Rapporto Annuale sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia

2 Luglio 2014
Mazara del Vallo – “Il Rapporto 2013 sulla pesca e sull’acquacoltura in Sicilia è uno strumento che arriva al momento giusto per avviare la programmazione delle politiche della pesca in Sicilia. Dobbiamo cambiare prospettiva rispetto agli anni passati, bisogna riacquisire la cultura del mare e la pesca siciliana fa parte di questa cultura. Il Governo regionale ha riorganizzato il Dipartimento della Pesca. In questa nuova prospettiva ribadiamo ’importanza del Distretto della Pesca e dell’Osservatorio del Mediterraneo della Pesca, soltanto tutti insieme possiamo dare una svolta che i pescatori siciliani si aspettano da anni”.
Questo è quanto dichiarato dall’Avv. Ezechia Paolo Reale, Assessore regionale all’Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca, intervenendo questa mattina, a Palermo presso la Direzione Generale di Banca Nuova, in occasione della presentazione del Rapporto 2013 sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia previsto dalla Legge Regionale n° 16 del 2008 e redatto dagli eminenti componenti dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, presieduto dall’Ing. Giuseppe Pernice.
Proprio l’ing. Pernice ha presentato i dati salienti (vedi allegato) del nuovo Rapporto 2013, una “fotografia” molto utile circa la conoscenza degli aspetti tecnico–biologici, ambientali e socio-economici della filiera della pesca mediterranea. Ad illustrare i risultati specifici contenuti nel Rapporto 2013 sono stati alcuni suoi estensori: il Prof. Franco Andaloro, il Prof. Vincenzo Fazio, il Prof. Gianfranco Rizzo, il Dott. Fabio Fiorentino, il Prof. Gioacchino Fazio, il Prof. Andrea Santulli, il Dott. Massimo Montana, l’Avv. Vincenzo Minì, il Prof. Nicola Romana, la Prof.ssa Lina Miccichè ed il Prof. Tullio Scovazzi.
Il Dr. Dario Cartabellotta, Dirigente Generale del Dipartimento della Pesca ha auspicato la necessità di coniugare le esigenze relative alla salvaguardia delle risorse marine con quelle del lavoro dei pescatori: “riporteremo –ha detto- la pesca nella conferenza Stato-Regioni: abbiamo pronto, grazie ai nuovi fondi del Feamp, un piano regionale della pesca per invertire la rotta degli ultimi anni”.
Ringraziando il Dott. Umberto Seretti, Direttore Generale Banca Nuova, per l’ospitalità, il Presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo ha dichiarato: “ho adottato quest’anno una sorta di “sciopero della penna” non scrivendo le mie conclusioni in merito al Rapporto visto che sono emersi gli stessi problemi degli ultimi anni. Da una parte –ha sottolineato- esprimiamo grande disagio per lo stato del settore e per il mancato intervento della “governance” negli anni scorsi, dall’altro siamo molto fiduciosi per il nuovo corso inaugurato dall’Assessore Reale e dal dott. Cartabellotta, un tecnico esperto e conoscitore del comparto. La pesca ha bisogno infatti non di improvvisazione bensì di programmazione affinchè i pescatori siciliani non si sentano ancora figli di un dio minore. Speriamo –ha con concluso Tumbiolo- in una nuova politica regionale della Pesca che dia risposte al settore; le sedi dove si decide in materia di pesca devono ritornare ad essere “refugium pescatorum” e non certo ”refugium peccatorum”. Siamo anche fiduciosi del sostegno al modello del Blue Growth, concepito in Sicilia e da questo Osservatorio, e che l’Europa adesso vuol fare suo”
Sia l’Assessore Reale che il Direttore Cartabellotta hanno infatti assicurato sostegno ia al modello di blue economy sviluppato dal Distretto della Pesca che alla prossima edizione di Blue Sea Land che si terrà dal 9 al 12 ottobre a Palermo, Gibellina, Marsala e Mazara del Vallo, L’Expo dei Distretti e delle eccellenze agroalimentari che vedrà la partecipazione di ben trenta Paesi del Mediterraneo, Africa e Medio Oriente Allargato.
Nella sessione pomeridiana, alle 14.30, si è tenuto un incontro fra le imprese leader del Distretto Produttivo della Pesca e gli stakeholders (istituti bancari, centri di ricerca, centri di competenza e istituzioni). Sono stati trattati i temi di accesso al credito, dell’innovazione e trasferimento tecnologico, sburocratizzazione delle procedure e della partecipazione collettiva a fiere.

Rapporto sulla Pesca ed Acquacoltura in Sicilia 2013- Dati salienti
I dati dimostrano il ridimensionamento del comparto peschereccio siciliano. Alla data del 31 dicembre 2013 l’intero compartimento marittimo siciliano ha contato 2.892 battelli; al 31 dicembre del 2012 erano 2.949 battelli, nel 2011 erano 3.035.
Nel 2012 la stazza lorda complessiva della flotta peschereccia si è attestata a 49.995 GT (nel 2012 erano 51.708, nel 2011 invece 55.778 GT; la stazza media di un battello di pesca in Sicilia si è ridotta al 17,29 GT (nel 2012 17,53 GT). La potenza complessiva dei motori della flotta siciliana si è ridotta a 241.118 Kw (nel 2012 244.743 KW e nel 2011: 256.519 KW); la potenza media ha visto invece un incremento di 0,37 Kw rispetto ai 83 KW del 2012. La vetustà della flotta si attesta intorno all’età media di 33,7 contro i 33,3 del 2012; dieci anni fa la media era 28 anni. Posaitivo invece il dato che riguarda la costruzione di battelli: 9 nel 2013 contro i 4 costruiti nel 2012, questo è pertanto un dato in controtendenza rispetto a quanto registratio negli ultimi anni con la crisi della cantieristica navale. Un altro dato in controtenza rispetto agli anni precedenti rigurda la riduzione della flotta peschereccia: nel 2013 si sono persi 57 battelli, nel 2012 si erano persi 86 battelli a fronte della politica delle demolizioni sostenuta dall’Ue.
Occupazione. A fronte di tali dati, se nell’intero 2013 hanno perso il lavoro circa 300 pescatori (400 nel 2012), di riflesso si sono persi 500 posti di lavoro nell’indotto; nel complesso così la filiera ittica ha perso 800 posti di lavoro. In Sicilia nell’anno 2003 gli occupati erano ancora circa 18.000, di cui 10.535 occupati direttamente nella pesca marittima; alla fine del 2013 la cifra complessiva degli occupati risulta di circa 7.500 lavoratori.
Il prezzo del gasolio e fattori della crisi del settore peschereccio. Il costo del gasolio continua pesantemente a condizionare la pesca siciliana: i consumi energetici sono infatti i costi più rilevanti per questa attività e incidono per quasi il 60% sui costi complessivi di gestione dell’attività.
Nel corso del 2013 il prezzo medio del gasolio non ha avuto grosse impennate, mantenendosi stabilmente sui valori medi di circa 0,70 €/litro: da circa due anni, il prezzo si mantiene nella fascia 0,70-0,80 €/l assicurando, per così dire, una certa stabilità sui costi di gestione. Anche nell’anno appena trascorso si è riscontrato un forte incidenza dei costi energetici sui costi di armamento, il costo del gasolio nel 2012 è risultato triplicato rispetto al 2003 e ciò ha certamente penalizzato soprattutto il settore della pesca a strascico ed industriale. Pur in presenza di questa sostanziale stabilità del prezzo del gasolio, la crisi economica del settore si è aggravata rispetto agli anni precedenti per una serie di fattori che sono stati evidenziati anche precedentemente: sono infatti aumentati notevolmente i costi di gestione complessivi dell’attività e, soprattutto per i motopescherecci impegnati nella pesca d’altura nel Canale di Sicilia, il fattore di rischio connesso alle controversie internazionali a causa delle pesanti multe pagate ai paesi rivieraschi della sponda Sud del Mediterraneo.
Nel corso dell’anno, infatti, ben 6 sequestri hanno penalizzato la flotta peschereccia mazarese, i cui natanti sono stati rilasciati dopo avere pagato pesanti multe. Inoltre hanno pesato sulla crisi la diminuzione dei prezzi di vendita del prodotto, anche a causa delle forti importazioni dall’estero e la maggiore difficoltà di distribuzione del prodotto. Soprattutto la pesca a strascico nel Canale di Sicilia, la cosiddetta pesca industriale, è stata penalizzata da questi fattori: al costo giornaliero di gasolio di circa 1100 € deve essere spesso sommato il rischio di una spesa aggiuntiva per multe da pagare ai paesi frontalieri.
Va sottolineato, in particolare, la difficoltà della pesca siciliana di potere competere in termini di costi e di prospettive con i paesi frontalieri del Nord Africa: il prezzo del carburante è quasi il doppio, e in quei paesi non vengono applicate le normative pressanti dell’Unione Europea per quanto riguarda lo sforzo di pesca (larghezza della maglia, fermo biologico, ecc.,)
Il problema dei costi energetici è altresì connesso alla vetustà della flotta peschereccia siciliana. Innovazione tecnologica e risparmio energetico sono, purtroppo, rimasti ai margini degli interventi di razionalizzazione del sistema pesca. Si è demolito ma non costruito, con la conseguenza che l’età media dei natanti è aumentata perché ad essere demoliti sono stati spesso i natanti di grossa potenza e non solamente i più vecchi ed energivori. Il miglioramento dell’efficienza energetica è il problema primario della flotta peschereccia siciliana: a fronte di un consumo mondiale di circa 0,67 litri di combustibile per Kg di pesce vivo e frutti di mare sbarcati in porto, la flotta siciliana consuma circa il doppio: le indicazioni specifiche dell’Unione Europea relative all’innovazione delle attrezzature e delle tecniche di pesca, e al risparmio energetico nella propulsione di bordo e nella produzione ell’energia sono rimaste senza alcuna applicazione.
Come ribadito più volte nei precedenti “Rapporti” diventa assolutamente prioritario considerare interventi tendenti a innovare la flotta peschereccia siciliana: costruire nuovi natanti in sostituzione di quelli dismessi per demolizione (assicurando nel contempo il rispetto della Politica Comune della Pesca dell’Unione Europea per quanto riguarda la riduzione complessiva dello sforzo di pesca) significa soprattutto ridurre i consumi energetici complessivi e assicurare migliori condizioni di lavoro a bordo per i pescatori.
Un programma regionale di interventi con questa logica potrebbe assicurare non solo nuovi posti di lavoro, ma anche una maggiore redditività di questa attività senza incidere significativamente sullo sforzo di pesca
Acquacoltura siciliana. Da una valutazione del settore dell’allevamento di pesci marini in gabbie galleggianti risulta che nel 2013, in Sicilia, sono in produzione 5 Aziende.
Di queste cinque aziende: – una gestisce anche un impianto in vasche di cemento a terra e un’avannotteria; – una altra dispone di un’avannotteria e due impianti di ingrasso in gabbie galleggianti; – le restanti tre aziende sono dedite esclusivamente all’ingrasso di pesci in gabbie galleggianti. Nel 2013, le cinque aziende attive hanno prodotto circa 1.800-2.000 t di spigole ed orate, che ammontano a poco meno del 10% della produzione nazionale. A conferma dell’elevata professionalità e delle competenze tecnologiche acquisite nel corso degli anni, le due avannotterie operanti in Sicilia, hanno incrementato la loro produzione, fino a circa 35 milioni di capi prodotti nella campagna 2013/2014, che rappresentano circa il 35% della produzione nazionale di avannotti di spigole ed orate.
La flotta peschereccia più consistente in Sicilia risulta ancora quella operante a Mazara del Vallo con 221 natanti (121 con licenza rete a strascico), una stazza complessiva di 18.623 GT (stazza media per natante 84,26 GT) e una potenza motore complessiva di 55.328 kW (potenza media per natante 250,3 kW). Nel 2012 secondo il Rapporto Annuale Mazara del Vallo contava 224 natanti di cui 123 con licenza di pesca a strascico (la stazza complessiva si attestava a 19.278 GT, mentre la stazza media di un natante risultava 86,06 GT, la potenza media di un natante era 247,3 KW.
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Redazione Newsfood.com