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Perché in Messico si muore di influenza suina?

Perché in Messico si muore di influenza suina?

By Redazione

Con le sue 150 vittime, infatti, il Messico ha ottenuto in questi giorno il triste primato di Paese con il maggior tasso di mortalità da influenza suina a livello mondiale: tale
vulnerabilità è dovuta sia alla diagnosi ritardata della malattia, sia alle deboli condizioni di salute in cui la popolazione già versava a causa delle forti carenze
nutrizionali.

D’altra parte, bisogna ricordare che il sistema sanitario nazionale messicano è di per sé precario e che la situazione è oggi aggravata da coloro che sfruttano le
circostanze per fare affari vendendo vaccini e mascherine, il che rende ancora più difficoltosa la gestione dell’emergenza.

A tutto ciò si sommano le errate previsioni delle autorità sanitarie che inizialmente avevano diagnosticato una banale influenza di stagione, favorendo la rapida e incontrollata
diffusione del virus A/H1N1 nel Paese.

La gravità della situazione e della malattia, infatti, è venuta alla luce solo grazie all’identificazione di un caso di influenza suina in un paziente canadese di ritorno del
Messico e alla conseguente conferma da parte della CDC di Atlanta.

Ad oggi il consigliere della salute messicano Jose Angel Cordova ha ammesso di non essere a conoscenza delle vere cause dell’alta mortalità dovuta al virus, mentre secondo Maria Montoya,
del Centro di ricerca della Sanità degli animali di Barcellona, il lungo tempo occorso per identificare il tipo di influenza potrebbe aver rappresentato un fattore decisivo ed aver
causato la morte dei malati: “Il virus non è necessariamente violento e, una volta che si è iniziato a trattarlo in modo adeguato, il numero di morti ha cominciato a diminuire”,
ha spiegato l’esperta, responsabile di un gruppo specializzato in influenza suina.

Secondo quanto dichiarato a Elmundo.es da Teresa Brugal, presidente della Società Spagnola di Epidemiologia, una grande responsabilità dell’alta mortalità deve essere
attribuita alle precarie condizioni sanitarie in cui versa un’ampia fetta della popolazione messicana: i soggetti più svantaggiati, non assicurati e non in grado di permettersi
assistenza medica a pagamento, infatti, continuano ad essere i più esposti.

“È accaduto già con altre epidemie influenzali, tra cui la Comune – ha spiegato Teresa Brugal – Quando il virus colpisce le persone con un basso livello di difese immunitarie, in
condizioni precarie, con una cattiva alimentazione o senza un sistema sanitario efficiente, si può produrre una sovrapposta infezione batterica che causa gravi complicazioni, tra cui la
morte del paziente”.
La Brugal ha aggiunto che saranno gli esperti a doverci spiegare ciò che sta accadendo in Messico e se la causa della morte è da imputare all’influenza suina o sei i morti erano
pazienti già affetti da altre malattie ed aventi un sistema immunitario debole.
Altrettanto significativo, secondo Cordova, è il fatto che in Messico non sia ancora morto nessun bambino: “Ci sono altri fattori d’immunità che conferiscono una maggiore difesa
ai bambini. Questa è l’unica prova che abbiamo ancora”, ha detto.
Anche l’OMS ha riconosciuto la gravità della situazione ed il rischio di epidemia a livello mondiale e per questo ha inviato rinforzi al Paese. Fino ad ora sono stati identificati 1.600
pazienti infetti e 400 di essi restano ricoverati. La maggior parte dei casi è localizzato negli Stati del Messico, Hidalgo, Tlaxcala, San Luis Potosi, e Chihuahua, con il Distretto
Federale.

Ora, in aggiunta alle linee guida da seguire per limitare le nuove infezioni (non baciarsi, non autocurarsi, lavarsi le mani spesso), il servizio di emergenze messicano ha dato il via alla
distribuzione massiccia di mascherine alla popolazione. Sono già stati segnalati, tuttavia, diversi casi di persone che cercano di vendere le mascherine per trarre profitto o di fare
affari con i vaccini contro l’influenza.

I media messicani, infatti, hanno denunciato l’aumento spropositato del prezzo dei vaccini che è passato da 160 pesos a 1200 pesos.

Fonte: elmundo.es

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