Made in Italy: i contadini si trasformano in broker per la pasta tricolore

5 Luglio 2010
Per combattere le speculazioni e garantire l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane italiano è stata costituita la piu’ grande società di europea di trading dei
cereali di proprietà degli agricoltori. Lo ha annunciato nel corso dell’Assemblea della Coldiretti il presidente nazionale Sergio Marini nel sottolineare che la nuova società
avrà il compito di gestire oltre 20 milioni di quintali di prodotto tra grano duro destinato alla produzione di pasta, grano tenero per il pane, girasole e soia, esclusivamente di
origine italiana e garantiti non ogm.
La società denominata “Filiera Agricola Italiana” è partecipata da 18 Consorzi Agrari, 4 cooperative, 2 organizzazioni dei produttori, una società di servizi di Legacoop e
Consorzi Agrari d’Italia ed avrà il compito di gestire la contrattualistica nella coltivazione e nella commercializzazione dei seminativi prodotti in tutto il paese. Si tratta di una
iniziativa per salvare la produzione Made in Italy di pane e pasta dove si stima che – ha ricordato Marini – almeno un pacchetto su tre sia fatto con grano importato senza alcuna indicazione in
etichetta. L’obiettivo della società – ha continuato Marini – è quello di combattere le speculazioni che hanno portato il prezzo del grano negli ultimi tre anni ad oscillazioni
del 200 per cento, con effetti sui cittadini e sulle imprese agricole che rischiano oggi di chiudere, con il pericoloso abbandono di terre fertili che mette in forse per il futuro scorte
alimentari strategiche.
Il prezzo del pane – continua la Coldiretti – ha continuato ininterrottamente ad aumentare anche nel primo trimestre 2010 del 2,1 per cento nonostante si sia verificato una crollo del prezzo
del grano tenero del 7,1 per cento nello stesso arco di tempo. Oggi ha precisato la Coldiretti – un chilo di grano è venduto, su valori simili a quelli di venti anni fa, al prezzo
di circa 16 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,65 euro al chilo, con un ricarico del 1500 per cento
C’è margine da recuperare – ha concluso la Coldiretti – per garantire una giusto compenso agli agricoltori ed evitare la scomparsa delle coltivazioni di grano duro Made in Italy con
interventi per garantire una maggiore trasparenza di filiera a partire dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato ed evitare che venga spacciato come italiano quello
importato da Turchia, Kazakistan o altri paesi.
Coldiretti.it
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