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Quote latte: un atto vergognoso, mentre le vere questioni agricole restano irrisolte

Quote latte: un atto vergognoso, mentre le vere questioni agricole restano irrisolte

By Redazione

Il presidente della Cia Giuseppe Politi conferma la mobilitazione e punta l’indice contro la mancanza di interventi concreti per sostenere le imprese oggi in grande difficoltà. Il non
pagamento delle multe è già costato 1,7 miliardi di euro ai contribuenti italiani. E per favorire i disonesti andiamo sotto infrazione Ue. Il ministro Galan si confronta con il
totale disinteresse del governo per il mondo agricolo.
 
“E’ vergognoso che in questi anni si siano trovati 1,7 miliardi (a spese dei contribuenti italiani) per pagare le multe delle quote latte che i soliti furbi si sono ben guardati dal versare e per
l’agricoltura, che sta vivendo una crisi drammatica, non si è riusciti a reperire un solo centesimo con la manovra finanziaria. Ed è ancora più scandaloso l’emendamento
approvato in Commissione Bilancio del Senato che sospende il pagamento delle rate e che tramuta l’intera vicenda in un’ennesima ‘beffa’ per gli onesti. Ma a rendere il tutto veramente
mortificante è il fatto che il governo continui ad ignorare l’allarmante situazione in cui versano migliaia di imprese agricole, molte delle quali sull’orlo del baratro, e che in vista
della Conferenza Ue del 19 e 20 luglio prossimi, durante la quale si discuterà della Pac post 2013, il nostro Paese non si presenti con una posizione univoca, chiara e determinata. E’
proprio uno scenario avvilente”. Giuseppe Politi, presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori, è allarmato da un tale stato di cose che rischia di tramutarsi in un
colpo mortale per il settore primario, verso il quale l’attenzione è ormai ai minimi storici.

“In questi anni il dibattito è stato assorbito completamente dalle quote latte ed ora si corre il pericolo di andare in stato di infrazione in ambito europeo, come ha confermato lo stesso
commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos. Ci sono, invece, problemi -afferma Politi- molto più importanti ed urgenti che devono essere risolti in tempi strettissimi, ma si
continua a fare le orecchie da mercante. E’ il caso della prossima scadenza (31 luglio) della fiscalizzazione degli oneri sociali per le aziende che assumono manodopera nelle zone svantaggiate e
di montagna, che dal primo agosto vedranno crescere i costi contributivi del 70 per cento, e del ‘bonus gasolio’, la cui soppressione è stata pagata a caro prezzo dai nostri
serricoltori. Ma di questo non troviamo alcuna traccia nella manovra finanziaria in discussione in Parlamento”.

“Sono questioni che -aggiunge il presidente della Cia- passano assolutamente sotto silenzio. Lo stesso ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Giancarlo Galan, che si sta
adoperando molto attivamente -come ha confermato nel suo intervento alla nostra Direzione nazionale- per cercare di dare valide risposte alle attese degli agricoltori, si confronta con lo scarso
interesse che il governo ha nei confronti del mondo agricolo. E così cresce il disagio degli agricoltori che vedono nel loro futuro un’ombra di grandissima incertezza”.

“C’è poi l’Europa e soprattutto la nuova Politica agricola che dovrà svilupparsi a partire dal 2013. Il confronto avviato da Ciolos è molto importante e la prossima settimana
a Bruxelles ci sarà una grande conferenza che, con il contributo di tutti, dovrà delineare le future scelte per il settore primario e per gli agricoltori. E noi su questo deciso
argomento -avverte Politi- non abbiamo una ‘strategia Paese’. Continuiamo a perdere tempo dietro alle quote latte, al disprezzo delle leggi per favorire i disonesti, con l’aggravante
dell’assordante silenzio verso i problemi veri dell’agricoltura e sulla strategia da portare avanti. Un esempio per tutti: la Conferenza nazionale, prima tanto decantata e poi finita nel
dimenticatoio. Proprio non ci siamo. E per questo dai prossimi giorni, come deciso dalla Direzione nazionale, si svilupperà da parte della Cia una forte mobilitazione. Vogliamo una svolta
radicale”.

Cia.it
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