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Oscar Farinetti e un modello di “gastrovita” particolare

Oscar Farinetti e un modello di “gastrovita” particolare

By Giuseppe

Fratelli di Eataly
La notizia risale allo scorso 11 giugno. La prestigiosa Università di Urbino ha consegnato  una laurea honoris causa in Marketing e Comunicazione per le aziende ad un personaggio ormai da anni sulla “cresta dell’onda”: si tratta di Oscar Farinetti, l’ideatore del fortunato modello di “sviluppo enogastronomico” (come egli stesso ama definirlo) Eatlay. La laurea urbinate è solo l’ultimo dei grandi riconoscimenti tributati all’imprenditore di Alba. Farinetti non è nuovo ai grandi processi imprenditoriale, se è vero che fu la mente dietro alla grande esplosione di Unieuro, che in pochi anni da semplice supermercato di elettrodomestici divenne leader nel settore.

Proprio da Unieruro, o per meglio dire dalla volontà di chiudere questo episodio, rendendo la società una public company, nascerà il progetto di Eataly. Con il ricavato della vendita alla Dixons Reatail (grande plesso dell’elettronica inglese ndr), Farinetti fonderà Eataly. Alla base di Eataly sta un piano molto semplice: rendere il supermercato, distributore di alimenti vari, non soltanto di grande qualità ma anche e soprattutto simbolo della cultura gastronomica italiana, un luogo della mente dove poter consumare i prodotti della propria terra. A partire dal nome, entrando da Eataly, pranzando nei suoi ristoranti o acquistando  i numerosi prodotti, non si starà compiendo soltanto un mero atto economico ma, per bocca dello stesso imprenditore, “si farà un viaggio all’interno della tradizione culinaria italiana. Tradizione che è scaturita dalla cultura del nostro popolo.

Noi siamo una grande Nazione perché siamo grandi a tavola”. Attraverso questo immediato assioma, Farinetti è partito per la conquista del mondo. Sono 9 le filiali in Italia, ben 9 in Giappone e una negli Stati Uniti, a New York. La filiale newyorkese è diventata, nel breve volgere degli anni, il luogo più visitato della Grande Mela dopo la Statua della Libertà. “Non sono dei ristoranti gli Eatitaly all’estero” ama ricordare l’albese “sono dei pezzi d’Italia aperti al mondo. Un giapponese o un americano, o un indiano o un cinese che viene da noi, entra appieno nella storia, nella vita e nella terra d’Italia”.
Da ricordare anche la sintonia con importanti uomini politici, primo fra tutti l’attuale Premier Matteo Renzi, che più volte non ha nascosto la sua ammirazione e simpatia (e anche in qualche misura appoggio) a Farinetti. Ma come talvolta capita, per tante luci vi sono altrettante ombre. Infatti, soprattutto negli ultimi due anni (con particolare aderenza al crescere del fenomeno del renzismo), da più parti si sono levate voci critiche verso Farinetti. Qualche dubbio è stato sollevato da Roberto Burdese, l’attuale Presidente di Slow Food, che ha dichiarato “Il nostro ideale non corrisponde al suo, ma dobbiamo confrontarci con realtà diverse, non isolarci. E dai nostri associati che vendono a Eataly non sono mai arrivate grosse lamentele”. Qualcuno, a dire il vero, protesta, pur non esponendo il proprio nome. Tuttavia  tanti piccoli artigiani la descrivono come una grande opportunità di arrivare su mercati che con le proprie gambe non sarebbero mai riusciti a raggiungere”, così si può leggere in quest’articolo di Stefano Pitrelli apparso L’Huffington Post (https://www.huffingtonpost.it/2014/04/05/oscar-farinetti-eataly-oscurato-slow-food-inchiesta-pagina99_n_5095930.html ).

Molto criticato poi è stato il coinvolgimento di Farinetti nell’affaire Expo 2015. Infatti, proprio in piena sinergia con Renzi, Eataly sarà uno dei vettori principali della rassegna internazionale che si svolgerà a Milano. Contando che il tema sarà l’alimentazione e il cibo, si può capire come un plesso industriale del peso specifico di Eataly non possa essere tralasciato tanto facilmente. Secondo il sito wwww.gamberorosso.it saranno ben 84 i ristoranti griffati Eataly previsti per l’Expo.
Inoltre, stando all’inchiesta di Carlo Tecco apparsa sulle colonne de “Il fatto quotidiano” il 3 febbraio scorso, si starebbe parlando di un enorme complesso che Farinetti avrà intenzione di costruire a Bologna, subito dopo la fine della kermesse milanese. Si chiamerà “Eataly World” ed è già stata soprannominata la “Disneyland del cibo”. L’area sarà di  “settantadue ettari a dieci chilometri dalla città. il Comune ci ha messo 55 milioni di euro, coop e fondazioni altri 45” secondo le stime di Tecco. Roventi le polemiche per questo massiccio intervento non solo del Comune di Bologna ma anche delle cooperative “rosse” per un investimento privato.

Infine, non ultima in ordine di importanza, la polemica che ha visto agli “angoli opposti” Farinetti e l’oncologo di fama mondiale Umberto Veronesi. L’oggetto del contendere è l’apertura o meno, sempre ad Expo 2015, agli OGM. Secondo Veronesi l’uso della genetica è il futuro dell’umanità e senza gli OGM l’Expo sarà un fallimento. In netta opposizione invece Farinetti, che difende le posizioni italiane asserendo “Se tutto il mondo producesse OGM e l’Italia no, la sua posizione sarebbe ancora più avvantaggiata. Saremmo il baluardo della qualità sulla barbarie gastronomica”. Farinetti è un personaggio vulcanico, un prezzemolino su giornali e riviste, ideatore di nuovi processi industriali, tenutario di corsi di “marketing motivazionale” e molto vicino a importanti uomini politici.

Un uomo insomma, senza ombra di dubbio, che conta, visionario e ardito anche se, le ombre, mi si scusi il bisticcio di parole, sul suo modo di “pensare e fare gastronomia”, sono invece numerose. Probabilmente il futuro e lo sviluppo di Eataly si giocherà durante i mesi di Expo 2015 a Milano. Come disse un gran lombardo del calibro di Alessandro Manzoni “ai posteri l’ardua sentenza”, nella speranza che noi, popolo italiano, non ci troveremo ancora una volta “gravato dal nome latino /Che un’empia vittoria conquise e tien chino/ Sul suol che i trionfi degli avi portò”.

Mattia Nesto
Newsfood.com

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