Un gruppo di ricercatori è riuscito a realizzare la batteria «dolce»
27 Marzo 2007
Ora è possibile ‘sfruttare’ le loro caratteristiche nella produzione di elettricità, come dimostrano due prototipi di batterie presentati al congresso annuale dell’American
Chemical Society, una delle quali funziona addirittura a zollette di zucchero.
La batteria ‘dolce’ è stata realizzata all’università di Saint Louis dai ricercatori guidati da Shelley Minteer, che hanno utilizzato l’enzima glucosio deidrogenasi, presente in
tutti gli organismi che ‘digeriscono’ lo zucchero.
Rivestendo di questa molecola gli elettrodi di una pila gli studiosi hanno prodotto elettricità, fino a 4 volte maggiore di quella delle normali batterie al litio, utilizzando come
combustibile delle zollette sciolte in acqua.
Tutti gli elementi costitutivi della pila, il cui prototipo ha fatto funzionare una calcolatrice tascabile, ma che in futuro potrà essere usata per ogni tipo di applicazione, sono
biodegradabili: “Questo studio – spiega Minteer – mostra che unendo biologia e chimica si possono costruire pile migliori e più rispettose dell’ambiente”.
Un principio simile è stato sfruttato dai ricercatori dell’università di Oxford, che sono riusciti a produrre una cella a idrogeno che non utilizza il platino come catalizzatore
come quelle tradizionali, bensì un enzima.
La molecola è stata estratta da una delle prime forme di vita che hanno abitato la terra, il batterio Metallidurans che già 2,5 miliardi di anni fa riusciva a sopravvivere in
assenza di ossigeno proprio ‘respirando’ l’idrogeno.
La cella realizzata dai ricercatori inglesi riesce a produrre elettricità in un’atmosfera con soltanto il 4% di idrogeno, un livello molto più basso di quello delle celle
tradizionali, e l’unico residuo a fine processo è l’acqua.
“La maggior parte degli enzimi idrogenasi è molto labile in presenza di ossigeno – spiega Fraser Armstrong, che ha coordinato lo studio – quello che abbiamo usato noi però viene
da un batterio che dapprima viveva in assenza di ossigeno, e in seguito si è adattato alla nostra atmosfera, quindi è resistente anche in presenza di questo gas”.