La riforma OCM ortofrutta per le Marche
26 Ottobre 2007
Ancona, 25 Ottobre 2007 – Buoni risultati per l’orticoltura marchigiana ottenuti in sede di Conferenza Stato Regioni. Sono stati infatti approvati importanti decreti per l’applicazione
della riforma dell’Organizzazione Comune dei Mercati dell’ortofrutta, varata dal Consiglio Europeo nel giugno scorso.
Per le Marche, in particolare, sarà possibile coltivare le orticole da industria (pisello e spinacio) sulle superfici che beneficiano dell’RPU o Premio Unico della PAC (Politica Agricola
Comunitaria), una modalità di sostegno diretto al reddito degli agricoltori.
«Le organizzazioni dei produttori – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Petrini – sanno come è stato ed è difficile trovare superfici da investire a
orticole, da destinare alla trasformazione, che hanno una produzione lorda vendibile vicina a quella delle grandi colture e che quindi non possono permettersi di perdere l’aiuto PAC. Il
pericolo era rappresentato soprattutto dalla possibilità che lo Stato italiano decidesse di prorogare il divieto di coltivazione delle produzioni ortofrutticole sulle superfici che
godono dell’RPU fino al 31 dicembre 2010. Il decreto era già stato proposto in tal senso e la situazione avrebbe messo in ginocchio la nostra orticoltura e le industrie che trasformano
il prodotto, per lo più gestite dalle organizzazioni dei produttori».
L’assessore Petrini, sia nei tavoli istituzionali fra gli assessori regionali, sia con il Governo stesso, ha sostenuto fortemente la liberalizzazione delle superfici per le colture orticole,
proponendo diverse soluzioni, «consapevole – come ha specificato – dell’importanza strategica che rappresenta per il nostro comparto, soprattutto oggi, in una situazione di mercato che
registra eccezionali prezzi al quintale per i cereali, che hanno come conseguenza diretta una forte concorrenza con tutte le altre colture che vanno ad occupare superfici a seminativo».
Va ricordato che la coltura del pisello da industria viene oggi attuata per oltre il 50% della produzione italiana nelle Marche e sempre nella regione viene lavorata la maggior parte del
prodotto surgelato, di grande qualità e apprezzato in tutta Europa.
La Francia e la Spagna, d’altro canto, forti concorrenti sui mercati dell’orticoltura da industria, hanno deciso di non avvalersi della proroga ed hanno pertanto liberalizzato tutte le
superfici. «Una decisione restrittiva da parte dell’Italia – afferma Petrini – avrebbe ancor più condizionato i mercati del surgelato, con conseguente perdite di quote che
sicuramente non si sarebbero recuperate nel lontano 2011».
«Riteniamo – conclude l’assessore – che ora tutte le organizzazioni dei produttori delle Marche possono avere un’arma in più per affrontare una situazione di mercato che rimane
ancora difficile, derivante innanzitutto dallo strapotere della grande distribuzione che impone i propri prezzi soffocando i produttori. Alle produzioni marchigiane viene però
riconosciuta una qualità superiore, derivata dall’esperienza e dal clima favorevole che, speriamo, le organizzazioni commerciali sappiano valorizzare e riportare quale valore aggiunto ai
nostri produttori».
L’altro decreto di applicazione della riforma di interesse per le Marche riguarda il cosiddetto «disaccoppiamento parziale» del pomodoro. I contributi comunitari per la metà
del loro importo continueranno ad andare a coloro che coltivano pomodoro, a garanzia delle industrie di trasformazione che con il disaccoppiamento totale avrebbero potuto non avere più
il prodotto da lavorare.