Mozart fa bene al vino

13 Gennaio 2011
Che la musica classica abbia effetti notevoli (e quasi sempre positivi) sull’animo umano è verità comunemente accettata.
Ma che le sinfonie possano aiutare il mosto è discorso totalmente diverso.
Tuttavia, pare che nemmeno il vino sia insensibile al fascino del Maestro di Salisburgo. Così, il quotidiano austriaco “Kurier” racconta la storia di Thomas Koeberl e Markus Bachmann.
I due sono enogastronomi viennesi, che hanno deciso di coniugare la passione per le arie famose con il miglioramento del loro vino. Ecco allora una scoperta brevettata: “Sonor Wines”, opere
che, fatte risuonare al momento giusto, provocano effetti che i due definiscono “Miracolosi”.
Ad esempio, se si punta sulla Sinfonia n.41 durante la fermentazione “Il sapore del vino cambia, diventa più buono e raffinato”. Per Koeberl, “Con l’aumento della glicerina si genera il
cosiddetto mouthfeeling, il vino diventa più secco, più maturo, il sapore più tondo, ricco e denso”. Bachamann, poi, mette in chiaro come alla base ci sia scienza, non
magia: “L’esoterismo non c’entra niente, è l’effetto dalle onde sonore sul lievito che migliorano il processo di fermentazione”.
Il sistema di Koeberl e Bachmann si è diffuso: già 6 loro colleghi hanno trasformato le cantine in sale di musica sui generis, dove le botti con il vino riposano accompagnate da
polke, operette e valzer (oltre all’onnipresente Mozart).
Tale rapporto tra musica e succo d’uva è stato anche messo osservazione dalla scuola di viticoltura a Klosterneuburg. Un gruppo di suoi ricercatori ha fatto ascoltare musica ad una
bottiglia di Gruener Veltliner 2009. L’osservazione successiva ha provato come il valore di glicerina della miscela fosse aumentato e quello di zucchero calato.
Senza toglier niente ai maestri del vino del Nord, l’idea di usare la musica per bevande migliori non nasce nelle loro terre ma ha le sue radici in Italia.
Pioniere del settore è Carlo Cignozzi, avvocato di Milano che abbandonò codici e toghe per amore di vigne e botti. Nel 2008 Cignozzi dota i suoi filari di altoparlanti: quando non
li accende per trasmettere melodia lui stesso suona con la fisarmonica. L’iniziale sconcerto e palese ilarità di amici e colleghi si trasforma in interesse quando la sua tenuta, il
Paradiso di Frassina in Val D’Orcia, Toscana, migliora quantità e qualità del Brunello prodotto.
Il “Sistema Cignozzi” viene così esaminato da una ricerca dell’Università di Firenze (sezione Facoltà di Agraria) e dell’Università di Pisa. Secondo gli studiosi, le
piante di Sangiovese esposte alle creazioni di Vivaldi e colleghi hanno ottenuto diversi bonus. In particolare, sono cresciute più del normale (+50%), mostravano l’assenza di parassiti
e una maturazione precoce dei grappoli.
Il legame tra note e vegetali è così intrigante che ad esso l’Università di Firenze ha dedicato un progetto personalizzato, “Suono&Vigna”.
Se la scienza procede con i piedi di piombo, l’economia corre senza esitazione. Che sia vero beneficio o puro e semplice marketing, il vino “sonoro” si vende meglio: ci sono già
richieste di orchestre per un vino con il proprio timbro musicale.
FONTE: Bernhard Ichner, “Mozart macht den Wein besse”, Kurier, 31.12.2010
Matteo Clerici
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