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Per operai di Montecitorio il casco non era necessario

By Redazione

Roma – Le Iene hanno colpito ancora e anche questa volta hanno colto in fallo le istituzioni, la trasmissione di Italia 1, infatti, nella puntata della settimana
scorsa, ha denunciato che anche a Montecitorio non vengono osservate le regole sulla sicurezza dei lavoratori, quali il casco obbligatorio nei cantieri edili.

“Abbiamo voluto attirare l’attenzione su un gravissimo problema sociale che costa 4 morti al giorno al nostro Paese – ha spiegato la Iena Gabriele, del Trio Medusa – E così siamo tornati
nel luogo in cui già tre anni prima avevamo riscontrato la mancanza di rispetto delle norme di sicurezza. E anche questa volta gli operai non avevano il casco”
Prontamente il Ministero del Lavoro ha assicurato che sono state svolte le indagini ispettive del caso, per verificare “l’osservanza delle norme che tutelano le condizioni di lavoro, la
previdenza e l’assistenza obbligatorie nonché a favorire il rispetto delle norme di sicurezza e di salute dei lavoratori”.
Il Ministero, tuttavia, ha reso noto che “gli elementi di protezione del capo non devono essere indossati in ogni circostanza, ma soltanto quando i lavoratori sono esposti a specifici pericoli
di offesa al capo per caduta di materiali dall’alto o per contatti con elementi comunque pericolosi”.
Secondo il Ministero, dunque, “il personale trovato al lavoro non era esposto a particolari rischi legati all’inosservanza delle norme in materia di sicurezza e salute”, poiché i
lavoratori operavano in una situazione considerata pericolosa.
A questo punto verrebbe spontaneo domandarsi se sono corrette le valutazioni del Ministero o quelle del Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che aveva commentato le immagini (tra cui
quella di un operai su un’impalcatura al dodicesimo piano della facciata di Montecitorio) affermando: “L’azienda che assume questo lavoro ne è responsabile sia civilmente che penalmente,
e dunque qualunque elemento che mettesse a rischio il lavoratore deve essere indagato dall’ispettorato del lavoro, dalle organizzazioni sindacali e denunciato ovunque esso si trovi”.

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