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Lavoro nero in aumento: il 5% dichiara una retribuzione fuori busta

By Redazione

“L’economia sommersa pregiudica il finanziamento dei sistemi di sicurezza sociale, ostacola buone politiche economiche e può comportare un dumping sociale”, così il commissario
europeo per l’occupazione Vladimir Spidla ha commentato i dati diffusi da Eurobarometro che segnalano un aumento nella Ue del lavoro nero e sommerso.

L’indagine Eurobarometro, in particolare, evidenzia che la maggiore presenza di lavoro non dichiarato si colloca nell’Europa meridionale ed orientale, mentre, nella Ue, in media il 5% dei
lavoratori ammette essere retribuito ‘fuori busta’. Questa percentuale, però, subisce delle variazioni a seconda degli Stati, passando dal 3% della maggior parte dei Paesi continentali,
nel Regno Unito e in Irlanda, ad oltre il 10% in alcuni Paesi dell’Europa centrale e orientale.
Secondo i dati diffusi da Eurobarometro, i più colpiti dal lavoro irregolare sono gli studenti, i disoccupati ed i lavoratori autonomi, soprattutto nei settori dell’edilizia e dei
servizi alle famiglie. Un’altra curiosità rilevante è che la percezione del rischio di essere scoperti è direttamente proporzionale alla possibilità di esserlo:
coloro che ritengono tale rischio esiguo, infatti, hanno maggiori probabilità di lavorare in nero.
Spidla ha evidenziato che «nessun segnale consente di concludere che tale fenomeno sia in diminuzione”: “Al contrario, in taluni settori e in talune forme di lavoro esso sembra crescere –
ha continuato il commissario – Sebbene in contesti nazionali siano state intraprese iniziative riuscite di lotta contro il lavoro non dichiarato, occorre intensificare il nostro approccio e
agire in modo più decisivo in tutta l’UE”.
La crescita del lavoro nero, secondo Spidla, si spiega con l’aumento della pressione fiscale e dei contributi da versare alla previdenza sociale, con gli oneri amministrativi “non
indifferenti”, ma anche con le “tendenze crescenti verso il subappalto e il falso lavoro indipendente”.

Le proposte della Commissione Europea
La Commissione ha elaborato una serie di proposte la cui attuazione consentirebbe di ridurre il fenomeno del lavoro non dichiarato:
– ridurre ulteriormente l’imposizione fiscale sul lavoro e diminuire l’onere amministrativo nel contesto della strategia dell’UE per l’occupazione e la crescita;
– riesaminare, da parte degli Stati membri, le disposizioni transitorie il più presto possibile e comunque prima del passaggio alla fase successiva all’inizio del 2009. Tenuto conto
della contrazione del mercato del lavoro in taluni Stati membri, le disposizioni che limitano la mobilità dei lavoratori dei nuovi Stati membri costituiscono un esempio tipico di gravami
amministrativi;
– facilitare gli scambi delle prassi ottimali, una valutazione più sistematica delle politiche e una migliore quantificazione del lavoro non dichiarato nel quadro del nuovo programma
PROGRESS dell’UE;
– esaminare la possibilità di predisporre una piattaforma europea di cooperazione tra gli ispettorati del lavoro e altre istanze responsabili dell’applicazione della legge;
– tener conto dei problemi connessi al lavoro non dichiarato nei principi comuni di flessicurezza attualmente elaborati;
– associare attivamente i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro alla lotta contro il lavoro non dichiarato.

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