio Estero delle sedi italiana e messicana e gli imprenditori vitivinicoli del nostro Paese.
Proseguirà nei giorni successivi con una sessione collettiva tra gli operatori commerciali messicani e le aziende produttrici italiane e con singoli incontri bilaterali presso gli stand
aziendali.
Da tempo Confagricoltura ha posto tra le priorità delle sue linee di azione l’internazionalizzazione delle imprese, valutando da un lato le interessanti opportunità che può
offrire la globalizzazione economica e tecnologica mondiale e dall’altro le oggettive difficoltà nelle quali vivono le aziende agricole italiane». Sostiene il presidente degli
imprenditori, Federico Vecchioni «Lo scorso anno siamo stati a Vinitaly puntando al mercato indiano con ottimi risultati; quest’anno abbiamo scelto un nuovo mercato nel quale le aziende
hanno difficoltà di penetrazione agendo singolarmente».
La scelta di Confagricoltura è senza dubbio ragionata: i dati forniti dall’ICE Messico mettono in evidenza che il consumo pro-capite di vino nel Paese, pur essendo limitato, è
cresciuto nel 2004 del 12% e nel 2005 più del 15% e che la produzione locale non risulta sufficiente a soddisfare la domanda nazionale, dovendo ricorrere alle importazioni per il 70% del
fabbisogno. Nel 2005 l’Italia occupava il sesto posto con un’esportazione in valore di 8,3 milioni di USD ed in volume di 1,6 milioni di litri.