Ora una ditta italiana potrà mettere il suo marchio su un prodotto fabbricato in Cina
5 Gennaio 2007
E’ un inganno per il consumatore la disposizione contenuta nel comma 941 della legge finanziaria che ha modificato la disciplina dell’indicazione d’origine sui prodotti alimentari e non
alimentari.
E’ quanto osserva l’Unione Nazionale Consumatori secondo la quale ora una ditta italiana potrà mettere il suo marchio su un prodotto fabbricato interamente in Cina o in qualsiasi altro
Paese ingannando così il consumatore, il quale penserà che si tratti di un prodotto nazionale.
La legge finanziaria, afferma l’Unione Consumatori, ha modificato infatti la legge n. 350/2003 in base alla quale costituisce fallace indicazione, anche qualora non sia indicata l’origine e la
provenienza estera, l’uso di segni, figure o quant’altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto sia di origine italiana.
La norma era molto ampia e poteva punire, per esempio, anche l’importatore italiano di polpa di pomodoro cinese che raffiguri sulla scatola figure o luoghi dell’agro napoletano. D’ora in poi,
invece, potrà farlo.