PIL, Confagricoltura: confermata la congiuntura negativa per il settore agricolo
7 Dicembre 2007
“Si annulla completamente il risultato congiunturale positivo di 2,6%, del primo trimestre 2007”, così Confagricoltura commenta i dati diffusi oggi dall’Istat che confermano una
riduzione del PIL per il 3° trimestre 2007, sia in termini congiunturali (-2% rispetto al 2° trimestre 2007) sia tendenziali (-2,2% rispetto al 3° trimestre 2006).
Si delinea, pertanto, a parere di Confagricoltura, un consuntivo dell’anno in cui l’aumento in termini di quantità del valore aggiunto agricolo, se ci sarà, potrebbe oscillare
intorno all’1%.
“Troppo poco – dice Confagricoltura – per compensare le flessioni degli anni 2006 e 2005, che nel complesso avevano portato il livello del valore aggiunto agricolo ad oltre 7,5 punti
percentuali in meno. Senza contare che, se i risultati produttivi dell’ultimo trimestre dell’anno non saranno positivi, il valore aggiunto del 2007 potrebbe addirittura risultare inferiore a
quello dello scorso anno”.
Una notazione positiva riguarda il fronte dei prezzi, in cui termometro rappresentato dal “deflatore” del valore aggiunto, segnala per l’attività primaria un aumento di 7,7% sul 2°
trimestre 2007 (congiunturale) e di 3,3% sul 3° trimestre 2006 (tendenziale).
” Anche in questo caso, però – aggiunge Confagricoltura – bisogna fare i conti con l’andamento delle quotazioni negli ultimi anni, caratterizzato, dopo il 2003, da ampie diminuzioni dei
prezzi all’origine dei prodotti agricoli”. La buona performance di mercato consente di recuperare solo una parte del divario con il passato: infatti, alla luce degli attuali risultati,
Confagricoltura stima che il deflatore dei prezzi del valore aggiunto agricolo, nonostante gli aumenti, si possa collocare su un livello inferiore di circa 6 punti percentuali rispetto al 2003.
“In conclusione – dice Confagricoltura – la persistenza di dati negativi, che sta caratterizzando la crescita del settore agricolo italiano e che, purtroppo trova riscontro in andamenti
congiunturali di analogo segna in non pochi altri paesi membri della UE, dovrebbe far riflettere sul dialogo apertosi sullo “Stato di salute della Pac”, per evitare scelte penalizzanti, che
aggravando la complessa fase di trasformazione del settore, non gioverebbero certo a promuovere il suo vitale contributo per il benessere della società”.